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Droni a Trapani Birgi per le prossime guerre degli Emiri

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Dal 5 luglio, le industrie militari internazionali Piaggio Aerospace e Leonardo-Finmeccanica, con la collaborazione dell’Aeronautica militare italiana, hanno ripreso nell’aeroporto “Cesare Toschi” di Trapani-Birgi  i voli sperimentali del prototipo di drone da guerra P.1HH Hammerhead. L’annuncio è stato fatto dai manager di Piaggio che però non hanno specificato come e sino a quando proseguiranno i test nei prossimi mesi. Recentemente è però stata emessa una notificazione (NOTAM B2914) ai piloti di aeromobili in transito dallo scalo trapanese che annuncia la possibilità di ritardi nelle operazioni di decollo e atterraggio a Birgi “per le attività di velivoli militari UAV senza pilota”, nel periodo compreso tra l’11 giugno e il 30 settembre 2017, cioè proprio nei mesi in cui è maggiore il traffico aereo passeggeri nell’importante scalo siciliano. Proprio a Trapani Birgi, “al fine di garantire il mantenimento dei massimi livelli di sicurezza”, l’Aeronautica italiana effettuerà in autunno lavori di “manutenzione straordinaria sulla pista di volo”, con la conseguente sospensione di tutti i collegamenti aerei da lunedì 6 novembre a lunedì 11 dicembre 2017.
I voli sperimentali dei droni Hammerhead sono ripresi dopo un’interruzione di 13 mesi a seguito del grave incidente verificatosi nella tarda mattinata del 31 maggio 2016, quando un prototipo del velivolo è precipitato in mare a 5 miglia a nord dell’isola di Levanzo (Egadi), una ventina di minuti dopo essere decollato da Birgi. Tra le ipotesi dell’incidente più accreditate, il non funzionamento dei sistemi di controllo volo a distanza. Il 19 marzo 2015, un alto velivolo sperimentale P.1HHera uscito fuori pista durante le prove di rullaggio, causando la temporanea chiusura per motivi di sicurezza dell’aeroporto trapanese e il dirottamento dei voli sullo scalo di Palermo - Punta Raisi. Le prove sperimentali dei droni hanno causato altri gravi disagi al traffico aereo, come rilevato dal personale delle compagnie che operano da Birgi.
I manager di Piaggio Aerospace fanno sapere che la nuova campagna di test nello scalo siciliano è stata avviata in vista della consegna dei droni di guerra alle forze armate degli Emirati Arabi, prevista nel 2018. Il contratto del valore di 316 milioni di euro tra l’industria aerospaziale e ADASI (Abu Dhabi Autonomous Systems Investments) è stato firmato nel marzo 2016 e include il trasferimento di otto velivoli a pilotaggio remoto, forniti di telecamere EO/IR (Electro-Optical Infra-Red), radar e sistemi di comunicazione avanzati. Il contratto comprende anche il supporto logistico integrato e l’addestramento alle operazioni di volo da parte dei tecnici dell’azienda produttrice. Lo scorso anno un prototipo del drone ha raggiunto gli Emirati a bordo di un aereo da trasporto Ilyushin 76, decollato da Trapani Birgi proprio alla vigilia dell’incidente al largo dell’isola di Levanzo.
Nel 2015, Piaggio ha pure annunciato la vendita di tre sistemi P.1HH Hammerhead (sei droni più tre stazioni terrestri) all’Aeronautica militare italiana, ma sino ad oggi il contratto non sarebbe stato formalizzato. Un anno fa circa, in occasione della fiera internazionale aerospaziale “Farnborough Air Show” di Londra, i manager dell’industria hanno ammesso che la consegna dei velivoli alle forze armate italiane potrebbe registrare ritardi proprio a seguito dell’incidente verificatosi alle Egadi.
I velivoli vengono testati a Trapani Birgi dal novembre 2013 da un team civile-militare composto da tecnici di Piaggio Aerospace, Leonardo-Finmeccanica e dell’Aeronautica. Oltre che in Sicilia occidentale, i nuovi droni utilizzano anche l’aeroporto sardo di Decimomannu e i poligoni di Capo San Lorenzo e Perdasdefogu per lo sganciamento di bombe da 250 libbre a guida laser ed infrarosso.
Il P.1HH Hammerhead è il primo velivolo a pilotaggio remoto della tipologia MALE (Medium Altitude Long Endurance) progettato e costruito interamente in Italia. Il drone può raggiungere la quota di 13.700 metri e volare ininterrottamente per 16 ore, ad una velocità massima di 730 km/h. Ogni singolo sistema Hammerheadè composto da due aerei a pilotaggio remoto (Uav, Unmanned Aerial Vehicle), un Ground Control Station e da sistemi integrati di navigazione e missione. “Il drone è stato progettato per missioni di pattugliamento, sorveglianza, ricognizione, acquisizione e analisi dati e per rispondere alle più diverse minacce: dagli attacchi terroristici fino alla lotta all’immigrazione clandestina, alla protezione delle zone economiche esclusive, dei siti e delle infrastrutture critiche, ecc.”, spiegano i manager di Piaggio. “Le apparecchiature montate sul P.1HH lo rendono idoneo per la sorveglianza dei confini e di spazi aperti, ma anche per l’individuazione di specifici obiettivi, e per il monitoraggio ambientale di zone disastrate da catastrofi”. Il drone può tuttavia essere convertito in uno spietato sistema-killer in quanto i radar e i visori a raggi infrarossi prodotti da Selex ES (Leonardo-Finmeccanica) gli consentono d’individuare l’obiettivo, anche in movimento, e di fornire le coordinate per l’attacco aereo o terrestre con missili e bombe a guida di precisione (il velivolo stesso può trasportare sino a 500 kg di armamenti).
L’ex industria italiana Piaggio Aerospace è stata interamente acquisita da Mubadala Development Company, la società di investimenti del governo di Abu Dhabi che è oggi una dei partner strategici del colosso statunitense Lockheed Martin (noto in Italia per essere il produttore dei cacciabombardieri di ultima generazione F-35 e del sistema di telecomunicazioni satellitari MUOS). Fondata nel 2002 per diversificare le attività economiche, finanziarie e industriali dell’Emirato, la Mubadala Development Company è presieduta dallo sceicco Mohamed Bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario di Abu Dhabi e vicecomandante supremo delle forze armate.

Mafia a Messina, Operazione Beta e l’oscuro affaire delle Case popolari del Comune a Fondo Fucile

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Il lungo capitolo dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla DDA di Messina nell’ambito della cosiddetta operazione antimafia “Beta” e dedicata all’affaire del gruppo Romeo-Grasso relativo alla vendita al Comune di Messina di numerosi alloggi popolari al fine di “risanare” la baraccopoli di Fondo Fucile (pagg. 423-463) presenta alcuni passaggi particolarmente inquietanti, su cui riteniamo sia necessaria da parte del’Amministrazione comunale chiarire nelle sedi istituzionali il modus dell’assessorato competente (l’assessore De Cola, bisogna dirlo con chiarezza, non risulta essere indagatonella vicenda.
In particolare a pag. 429, gli inquirenti nel sottolineare che con delibera di Giunta n. 263 dell’11 aprile 2014, il Comune di Messina aveva deciso di prorogare il termine di presentazione delle offerte per l’acquisto di alloggi a Fondo Fucile (con la motivazione che “i soggetti interessati, hanno anche fatto rilevare la ristrettezza dei tempi concessi, a poter produrre tutta la documentazione richiesta entro il 15 aprile, termine ultimo previsto per la presentazione delle offerte, pertanto uno slittamento dello stesso”), affermano testualmente che “APPARE GRAVE E PECULIARE IL DOVER RILEVARE QUANTI PROVVEDIMENTI IRREGOLARI, ILLECITI, STRUMENTALI, SI COLGONO IN UN SOLO APPALTO”. Da quanto sopra, parrebbe che il giudizio di “irregolarità” e “illegittimità” venga espresso proprio sulla delibera di proroga della Giunta comunale.
Ancora più grave e sempre di non facile lettura è quanto riportato nell’ordinanza a pag. 459. Riportiamo integralmente il passaggio proprio per non incorrere in imprecisioni che capovolgano il senso dell’analisi impietosa degli inquirenti sulla borghesia mafiosa peloritana.
“La esposizione delle prove di cui in richiesta, si riporta perché propone direttamente le prove e si condivide, come da tecnica motivazionale sempre usata nel procedimento in caso di condivisione con la informativa, registrando ogni aspetto. valutativo del giudice.
Nella specie, come in altre, la lettura appare però alquanto carente. Da Cucinotta, a stare alle intercettazioni, si passa alla telefonata diretta al Grasso del De Cola, soggetto che palesemente il Romeo non vorrebbe menzionato e vi è da due associati un raccordo di tale telefonata ai “favori” fatti al Cucinotta. E’ un passaggio inesplorato e il Cucinotta paga solo, ma la nuova mafia, che si può ritenere nota nell’ambiente (telefonando a Grasso si telefona a Romeo, ad un mafioso, e aggiudicando alle loro ditte la stessa cosa, si aggiudica ai mafiosi) non ha appoggi, del mondo di sopra, solo singoli. sarebbe del resto illogico  e metodo di lettura depistante. I mondi si incontrano con mille facce, ritenere un corrotto o un complice singolo e spuntato dal nulla è effettuare una ricostruzione prossima all’inverosimile. E anche la lettura della corruzione, come singolo pagamento di una somma di denaro al funzionario corrotto è mera ipotesi di scuola, i rapporti crescono, si sistemano i figli e parenti, certo a 500 euro o magari a 100.000 dollalri secondo i livelli, e, cosa più grave, ci si compenetra nella capacità di forza dell’associazione, i favori contro altri che alla fine consentono di dire quel “noi” che non è a mettere un cappello su una testa che non vuole essere calzata ma una adesione a soggetti e metodi associativi che vale il vecchio giuramento col santino, il sangue e la “punciuta”. E i rapporti con architetti, impiegati sotto i cavalli e forze dell’ordine lievitano”.

Articolo pubblicato con Enrico Di Giacomo in Stampa libera, l’11 luglio 2017, http://www.stampalibera.it/2017/07/11/si-faccia-al-piu-presto-chiarezza-mafia-a-messina-operazione-beta-e-loscuro-affaire-delle-case-popolari-del-comune-a-fondo-fucile/

Operazione antimafia Beta. Dagli alloggi di Fondo Fucile al Centro Commerciale di Via La Farina, il presunto pressing criminale sugli uffici del Comune di Messina

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Silenzio, silenzio, silenzio. A Palazzo Zanca nessuno è disponibile a rilasciare una sola parola su uno degli stralci più controversi dell’ordinanza di custodia cautelare della DDA di Messina relativa all’operazione antimafia Beta che ha colpito i “presunti” uomini-guida della cellula criminale messinese strettamente legata alla famiglia di Cosa nostra dei Santapaola. L’indagine ha rivelato tra l’altro il tentativo del gruppo Romeo-Grasso di vendere al Comune di Messina alcuni alloggi popolari nell’ambito del progetto di “risanamento” della baraccopoli di Fondo Fucile (primavera-estate 2014), operazione portava avanti, secondo l’accusa, grazie alla collaborazione dell’ingegnere Raffaele Cucinotta, al tempo direttore di sezione tecnica della Ripartizione Urbanistica del Comune (nonché Responsabile del procedimento e co-progettista per la redazione della Variante parziale al P.R.G. di tutela ambientale). 
Dopo aver ricostruito i contorni più torbidi dell’affaire, i magistrati messinesi annotano amaramente che “da Cucinotta, a stare alle intercettazioni, si passa alla telefonata diretta al Grasso del De Cola, soggetto che palesemente il Romeo non vorrebbe menzionato e vi è da due associati un raccordo di tale telefonata ai “favori” fatti al Cucinotta”. Stando alle intercettazioni del ROS dei Carabinieri, cioè, nei mesi caldi in cui si espletava la gara per l’individuazione dei possibili venditori d’immobili al Comune, l’assessore all’urbanistica-ingegnere Sergio De Cola (comunque non indagato nell’inchiestaBeta) si sarebbe messo in contatto con il chiacchierato imprenditore edile Biagio Grasso, uno dei concorrenti al bando di gara comunale per nome e per conto di Vincenzo e Francesco Romeo, ritenuti i “promotori” dell’associazione mafiosa legata ai Santapaola.“Da Cucinotta, a stare alle intercettazioni, si passa alla telefonata diretta al Grasso del De Cola, soggetto che palesemente il Romeo non vorrebbe menzionato e vi è da due associati un raccordo di tale telefonata ai “favori” fatti al Cucinotta”, riportano i magistrati messinesi nell’ordinanza Beta. “E’ un passaggio inesplorato e il Cucinotta paga solo, ma la nuova mafia, che si può ritenere nota nell’ambiente (telefonando a Grasso si telefona a Romeo, ad un mafioso, e aggiudicando alle loro ditte la stessa cosa, si aggiudica ai mafiosi) non ha appoggi, del mondo di sopra, solo singoli. Sarebbe del resto illogico  e metodo di lettura depistante. I mondi si incontrano con mille facce, ritenere un corrotto o un complice singolo e spuntato dal nulla è effettuare una ricostruzione prossima all’inverosimile”.
L’assessore De Cola non ha ritenuto doveroso fornire elementi utili a chiarire i contorni ancora del tutto controversi della vicenda. “Non ricordo il nome della ditta né il nome di questo signore”, ha risposto al quotidiano la Repubblica.“Potrei pure averlo chiamato ma ignorando di chi si trattasse, non ricordo invece un ruolo di Cucinotta nel bando”.
Il dirigente Raffaele Cucinotta, braccio destro di Sergio De Cola nei procedimenti più importanti dell’assessorato all’Urbanistica sino al suo trasferimento a Milazzo a fine 2016 (la variante al PRG comunale in primis), secondo i giudici, quale funzionario del Comune, avrebbe compiuto “atti contrari ai doveri d’ufficio, e al fine di realizzare la condotta di turbata libertà degli incanti o comunque per favorire la ditta privata XP Immobiliare Srl nei rapporti con l’Amministrazione pubblica, anche a danno dei concorrenti – ovvero per evitare l’esclusione dalla gara pur in presenza di presupposti che ne mettevano a rischio la valida partecipazione (impegnandosi affinché non venisse rilevata la circostanza che l’immobile edificato non ricadeva su particelle di intera proprietà della ditta costruttrice)”. Sempre secondo i giudici, il Cucinotta avrebbe ricevuto quale corrispettivo “dazioni in denaro, utilità economiche quali l’assunzione di Giacomo D’Arrigo e Antonina D’Arrigo presso le aziende di Biagio Grasso e di Vincenzo Romeo, e la disponibilità da parte degli stessi – gestori di fatto e dunque interessati alla predetta XP – ad intervenire nelle vicende relative alla cooperativa edilizia cui lo stesso Cucinotta e la moglie erano interessati”.  
In particolare, secondo quanto accertato nel corso di un’intercettazione ambientale dei ROS, il 13 aprile 2014 emergevano “numerosi contatti diretti” tra l’imprenditore Grasso e Cucinotta, nel corso dei quali il dipendente comunale forniva le rassicurazioni sull’avvenuto spostamento del termine della presentazione delle offerte per l’acquisto degli alloggi a Fondo Fucile, com’era nelle speranze del gruppo criminale Romeo-Grasso. Con delibera di Giunta n. 263 dell’11 aprile 2014, il Comune di Messina aveva deciso infatti di prorogare il termine di presentazione delle offerte, con la motivazione che “i soggetti interessati, hanno anche fatto rilevare la ristrettezza dei tempi concessi, a poter produrre tutta la documentazione richiesta entro il 15 aprile, termine ultimo previsto per la presentazione delle offerte, pertanto uno slittamento dello stesso”. Un provvedimento amministrativo che è stato duramente stigmatizzato dalla Procura della Repubblica di Messina. “Appare grave e peculiare il dover rilevare quanti provvedimenti irregolari, illeciti, strumentali, si colgono in un solo appalto”, si legge nell’ordinanza.
Secondo quanto accertato dalla Procura, il successivo 17 aprile, Grasso, Cucinotta e il piccolo imprenditore Stefano Barbera (originario di Rometta ed ex autista del boss di Camaro, Carmelo Ventura) s’incontrano negli uffici della XP Immobiliare. “Si comprende l’esito dell’affare e si ha la conferma dell’incontro avvenuto tra Grasso e l’Assessore De Cola”, annotano i magistrati. Non solo una telefonata, dunque, ma anche un incontro tra questi ultimi due.
Il 14 maggio, l’amministratore unico della RD Costruzioni, Giuseppe Amenta, la società prescelta dal gruppo Romeo-Grasso per gli alloggi al Comune, presentava l’offerta di vendita di un complesso immobiliare in corso di costruzione costituito da 24 unità, sito in via G. Ghinigò, Villaggio Aldisio. Due mesi e mezzo più tardi, con lettera indirizzata al Dipartimento politiche per la casa, l’amministratrice del “Parco delle Felci Srl”, Silvia Gentile, riferiva che la propria azienda aveva rilevato il ramo della RD Costruzioni e diveniva subentrante nell’offerta di alloggi dell’area di Fondo Fucile. Intanto il Comune di Messina affidava all’architetto Salvatore Parlato il compito di verificare il rispetto dei requisiti previsti dal bando di gara per gli immobili della “parco delle Felci”. Il 27 agosto veniva registrata una conversazione, nel corso della quale Stefano Barbera faceva presente a Vincenzo Romeo della necessità “come riferitogli da parte di Raffaele Cucinotta”, di avvicinare l’architetto Parlato. Qualche giorno dopo, il 3 settembre, Romeo e Barbera si rincontravano e nel corso del dialogo i due riprendevano l’argomento Fondo Fucile. In particolare Romeo “evidenziava di avere già avvicinato il Parlato ma che lo dovrà rincontrare, e lasciava quindi intendere del  buon esito del procedimento a seguito di un pagamento”. “Il fatto resta esterno alle contestazioni, ma la gravità e indubbia”, annota la Procura.
A poco meno di due settimane della precedente conversazione, Vincenzo Romeo e Stefano Barbera s’incontravano ancora una volta e quest’ultimo raccontava quanto accaduto la sera precedente all’interno degli uffici dell’Urbanistica ove lavorava Cucinotta. “Questo giudice ritiene di estrema gravità che il Romeo riprenda il Barbera perché aveva fatto, in una telefonata, cenno all’Assessore De Cola; il dato è più che inquietate, grave”, si legge nell’ordinanza Beta. Inizialmente, infatti, il Romeo aveva ripreso il proprio interlocutore, poiché nel corso della conversazione telefonica precedente il Barbera aveva fatto cenno all’assessore all’Urbanistica. “Quindi il Barbera raccontava del litigio al quale aveva assistito, in particolare riferiva che l’Assessore, presumibilmente De Cola, aveva ripreso l’architetto Parlato poiché ancora non aveva preparato i preliminari con i proprietari delle abitazioni che dovevano essere acquistati da parte del Comune. Quindi il Barbera aggiunge che la sera precedente alla conversazione, il Parlato aveva comunicato, presumibilmente tramite il Cucinotta, di riferire all’amico loro, inteso Vincenzo Romeo, che era tutto sistemato”.
Le intercettazioni eseguite dai ROS hanno evidenziato anche “numerosi contatti” tra Biagio Grasso e l’architetto Parlato. I due, in particolare, si davano appuntamento a Fondo Fucile per effettuare il sopralluogo al cantiere il 24 luglio 2014, così come all’interno degli Uffici dell’Urbanistica ove prestavano servizio sia il Parlato che il Cucinotta. Il 31 ottobre si registrava l’ennesimo colpo di scena nella gestione interna della società proponente: Antonio Amato notificava al Comune il cambio dell’amministratore della Parco delle Felci Srl, nonché il trasferimento della sede sociale presso lo studio dell’avvocato Fichera di Catania. Sei giorni più tardi, il Dipartimento politiche della casa del Comune di Messina stilava la graduatoria delle ditte partecipanti alla vendita degli alloggi, tra cui compariva proprio la “Parco delle Felci”, complesso edilizio ancora in fase di ultimazione e la cui data finale dei lavori era prevista per il successivo 30 novembre. “Ne deriva quindi che la collaborazione illecita del Cucinotta, e non evidente di altri, aveva sortito i suoi effetti non solo, sulla turbata libertà degli incanti ma, anche, sul raggiungimento dell’obiettivo perseguito dal sodalizio anche se ridimensionato in termini quantitativi”, scrivono gli inquirenti. Una valutazione ben diversa da quanto affermato invece dall’amministrazione Accorinti-De Cola nel comunicato ufficiale emesso subito dopo l’operazione antimafia Beta. “Il tentativo di lucrare su un bando è abortito sul nascere, grazie principalmente a due fatti: la Giunta ha deciso di non seguire l’iter precedentemente definito che individuava un unico soggetto per l’acquisto degli alloggi, ma di rivolgersi all’ampia platea del libero mercato, consentendo l’acquisto di alloggi da più soggetti; in secondo luogo, a tutela dell’interesse pubblico, si è realizzata una vera competizione, offrendo prezzi non compatibili con le speculazioni”, spiegava l’Amministrazione. “Di fonte a ciò il gruppo mafioso che aveva odorato profumo di affari si è ritirato prima ancora che il verminaio venisse scoperchiato”. La graduatoria finale degli alloggi privati riservati al “risanamento” di Fondo Fucile, resa pubblica il 10 novembre 2014, riportava in ordine i complessi prescelti: quelli già realizzati e dotati di abitabilità Effe D. Costruzioni (12 alloggi), Tuttedil Srl (4) e Siracusano Felice and C. (7) e poi i “complessi in fase di ultimazione” Parco delle Felci (alloggi 12A+12B) e Anfa Costruzioni Srl (11). Nessuna “fuga” del gruppo Romeo-Grasso, dunque. Tutt’altro.
Ma nell’inchiesta Beta, il nome dell’ingegnere-assessore compare anche nelle intercettazioni dei sodali del gruppo criminale peloritano che si dicevano interessati alla realizzazione di un Centro commerciale a Messina. In particolare, nel mese di giugno 2014 si erano intensificati i rapporti tra Biagio Grasso e il noto professionista Pasquale La Spina, architetto e progettista di complessi residenziali, centri commerciali, porti e porticcioli, ecc.. Così il 25 giugno, il costruttore Grasso si rendeva disponibile ad accompagnare il La Spina in visita a Catania alla sede della società di costruzioni Tecnis Spa del gruppo Costanzo-Bosco, successivamente sottoposta a procedimento di sequestro dei beni e del capitale azionario perché sospettata di essere stata oggetto d’infiltrazione da parte del clan Santapaola. Il giorno successivo Biagio Grasso s’incontrava con Vincenzo Romeo presso l’ufficio di Viale Boccetta e riferiva a quest’ultimo in tono adirato che il motivo del viaggio a Catania insieme al La Spina, indicato nell’occasione col nome soprannome di Boccone, era da ricondurre all’interesse dello stesso architetto di far entrare la Tecnis in “un’altra speculazione edilizia che anche gli indagati stavano cercando di realizzare”, afferente alla realizzazione di un centro commerciale in Via La Farina. “Vi era la sensazione da parte degli interlocutori, quindi, che lo stesso soggetto stesse cercando di estrometterli e di approfittare del loro rapporto privilegiato con il Comune di Messina anche in ragione della riferita attenzione degli organi inquirenti nei loro confronti”, scrive la Procura. “Arrivo là ieri, mi sono permesso di portare il mio amico - racconta Grasso a Romeo - che era quello che doveva portare la cubatura, cioè io parlo con l’Assessore per fare l’accordo con noi … giusto che ci dice presenta la pratica perché mi dice mi piace il progetto e sto pezzo di fango già aveva fatto tutta l’operazione di nuovo, quindi ha verificato se noi realmente con l’amministrazione eravamo d’accordo, quando si è reso conto che l’accordo era con noi e che quello non c’entrava un cazzo, in qualche maniera ha dovuto fare per entrare nell’operazione”. “Ma che c’entra Boccone in questa storia?”,domandava Romeo. “No tutto Boccone … non c’entra … Bosco si è messo a disposizione (…) gli ho detto guardi che il rapporto con l’Amministrazione è nostro perché con questa cosa ci lavoriamo sei mesi poi la cubatura si è deciso di non portarla più là perché si è trovata un’altra soluzione … insomma fatto sta … al ritorno … al ritorno … gli ho detto architetto io questa cosa che gli avevo detto ad Enzo finisce a bordello … primo perché .. fottuto di Enzo , secondo è partito perché mi ha spostato la cubatura, terzo … terzo … abbiamo lavorato su questa cosa e, quarto, lei si affaccia con l’ingegnere De Cola con altre persone … no, ma io, ma sai. non per principio io su questa cosa ho lavorato che vuole dire voi altri avete lavorato, pure voi però non possiamo sbagliare con questo, sai con quegli aloni che c’erano a Messina … Borella … Antimafia … gli ho detto Architetto su questa cosa non mi dovete rompere i coglioni assolutamente quindi leviamocela completamente dalla testa perché se no l’operazione noi ce la presentiamo da soli”.


Articolo pubblicato in Stampa libera il 14 luglio 2017, http://www.stampalibera.it/2017/07/14/linchiesta-operazione-antimafia-beta-dagli-alloggi-di-fondo-fucile-al-centro-commerciale-di-via-la-farina-il-presunto-pressing-criminale-sugli-uffici-del-comune-di-messina/ 

Bando alloggi Fondo Fucile. Quello che il Dipartimento Politiche della Casa del Comune di Messina non è riuscito a vedere...

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Emergono nuovi particolari sulla gara per l’acquisto di alcuni alloggi di edilizia popolare in vista del “risanamento” della baraccopoli di Fondo Fucile di Messina, oggi al centro di uno dei filoni d’inchiesta della DDA di Messina sugli affari del gruppo criminale-mafioso dei Romeo-Santapaola.
La graduatoria sulle offerte acquisto alloggi, approvata e pubblicata sui media il 10 novembre 2014 dal Dipartimento Politiche della Casa del Comune di Messina con la firma in calce della dirigente architetta Maria Canale e dell’assessore all’Urbanistica ingegnere Sergio de Cola, vedeva ai primi posti alla Categoria A (Complessi già realizzati e dotati di agibilità), in ordine, la Effe D. Costruzioni Srl (12 alloggi); la Tuttedil Srl (4); la Siracusano Felice & C. (7); alla categoria B (Complessi in fase di ultimazione entro il 30.11.2014) la “Parco delle Felci Srl (12 alloggi + 12) – si tratta della società sotto indagine dei magistrati peloritani perché ritenuta nell’orbita della “famiglia” Romeo e del costruttore Biagio Grasso -; ANFA Costruzioni Srl (11); infine la Categoria C con gli alloggi singoli dotati di abitabilità (complessivamente 32 abitazioni).
La graduatoria veniva formalmente approvata con Determina dirigenziale n. 67 del 28/11/2014 dello stesso Dipartimento della casa, mentre il bando ricognitivo veniva approvato con delibera del Comune di Messina n. 1037 del 16/12/2014.
Subito dopo la pubblicazione dell’esito della gara, alcuni proprietari degli immobili segnalarono inutilmente alcune anomalie nell’iter del bando e successivamente, l’avvocato Carmelo Briguglio, per conto degli stessi, con note del 2 marzo 2015 e dell’1 aprile 2015, denunciava “delle irregolarità nella documentazione in possesso del Comune di Messina, relativamente ai requisiti degli alloggi previsti nel bando” e diffidava lo stesso “a porre in essere ogni atto propedeutico ed essenziale teso ad annullare in autotutela l’aggiudicazione ritenuta illegittima pronunciata nei confronti di alcune ditte vincitrici e inserite in graduatoria”. Lo stesso legale inviava copia delle note all’Assessorato Regionale delle Infrastrutture, chiedendo di “procedere alla revoca del finanziamento eventualmente erogato in favore delle ditte segnalate”. La Regione decideva pertanto di nominare un’apposita Commissione interna ispettiva che con nota n. 46212 del 21 settembre 2015 formalizzava le proprie conclusioni. Nello specifico, secondo quanto comunicato il successivo 11 novembre dall’Assessorato Regionale direttamente Sindaco di Comune di Messina Renato Accorinti e alla dirigente Maria Canale, la Commissione aveva rilevato come la Effe D. Costruzioni Srl di Messina non avesse presentato la necessaria dichiarazione del possesso di regolare certificazione di abilità, limitandosi a dichiarare che “gli alloggi saranno dotati alla stipula dell’atto di vendita di tutti i requisiti fondamentali ed in particolare del certificato di abitabilità” e ciò nonostante – da certificazione - gli appartamenti risultassero già ultimati. Identici rilievi venivano fatti dalla Commissione ispettiva regionale contro un’altra società inserita tra le vincitrici della Categoria A, la Tuttedil Srl.
Veniva altresì censurata la ANFA Costruzioni Srl: “la ditta dichiara che gli immobili offerti sono stati edificati in conformità allo strumento urbanistico ed alle norme in materia di edilizia e sicurezza; in tale fattispecie secondo il punto 6.11, essa doveva presentare in luogo dell’abitabilità copia della richiesta avanzata al Comune da almeno 30 gg, a norma della Legge Regionale n. 17/1994”. Inoltre, rilevava la Commissione, ANFA Costruzioni, aveva trasmesso al Comune di Messina il certificato di abitabilità il 29 aprile 2015, “oltre il termine della scadenza della presentazione delle offerte”. Sulla “Parco delle Felci”, l’altra società su cui erano stati sollevati rilievi dagli autori degli esposti al Comune e alla Regione, la Commissione interna riportava che “non si è provveduto ad entrare nel merito in quanto la stessa ha rinunciato alla vendita”. Altre censure venivano espresse infine sulla regolarità dei documenti presentati da alcuni singoli venditori al Comune: per Arnao Teresa & C.  e Di Carlo Rosario “le pratiche sono prive della documentazione prevista dal bando”; per Nicosia Anna & C. e Raffa Giuseppe & C. non erano stati muniti invece i certificati di agibilità, mentre le dichiarazioni sostitutive dell’atto di notorietà non erano state sottoscritte da tutti i comproprietari degli alloggi. Molto più di un “errore” dunque nel processo di valutazione della documentazione e nell’espletamento della gara da parte dei responsabili del procedimento del Comune di Messina.
Il 20 maggio 2015, l’Assessorato regionale alle Infrastrutture con proprio decreto revocava il finanziamento per l’acquisto dei 12 alloggi ubicati in “Villaggio Minissale complesso Greinhouse, costituito da due corpi di fabbrica offerti in vendita al Comune di Messina dalla ditta Effe D Costruzioni per € 1.869.063,10” e quello per i 4 alloggi siti ancora una volta in “Villaggio Minissale complesso Greinhouse, per il prezzo complessivo di €. 499.344,75”, offerti in vendita invece dalla ditta Tuttedil Srl. Appartamenti dunque nello stesso complesso ma nella titolarità di due differenti società, entrambe con sede sociale al tempo  in Via Scalinata Domenico Moro is. 429, Messina (oggi Tuttedil ha sede in Corso Garibaldi 118).
C’è però un ulteriore elemento che unisce le sorti delle due società escluse dall’operazione alloggi di Fondo Fucile: il progettista, infatti, degli immobili è sempre l’ingegnere Luciano Taranto (consulente del Presidente dell’Assemblea regionale Siciliana on. Giovanni Ardizzone), già amministrato delegato di ATO ME 3 S.p.A, la (ex) società di gestione integrata dei rifiuti. Come si evince infatti dal curriculum vitae del professionista agli atti della Presidenza dell’ARS,  l’ing. Taranto, nel 2011, ha ricoperto l’incarico di progettista per conto di Effe. D. Costruzioni s.r.l. per la realizzazione di “due edifici per civile abitazione a cinque elevazioni, oltre piano seminterrato e sottotetto in villaggio Minissale, importo complessivo € 3.055.000); nel 2005, per Tuttedil S.r.l., l’ingegnere ha eseguito il progetto di lottizzazione di un “terreno sito in via Minissale per la costruzione di due palazzine per civile abitazione a cinque elevazioni, ecc., importo complessivo, € 1.719.000”. L’ex amministratore di ATO 3, già Responsabile Unico del Procedimento per i progetti degli impianti finalizzati all’avvio operativo della gestione integrata dei rifiuti nel Comune di Messina (impianti di compostaggio a Pace, isole ecologiche a Gravitelli, Giampilieri Marina, Tremonti, differenziata ecc.), nel 2014, per conto di ANFA Costruzioni S.r.l. ha progettato “l’edificio per civile abitazione a sei elevazioni più piano parcheggi e mansarda, in contrada Bisignano, villaggio Contesse, alloggi popolari legge 05/08/1978, n.457, importo € 3.600.000). Legale rappresentante di ANFA Costruzioni è il professionista Fausto Buttà, membro di Confindustria Messina.
Dopo i rilievi dei proprietari e della Commissione d’inchiesta interna della Regione e un dettagliato esposto in Procura da parte dei consiglieri comunali (allora Pd) Donatella Sindoni e Santi Zuccarello, fu avviata un’indagine sull’iter del bando per gli alloggi di Fondo Fucile: il 29 giugno 2015 i Carabinieri eseguirono un blitz all’Ufficio Risanamento del Comune di Messina e sequestrarono tutti gli atti relativi alla gara, l’elenco degli alloggi da acquistare, ecc.. Oggi le carte sono in mano alla Direzione Distrettuale Antimafia che intende far chiarezza su possibili pressioni da parte di gruppi interessi criminali sulla macchina amministrativa comunale. L’intera vicenda, aldilà dei suoi esiti processuali e penali, si presenta comunque gravissima sotto il profilo meramente politico. Ma ad oggi, né il sindaco, né l’amministrazione comunale, né i consiglieri e le forze politiche e sociali di Messina sembrano accorgersene….

Messina, saccheggiare il territorio e vivere contenti

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L’istituzione di un “tavolo tecnico per la messa in sicurezza e la sistemazione dell’assetto idrogeologico del torrente Trapani”. L’ennesima suggestiva narrazione dell’amministrazione comunale a guida Renato Accorinti per occultare il saccheggio senza fine del territorio, madrine ancora una volta le imprese in mano ai soliti noti. Un comunicato stampa del Comune, pubblicato il 5 gennaio 2017, formalizzava l’accordo tra l’assessore alle Politiche del territorio, l’ingegnere Sergio De Cola e un paio di società costruttrici per “individuare possibili soluzioni e ristabilire condizioni di sicurezza della collina e delle abitazioni realizzate in questa parte della città”.
Il tavolo tecnico, annunciava con soddisfazione Sergio De Cola, “ha prodotto iniziative ed azioni condivise: in particolare, la società Residenza Immobiliare, in qualità di proprietaria delle aree oggetto del programma costruttivo, darà procura alla Carmel S.r.l. per redigere una variante al piano costruttivo originario, eliminando la cause del dissesto idrogeologico attualmente in atto nella zona; successivamente, il Comune di Messina proporrà all’Autorità Giudiziaria di valutare la possibilità di dissequestro di parte delle aree per potere avviare i lavori previsti per la messa in sicurezza che, se autorizzati, saranno regolati da una nuova convenzione con l’Amministrazione”.
Una scelta, quella dell’assessore, che aveva fatto storcere il muso agli ambientalisti, perlomeno a quelli meno distratti. Proprio il progetto di realizzazione del megacomplesso edilizio da parte del duo Residenza Immobiliare – Carmel Srl nel torrente Trapani è stato al centro di una complessa indagine giudiziaria. Il 13 luglio 2016, sei mesi prima cioè del tavolo tecnico in Comune, la Seconda sezione penale del Tribunale di Messina, presidente il dottor Mario Samperi, ha emesso una pesante sentenza di condanna in primo grado a danno di alcuni degli imputati: un anno e tre mesi di reclusione e 20.000 euro di ammenda più altri 6 mesi di reclusione e 10.000 euro per i sei reati contestati al costruttore originario di San Piero Patti, Giuseppe Pettina (rappresentante legale della Pett Srl) e Silvana Nastasi (Se.Gi. Srl); un anno e tre mesi più 20.000 euro di ammenda a Franco Lo Presti (rappresentante legale della società Residenza Immobiliare delle Imprese C.O.C. e Costa Srl), Nicola Biagio Grasso (Carmel Srl) e Francesco Rando, dirigente pro tempore del Dipartimento “Attività edilizie e repressione abusivismo” del Comune di Messina.
“E’ indubbio che da tutto il complesso delle opere eseguite risulta una palese violazione dell’art. 2 delle norme tecniche di attuazione del piano regolatore generale, con gravi rischi per l’incolumità pubblica”, scrivono i giudici nella loro sentenza. “In altri termini, non si è affatto in presenza di scelte meramente inopportune sul piano urbanistico-amministrativo ma di un vero e proprio contrasto dell’intero strumento urbanistico e degli atti esecutivi consequenziali a precetti imposti per il corretto governo del territorio a tutela dell’interesse collettivo alla sicurezza e salubrità degli insediamenti abitativi”. I giudici sottolineano altresì che “le macroscopiche violazioni accertate sono state commesse nel quadro di una trasformazione rilevantissima del territorio in contrasto con i numerosi parametri urbanistici esaminati”, integrando così il reato di “lottizzazione abusiva materiale”. “Il complesso delle violazioni riscontrate (sotto il profilo del vincolo idrogeologico ed ambientale, delle variazioni non autorizzate del programma costruttivo, del cronogramma eseguito e dell’inadeguatezza delle opere di urbanizzazione) ha posto in evidenza che il programma costruttivo e gli atti concessori erano affetti da una serie di palesi illegittimità di tale portata da non poter sfuggire a nessuno degli imputati”, si legge ancora nella sentenza.
Per i danni prodotti, gli amministratori delle società coinvolte nell’affaire torrente Trapani sono stati condannati altresì al risarcimento dei danni a favore del Comune di Messina e del WWF Italia, associazione ambientalista rappresentata in giudizio dall’avvocata Aurora Notarianni. Proprio il WWF, con un esposto all’Autorità giudiziaria del 30 aprile 2009, aveva segnalato “possibili abusi edilizi in violazione delle norme di tutela vigenti in materia ambientale”, durante la realizzazione delle opere in torrente Trapani da parte de La Residenza Immobiliaredelle imprese C.O.C e Costa S.r.l.”. “Oltre a presentare irregolarità procedurali per la normativa vigente, queste opere assumono carattere di elevato rischio idrogeologico che la città, a seguito di quanto accaduto anche recentemente, non può essere in grado di sopportare senza possibili gravi rischi futuri”, denunciava il WWF Italia. “Da nostri rilevamenti nel giugno del 2006, i lavori di urbanizzazione erano in corso, mentre l’attività edilizia risultava avviata nel giugno del 2007, già in piena vigenza della ZPS Zona a Protezione Speciale. Nonostante tali segnalazioni, le opere sono continuate, portando la ditta a presentare l’istanza per la Valutazione di Incidenza nel luglio del 2007, ma senza per questo sospendere le attività che ci risultano proseguite anche durante l’istruttoria presso la Commissione Valutazione di Incidenza (settembre – novembre 2007)”.
L’associazione ambientalista stigmatizzava altresì l’enorme dimensione dell’intervento: 239 unità abitative e 1.104 nuovi abitanti per un totale di 81.050 mq, più una nuovastrada per 750 metri. “La Valutazione di Incidenza risulta redatta dallo Studio Dolfin e associati, che risulterebbe anche far parte della Commissione Valutazione di Incidenza istituita con determina del sindaco nell’agosto del 2007”, aggiungeva il WWF. “La lettura della Valutazione di Incidenza è risultata priva della importantissima valutazione delle opere congiuntamente ad altri piani e/o progetti, rendendo di fatto tale importantissimo strumento, inutile e inconsistente ai fini della valutazione della compatibilità delle opere con i valori naturalistici per i quali il sito è stato individuato”. Erano altresì denunciati “numerosi sbancamenti anche di notevole entità, visibili a distanza” nonché una “notevole situazione di instabilità dei pendii, segnati da evidenti solchi di scorrimento delle acque piovane e punti di frana”.
A seguito dell’esposto del WWF, la Procura della repubblica di Messina avviava le indagini e nel dicembre 2011, su disposizione del giudice Daria Orlando, veniva ordinato il sequestro dell’area di cantiere del secondo lotto funzionale della “Residenza Immobiliare” e delle opere di urbanizzazione. A convincere i magistrati sulla necessità di bloccare le opere, i gravissimi rilievi riportati nella relazione scaturita dal sopralluogo ai cantieri in data 30 marzo 2010 del personale dei Vigili del Fuoco e dell’Ufficio del Genio Civile di Messina. “La realizzazione di più complessi edilizi posizionati in sommità alle colline ha richiesto notevoli interventi di sbancamento e movimentazione di terra”, riportavano gli ispettori. “Si è riscontrato che una consistente quantità di materiale, proveniente con molta probabilità dai predetti scavi, è stata accumulata lungo i versanti limitrofi e versa in precarie condizioni di equilibrio in quanto nessun intervento di stabilizzazione è stato eseguito. In caso di abbondanti precipitazioni meteoritiche si potrebbero infatti innescare fenomeni di ruscellamento che riverserebbero verso valle ingenti quantità di materiale detritico, con conseguente pericolo per la pubblica e privata incolumità e blocco della viabilità”.
Alla luce di quanto riportato sopra, appare pertanto del tutto incomprensibile e difficilmente sostenibile la decisione dell’assessore De Cola di istituire un  “tavolo tecnico di risanamento” con due delle società che più hanno contribuito allo scempio-affaire in torrente Trapani e i cui rappresentanti legali hanno pure subito una pesante condanna penale in primo grado. Come se ciò non bastasse, le recenti indagini del Raggruppamento Operativo Speciale – ROS dell’Arma dei Carabinieri sulla penetrazione criminale mafiosa del clan Santapaola nell’economia peloritana (Operazione Beta), hanno accertato l’interesse di alcuni imprenditori ritenuti vicini ai clan sul megaprogetto abitativo in torrente Trapani. I ROS, nella loro informativa inviata ai giudici della Direzione Distrettuale Antimafia il 7 settembre 2015, dedicano all’affaire un intero capitolo. In particolare, gli inquirenti ritengono che l’imprenditore di origini milazzesi Biagio Grasso, “soggetto già emerso in pregresse attività di indagine del ROS perché vicino alla criminalità organizzata barcellonese nonchéindiziato di appartenere alla famiglia mafiosa Santapaola-Romeo di Messina”, nel corso di numerose intercettazioni ambientali e telefoniche ha riferito ai propri interlocutori “di essere intestatario – per conto del sodalizio – di terreni ed appartamenti per un valore di diversi milioni di euro lungo tutto il Torrente Trapani”. “Vedi che l’abbiamo come al Torrente Trapani una miniera d’oro, ma dobbiamo fare in modo di non farci fottere dallo stress...”, affermava il Grasso nell’aprile 2014 in un colloquio con Vincenzo Romeo, indicato dagli inquirenti come uno dei “promotori” dell’associazione mafiosa legata ai Santapaola.
I ROS ritengono altresì che un “prestanome” di Grasso sarebbe stato l’imprenditore Franco Lo Presti, “dal 2 febbraio 2011 amministratore unico de La Residenza Immobiliare delle Imprese COC e Costa S.r.l.. ed amministratore unico della società successivamente in fallimento Se.Gi. S.r.l. (di intera proprietà della Solea S.r.l. di Biagio Grasso), entrambe interessate al realizzando complesso edilizio denominato La Residenza sito in Messina in viale Torrente Trapani; sub-appaltato per il completamento dei lavori alla società Carmel S.r.l. e la cui iniziativa imprenditoriale è senza dubbio da legare all’esigenza del sodalizio di reimpiegare i proventi illeciti accumulati in settori economici diversificati così da renderli di difficile individuazione”.
“Le indagini connesse all’episodio in questione – aggiunge il ROS -  quest’ultimo ancora in itinere al momento della presente trattazione a causa di un’imprevista evoluzione burocratica della vicenda amministrativa e relativa al sequestro preventivo (GIP Daria Orlando) nell’ambito di una indagine della Procura di Messina dopo che il Genio Civile aveva fermato il progetto all’inizio del 2010 a causa della mancanza di opere di stabilizzazione della collina e di contenimento e di urbanizzazione primaria, hanno avuto il pregio di mettere in luce sia il livello di pervasività della famiglia mafiosa investigata che ha dimostrato comunque di potersi insinuare nell’amministrazione comunale al fine di condizionare la gestione della cosa pubblica, sia le singole responsabilità dei soggetti coinvolti, alcuni dei quali appartenenti allo stesso ente e, al contempo, a disposizione del comparto criminale messinese”.
L’indagine Beta ha ricostruito le identità degli attori e i passaggi più salienti dell’intero affare. Come emerge dall’atto di compravendita di immobili stipulato il 12 gennaio 2011 tra la Se.Gi. S.r.l. e la Carmel S.r.l., la prima società è proprietaria dei terreni in gran parte edificabili del complesso La Residenza e su altri terreni anche di altre ditte, nel medesimo comprensorio del Torrente Trapani; mentre “La Residenza Immobiliare delle Imprese Coc e Costa S.r.l.” è la società che ha presentato al Comune di Messina il programma per la realizzazione del complesso di edilizia convenzionata, approvato con delibera del Consiglio comunale il 16 aprile 2003. La costruzione di una palazzina per complessivi 28 alloggi è stata affidata invece dalla Se.Gi. S.r.l. all’impresa Carmel; a quest’ultima, inoltre, la stessa Se.Gi. ha deliberato di trasferire le aree edificabili di cui è proprietaria, cedendo altresì la posizione contrattuale di promittente venditrice nei contratti preliminari con incasso delle relative caparre per un ammontare di 374.080 euro.
“Le conversazioni ambientali intercettate nell’ambito della presente indagine hanno permesso di acquisire inequivocabili fonti di prova che riconducono agli interessi patrimoniali del sodalizio investigato gli immobili oggetto di sub-appalto dalla Se.Gi. S.r.l. alla Carmel S.r.l.”, scrive il ROS nell’informativa Beta. “Grasso Biagio, che nel corso delle indagini ha manifestato in più occasioni la propria potenza economica ed imprenditoriale celata mediante l’utilizzo di interposte persone nell’intestazione delle proprie società e l’occultamento di capitali all’estero, ha dato indicazioni a Domenico Bertuccelli, amministratore unico della subappaltatrice Carmel S.r.l., in merito a quali azioni dovessero essere intraprese al fine far dissequestrare l’area, e quindi riprendere i lavori di costruzione e completamento, estromettendo da ogni scelta relativa l’amministratore unico della subappaltante Se.Gi. S.r.l., Franco lo Presti”.“Torrente Trapani è bloccata da 4 anni, ma se mi riesce a spostarmi la cubatura, che ora la legge lo prevede, qua sotto in via La Farina, io invece di fare case popolari, faccio le case più lussuose di Messina”, spiegava il Grasso a Bertuccelli nella primavera 2014. “Quando riusciremo a togliere quel sequestro del cantiere Trapani risolveremo molte cose”. Bertuccelli comunque rassicurava l’interlocutore, riferendogli di essersi già recato in Tribunale per depositare il dissequestro e di aver preparato tutta la documentazione con l’avvocato Andrea Lo Castro, noto professionista di Messina, successivamente raggiunto da mandato di cattura nel corso dell’Operazione Beta.L’impossibilità di proseguire i lavori in quel cantiere, dettata dal sequestro in essere, avrebbe indotto Biagio Grasso – coadiuvato dall’avv. Lo Castro, sul conto del quale si è detto in ragione dell’ausilio dal medesimo prestato al sodalizio al fine di occultare il relativo patrimonio – a condurre scelte imprenditoriali per conto della ditta appaltante Carmel S.r.l., finalizzate in particolare all’annullamento del contratto d’appalto stipulato tra questa e la Se.Gi. S.r.l., amministrata formalmente da Franco Lo Presti” annotano i militari del ROS.
Atteso che i beni oggetto di sequestro sarebbero stati successivamente dissequestrati dopo l’emissione dei prescritti pareri del Comune, il 17 luglio 2014, Grasso e Bertuccelli si confrontavano sulle possibilità di superare gli ostacoli frapposti all’ultimazione dei lavori dal Comune di Messina connessi all’esigenza di mettere in sicurezza l’immobile attraverso la realizzazione di un muro di contenimento con l’intervento della solita Carmel. “Ulteriori elementi di prova hanno altresì dimostrato che anche gli aspetti relativi agli ostacoli burocratici frapposti dal Comune alla prosecuzione dei lavori edili per la realizzazione dell’opera in disamina, sono stati superati dal sodalizio facendo ricorso alle relazioni clandestine già documentate nella presente informativa con l’ingegnere Raffaele Cucinotta, al tempo direttore di sezione tecnica della Ripartizione Urbanistica del Comune”, annota il ROS. “A tal proposito si rappresenta che il 10 maggio 2014, Biagio Grasso e Raffaele Cucinotta si mettevano d’accordo sui particolari che il primo avrebbe dovuto rappresentare all’assessore De Cola nel corso di un incontro che quest’ultimo avrebbe dovuto avere a Palazzo Zanca con Grasso. Emergeva così, che sarebbe stata affrontata anche la problematica connessa alle opere di urbanizzazione richieste dal Comune per il cantiere di Torrente Trapani”.
Il Raggruppamento Operativo Speciale dell’Arma dei Carabinieri chiude le sue indagini sull’affaire cementificazione richiedendo ai giudici il sequestro preventivo della Carmel Srl. “Capitale sociale 54.000 euro (deliberato e sottoscritto ma di cui 13.500 versati), la società ha sede legale a Messina in via Monsignor D’Arrigo n. 90 (la stessa sede legale delle società riconducibili a Biagio Grasso, denominate Solea S.r.l. e Se.Gi. S.r.l.), costituita in data 27/02/2009”. Il ROS ricostruisce i farraginosi passaggi che hanno portato all’acquisizione della società leader del progetto di urbanizzazione. “Il 27/02/2009 Giuseppe Puglisi quale amministratore unico della GPA S.r.l. (quota pari a 18.920 euro dell’intero capitale sociale); Simona Ganassi, amministratore unico della Sibi General Construction S.r.l. (quota pari a 17.820 euro); Giuseppe Denaro, amministratore unico della  GDH S.r.l. (12.150), Vincenza Gangemi per conto di Antonino Denaro, quale amministratore unico della Società Gestioni Immobiliari S.r.l. (5.940), costituivano la Carmel S.r.l., versando il 25% del capitale sociale pari a 13.500 euro. Il 5/11/2009 Simona Ganassi cedeva la propria quota di partecipazioni a Lucia Russo (coniugata con Nicola Biagio Grasso). Lo stesso giorno erano anche Giuseppe Puglisi, Giuseppe Denaro e Antonino Denaro a cedere le proprie quote di partecipazione, complessivamente di 36.180 euro (di cui versati 23.680), per la cifra di 23.680,50. Il 7/7/2011 Lucia Russo cedeva la propria quota di 17.820 euro a Domenico Bertuccelli, per il medesimo prezzo. Sempre il 7 luglio 2011, Nicola Biagio Grasso cedeva la propria quota di 36.180 euro a Teresa Cavò (rappresentata per procura speciale da Domenico Bertuccelli), per il medesimo prezzo (…) Carmel S.r.l. è stata intesta dal 5/11/2009 ai genitori di Biagio Grasso, Nicola Biagio e Lucia Russo che l’hanno acquistata per un prezzo complessivo pari a 28.135,50 euro. Il 7/7/2011 è stata poi intestata a Domenico Bertuccelli e Teresa Cavò, che l’hanno acquistata per l’importo totale di 54.000 euro”.
La ricostruzione del ROS riserva una sorpresa, quella della presenza tra i primi ex soci di Carmel della società GDH Srl, sede a Messina in via XXVII luglio 61. Costituita il 13 dicembre 2007 con un capitale sociale interamente versato di 100.000 euro, GDH controlla a sua volta il 98% del capitale di Irrera 1910, la società a responsabilità limitata titolare dell’omonimo prestigioso ritrovo bar-pasticceria di Messina. Amministratore e socio unico di GDH, come abbiamo visto, è l’imprenditore Giuseppe Denaro, consorte dell’odierna assessora comunale ai Servizi sociali, Nina Santisi.

Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 14 settembre 2017, http://www.stampalibera.it/2017/09/14/linchiesta-di-antonio-mazzeo-laffaire-torrente-trapani-messina-come-saccheggiare-il-territorio-e-vivere-contenti/ 

Matrioske e Scatole Cinesi. A Messina ha vinto il cemento

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“Le indagini relazionate nella presente informativa hanno consentito di far luce sull’operatività della famiglia mafiosa Santapaola-Romeo, attiva a Messina ed effettivamente in stretto contatto con Cosa Nostra catanese, nonché sulla gestione del cospicuo patrimonio economico ad essa riconducibile grazie all’appoggio di imprenditori ed amministratori pubblici locali”. Esordiscono così i militari del Raggruppamento Operativo Speciale – ROS dell’Arma dei Carabinieri nell’informativa di reato inviata ai giudici della Direzione Distrettuale Antimafia il 7 settembre 2015 e che meno di due mesi è scaturita nella cosiddetta “Operazione antimafia Beta” con l’emissione di una decina di mandati di cattura ai danni di più o meno noti imprenditori edili peloritani, piccoli subappaltatori e “colletti bianchi” provenienti dal mondo dell’avvocatura e dell’amministrazione pubblica.
Figura chiave nelle attività di collegamento tra la criminalità organizzata e la controversa borghesia imprenditrice locale, secondo gli inquirenti, Vincenzo Romeo, figlio del pregiudicato Francesco “Ciccio” Romeo e cugino dei fratelli Pietro e Vincenzo Santapaola.“Romeo è l’attuale figura di riferimento per il funzionamento del complesso sistema sopra descritto che è connotato, peraltro, da una gestione finanziaria del patrimonio con caratteristiche transfrontaliere e legami con il paradiso fiscale di Malta”, scrive il ROS. “Sul territorio d’origine, l’associazione continua a sfruttare ed accaparrarsi importanti risorse economiche, grazie all’asservimento di scaltri imprenditori capaci di integrarsi nel tessuto di Cosa Nostra e di compendiarsi nei suoi sistemi per evitare di essere intercettati, scoperti, identificati; soggetti che emersi dall’analisi di una serie di fatti storici documentati attraverso indagini di Polizia Giudiziaria, hanno dimostrato di possedere la condizione di mafiosi manifestando conoscenze, ponendo in essere comportamenti, utilizzando determinate espressioni proprie delle dinamiche di un’associazione segreta e clandestina quale è appunto la mafia o che, comunque, hanno dato il loro apporto a tale organizzazione in modo stabile e continuativo”.
Secondo gli inquirenti, tra coloro che avrebbero offerto collaborazione al gruppo Romeo-Santapoala, spiccherebbero le figure dell’imprenditore di origini milazzesi Biagio Grasso, “soggetto già emerso in pregresse attività di indagine del R.O.S. perché vicino alla criminalità organizzata barcellonese”; Stefano Barbera, già factotum del boss Carmelo Ventura (personaggio di assoluto spessore della consorteria criminale del Rione Camaro); Carlo Borella, ex presidente dell’A.N.C.E. di Messina, titolare insieme ai familiari di un grosso gruppo societario nel settore dell’edilizia; Raffaele Cucinotta, dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale di Messina ed a sua volta titolare di un’impresa nel settore edili, ecc..
Le indagini, in particolare, hanno provato l’esistenza di diverse imprese “intestate ad individui in grado di non destare sospetti o allarme sociale e di reinvestire grosse somme di denaro provento di illecito operato anche attraverso le predette attività”. Un ruolo centrale nelle “presunte” operazioni di mascheramento dei capitali di provenienza illecita sarebbe stato assunto in particolare da Biagio Grasso, già amministratore della LG Costruzionicon sede a Roma e socio di minoranza del gruppo imprenditoriale Grasso Costruzioni di Pace del Mela, società subappaltatrice nella realizzazione del Centro Commerciale ex Carrefour di Olivarella (Milazzo), opera realizzata per conto della “Grande Distribuzione Russo & C. Srl” dalla Procoge Spa riconducibile all’imprenditore messinese Antonino Giordano.
“Nel corso delle indagini, Grasso ha manifestato in più occasioni la propria potenza economica ed imprenditoriale celata mediante l’utilizzo di interposte persone nell’intestazione delle proprie società e l’occultamento di capitali all’estero”, riporta il ROS. Ancora una volta a Messina sono l’edilizia pubblica e privata e le opere di cementificazione del territorio a rappresentare il pozzo di san Patrizio dei vecchi e nuovi gruppi criminali mafiosi. Nelle mire, in particolare, ci sono alcuni dei progetti fiore all’occhiello dell’Amministrazione comunale di Renato Accorinti sindaco: lo sbaraccamento e il risanamento di alcuni rioni ultrapopolari; il trasferimento delle cubature dalle aree collinari al centro cittadino grazie ad una variante al PRG in via di approvazione; la “messa in sicurezza” di una delle aree più saccheggiate e ad elevato rischio idrogeologico, il Torrente Trapani, tramite un tavolo tecnico del Comune con alcune società di costruzione e la conseguente sanatoria de facto dei reati ambientali ed urbanistici commessi da quelle stesse e già sanzionate in sede penale con pesanti condanne in primo grado.
La piovra e l’affaire Torrente Trapani
Il 10 maggio 2014, veniva intercettato un incontro tra lo stesso Grasso e il dirigente dell’Assessorato all’Urbanistica Raffaele Cucinotta. “Dopo aver affrontato vari argomenti riguardanti gli affari in atto, parlavano dell’appuntamento che il funzionario aveva fissato al complice con l’assessore Sergio De Colae di come il Grasso avrebbe potuto accreditarsi, ostentando la propria disponibilità ad effettuare altri lavori idonei a favorire un ritorno di immagine spendibile mediaticamente a fini politici, così come auspicato dallo stesso assessore conversando col Cucinotta”, si legge nell’Informativa Beta. “Biagio Grasso fa riferimento ad un’altra offerta per la quale chiede se può convocare tutti nel pomeriggio di lunedì e Cucinotta concorda precisando che lunedì mattina hanno appuntamento con l’assessore De Cola e che l’appuntamento pomeridiano gli va bene per le 17,30. Biagio Grasso chiede di cosa parleranno con l’ing. De Cola e Cucinotta gli risponde che parleranno di alloggi e torrente Trapani collegato al parcheggio. Grasso dice che se l’ingegnere gli da l’OK entro il 30 giugno gli sistema tutto il parcheggio...”. Poi a bassa voce, l’imprenditore chiede un consiglio su come comportarsi con terze persone e Cucinotta gli risponde che lui tempo fa gli ha detto: minchia tu qua stai perdendo un sacco di soldi” e aggiunge “che se gli facciamo (…) bella città, una conferenza stampa che lui può dire, al Trapani abbiamo risolto così...”.
Al Torrente Trapani abbiamo una miniera d’oro, ma dobbiamo fare in modo di non farci fottere dallo stress...”, affermava il Grasso nell’aprile 2014 in un colloquio con Vincenzo Romeo. “Nel corso di numerose intercettazioni ambientali e telefoniche Grasso ha riferito ai propri interlocutori di essere intestatario – per conto del sodalizio – di terreni ed appartamenti per un valore di diversi milioni di euro lungo tutto il Torrente Trapani”, annotavano gli inquirenti. Nel corso di un’altra conversazione intercettata, Biagio Grasso dichiara di aver ereditato da Cassiano 23 compromessi del Torrente Trapani e che vorrebbe portarseli al nuovo cantiere perché non ha più intenzione di costruire in quella zona”. “Isoldi non sono stati impiegati solo per il Villaggio Aldisio ma che per il Torrente Trapani”, aggiungeva l’imprenditore. “C’è un bel capitale, Maurizio sono 80.000 e Ivan 60.000, 140.000 solo Torrente Trapani e 300.000 sono investiti in operazioni finanziarie”.Il Cassianoa cui gli indagati facevano riferimento è “facilmente riconducibile”, secondo i ROS, al noto imprenditore di area socialista Psi, Oscar Cassiano, dal 2007 al 2010 Procuratore e direttore tecnico della Se.Gi. S.r.l., all’epoca di proprietà di Gioia Cassiano (titolare della quota del 45% pari a 45.000 euro) e Gabriella Giordani (il restante 55%, 55.000 euro).
Biagio Grasso prosegue la conversazione dicendo di aver riferito che Franco da lui ha intestati milioni di euro, precisando tutto il Torrente Trapani, terreni ed appartamenti sono intestati tutti a nome suo e pertanto è persona di sua fiducia e non deve trattarlo male”. Secondo gli inquirenti, il Franco presunto prestanome del Grasso sarebbe Franco Lo Presti, “dal 2 febbraio 2011 amministratore unico de La Residenza Immobiliare delle Imprese COC e Costa S.r.l.. ed amministratore unico della società successivamente in fallimento Se.Gi. S.r.l. (di intera proprietà della Solea S.r.l. di Biagio Grasso), entrambe interessate al realizzando complesso edilizio denominato La Residenza sito in Messina in viale Torrente Trapani; sub-appaltato per il completamento dei lavori alla società Carmel S.r.l. e la cui iniziativa imprenditoriale è senza dubbio da legare all’esigenza del sodalizio di reimpiegare i proventi illeciti accumulati in settori economici diversificati così da renderli di difficile individuazione”. Sempre Lo Presti risulterebbe inserito in altre societàimmobiliari: TCM Investimenti (con sede, guarda caso, sul Torrente Trapani) e Data Miles Srl, nonché amministratore unico dal 9 aprile 2014 della Menelao Srl con sede a Messina in via Garibaldi n. 108 e capitale sociale di 75.000 euro.
Le indagini dei ROS hanno documentato come parte delle società suddette siano state interessate direttamente o indirettamente all’affaire della lottizzazione e certificazione del Torrente Trapani. Come emerge dall’atto di compravendita di immobili stipulato il 12 gennaio 2011 tra la Se.Gi. S.r.l. e la Carmel S.r.l., la prima società è proprietaria dei terreni in gran parte edificabili del complesso La Residenza e su altri terreni anche di altre ditte, nel medesimo comprensorio del Torrente Trapani; mentre “La Residenza Immobiliare delle Imprese Coc e Costa S.r.l.” è la società che ha presentato al Comune di Messina il programma per la realizzazione del complesso di edilizia convenzionata, approvato con delibera del Consiglio comunale il 16 aprile 2003. La costruzione di una palazzina per complessivi 28 alloggi è stata affidata invece dalla Se.Gi. S.r.l. all’impresa Carmel; a quest’ultima, inoltre, la stessa Se.Gi. ha deliberato di trasferire le aree edificabili di cui è proprietaria, cedendo altresì la posizione contrattuale di promittente venditrice nei contratti preliminari con incasso delle relative caparre per un ammontare di 374.080 euro.
La transumanza delle cubature e del cemento
Date le difficoltà di ordine giudiziario (i cantieri in Torrente Trapani erano stati sottoposti a sequestro con l’inchiesta dei magistrati peloritani che ha visto lo scorso anno la condanna degli amministratori delle società appaltatrici e subappaltatrici del complesso la Residenza), Vincenzo Romeo e Biagio Grasso, insieme all’imprenditore di San Piero Patti, Salvatore Pettina (quest’ultimo titolare della Pett Srl, impresa già coinvolta nell’opera in questione) valutavano altresì la possibilità offerta dalla legge n. 756/67 “di spostare la cubatura del realizzando immobile in disamina interessato dal provvedimento di sequestro, su alcuni terreni siti in Messina, in Via Salandra, indicati da Vincenzo Romeo come a lui indirettamente riconducibili e quindi adatti allo scopo, grazie al citato rapporto fiduciario con Raffaele Cucinotta e con l’ingegnere Cosimo Polizzi, quest’ultimo consulente esterno del Comune di Messina”, annota il ROS. Il 4 giugno, in una conversazione con Romeo, Grasso spiegava di aver già individuato il sito in via Salandra dove possono spostare gli appartamenti, dal lato di sotto, in un’area di 10 mila mq, fronte mare. “Grasso sostiene che il terreno verrebbe degradato a terreno agricolo e l’operazione del Comune, in riferimento alle opere di urbanizzazione, viene chiusa con il 1° e il 2° lotto e pertanto hanno già finito e gli rimane da fare una stradina privata”, annotano gli inquirenti. “Grasso propone un incontro con l'avvocato Tamburino a Catania, che è il legale che ha curato il casino con la Procura, e prospettargli le loro intenzioni per farsi consigliare se procedere sul discorso prescrizione oppure negoziare con il Comune e chiudere in bellezza con questo casino del torrente Trapani”.
Tante Matrioske e tante scatole cinesi
Sono diverse le società riconducibili direttamente o indirettamente al gruppo Grasso-Romeo che il Raggruppamento Operativo Speciale dell’Arma dei Carabinieri ha chiesto ai giudici di sequestrare preventivamente. Tra esse, compare Solea Srl (sede a Messina in via Monsignor D’Arrigo n. 90, capitale sociale 15.000 euro), costituita il 18/02/2010 da Fabio Lo Turco e trasferita, nove mesi dopo, direttamente a Biagio Grasso. Lo Turco, a sua volta, è risultato altresì titolare dell’intero capitale sociale (10.000 euro) della Green Life Srl (via Nuova Panoramica dello Stretto n.1020), società acquisita nel 2014 dagli (ex) titolari Gregorio Lo Giudice e Silvia Gentile. Sempre Lo Turco, nel maggio 2015, è entrato in possesso della Menelao Srl, con sede in Messina in via Garibaldi n. 108, amministratore unico Franco Lo Presti, capitale sociale 75.000 euro, azienda titolare di un bar ivi locato. Entrambe le operazioni, secondo il ROS, sarebbero state effettuate per conto di Biagio Grasso.
Altra società finita sotto indagine è la B & P Partecipazioni Srl, capitale sociale 10.000 euro, sede legale in via N. Fabrizi is. 194, presso Cambria Service, amministratore unico Biagio Grasso. Essa venne costituita il 21/04/2006 da Biagio Grasso e dal noto costruttore messinese Giuseppe “Pippo” Puglisi, già Presidente del Gruppo giovani imprenditori di Confindustria, entrambi con quote del 50% del capitale sociale. “Il 23/01/2007 Grasso acquistava da Puglisi la quota di 4.000 euro, divenendo quindi proprietario del 90% del capitale sociale; mentre nella medesima data la LG Costruzioni S.p.a. (500.000 euro di capitale, di proprietà al 95% di Biagio Grasso e del restante 5% di Michele Casella, originario di Sant’Angelo di Brolo) acquistava ancora da Giuseppe Puglisi la quota di nominali di 1.000 euro e divenendo quindi proprietaria del 10% del capitale sociale”.
Tra le società attenzionate c’è poi Carmel Srl, società leader del progetto di “urbanizzazione” de La Residenza in Torrente Trapani. “Capitale sociale 54.000 euro (deliberato e sottoscritto ma di cui 13.500 versati), la società ha sede legale a Messina in via Monsignor D’Arrigo n. 90 (la stessa sede legale delle società riconducibili a Biagio Grasso, denominate Solea S.r.l. e Se.Gi. S.r.l.), costituita in data 27/02/2009”, riporta il ROS. “Il 27/02/2009 Giuseppe Puglisi quale amministratore unico della GPA S.r.l. (quota pari a 18.920 euro dell’intero capitale sociale); Simona Ganassi, amministratore unico della Sibi General Construction S.r.l. (quota pari a 17.820 euro); Giuseppe Denaro, amministratore unico della  GDH S.r.l. (12.150), Vincenza Gangemiper conto di Antonino Denaro, quale amministratore unico della Società Gestioni Immobiliari S.r.l. (5.940), costituivano la Carmel S.r.l., versando il 25% del capitale sociale pari a 13.500 euro. Il 5/11/2009 Simona Ganassi cedeva la propria quota di partecipazioni a Lucia Russo(coniugata con Nicola Biagio Grasso). Lo stesso giorno erano pure Giuseppe Puglisi, Giuseppe Denaro e Antonino Denaro a cedere le proprie quote di partecipazione, complessivamente di 36.180 euro (di cui versati 23.680), per la cifra di 23.680,50. Il 7/7/2011 Lucia Russo cedeva la propria quota di 17.820 euro a Domenico Bertuccelli, per il medesimo prezzo. Sempre il 7 luglio 2011, Nicola Biagio Grasso cedeva la propria quota di 36.180 euro a Teresa Cavò (rappresentata per procura speciale da Domenico Bertuccelli), per il medesimo prezzo (…) Carmel S.r.l. è stata intesta dal 5/11/2009 ai genitori di Biagio Grasso, Nicola Biagio e Lucia Russo che l’hanno acquistata per un prezzo complessivo pari a 28.135,50 euro. Il 7/7/2011 è stata poi intestata a Domenico Bertuccelli e Teresa Cavò, che l’hanno acquistata per l’importo totale di 54.000 euro”.
La prima sorpresa nella ricostruzione della storia societaria di Carmel Srl è la presenza, sino al novembre 2009,  tra i soci, della società GDH Srl, sede a Messina in via XXVII luglio 61. Costituita il 13 dicembre 2007 con un capitale sociale interamente versato di 100.000 euro, GDH controlla a sua volta il 98% del capitale di Irrera 1910, la società a responsabilità limitata titolare dell’omonimo prestigioso ritrovo bar-pasticceria di Messina, Piazza Cairoli 12 (capitale sociale 100.000 euro, amministratore unico Concetta Morabito, procuratore Filippo Denaro). Dal luglio 2012, la società ha una sede secondaria in via Circuito Torre Faro, Capo Peloro Resort, dove è subentrata alla Teknogest Srl (società fallita) del costruttore-finanziere Nino Giordano, originario di Fondachelli Fantina.
Come abbiamo visto, l’imprenditore Giuseppe Denaro è socio unico di GDH, una società multiservizi ma con un solo addetto. Denaro ricopre oggi anche la carica di amministratore unico della Sviluppo Commerciale Rometta Srl (capitale sociale 70.000 euro) ed è stato amministratore di due imprese cancellate, La Fattoria Srl e Miper Srl, quest’ultima già proprietaria di vari supermercati a Messina e Roccalumera e successivamente incorporata dal gruppo SMA SpA, nonché amministratore prima e liquidatore poi di Sedim Srl, società di elaborazione dati con sede in Viale San Martino 62. Giuseppe Denaro, inoltre, è stato dall’11 maggio al 27 ottobre 2009 amministratore unico della onnipresente Carmel Srl (costruzione di edifici residenziali e non, Torrente Trapani in testa) e amministratore delegato dal 26/5/1999 al 28/3/2003 della Grasso Filippo & Figlio Srl, società operante nella vendita al dettaglio di articoli di profumi (con esercizi commerciali a Messina, Catania e Milazzo, dichiarata fallita nel maggio 2012). Per la cronaca Giuseppe Denaro è il consorte-convivente di Antonina Santisi, psicologa dell’ASP di Messina e dal 22 agosto 2015 assessora comunale alle Politiche sociali, nonché fratello di Filippo Denaro (procuratore di Irrera 1910) ed Antonino Denaro, amministratore e socio unico della Società Gestioni Immobiliari (So.Gest.Im) Srl. Sede a Castanea, So.Gest.Im. è stata costituita nel 1986 con un capitale sociale di 98.800 euro e ha come scopo la locazione immobiliare di beni propri o in leasing.
Antonino Denaro è stato amministratore unico della Grasso Filippo & Figlio Srl; socio amministratore di Denni Design Snc (procacciatori d’affari di prodotti farmaceutici e cosmetici, cancellata nel giugno 2011); presidente del consiglio d’amministrazione di Denni Project Srl (commercio all’ingrosso di articoli in pelle), Denni Srl (fabbricazione di articoli da viaggio, sede a Palazzolo sull’Oglio, Brescia) e Denny Srl (commercio all’ingrosso di articoli in pelle), tutte e tre cancellate rispettivamente il 18/1/2017, l’11/12/2001 e il 29/11/2007. Non meno sfortunata Bergamia Srl, società per il commercio al dettaglio di altri prodotti di cui Antonino Denaro è stato amministratore delegato e  presidente dal 15/12/1994 al 17/4/2000, anch’essa cancellata dall’albo delle imprese nell’aprile 2005.
Antonino Denaro, attraverso So.Gest.Imm, risulta altresì titolare dell’11% delle quote sociali di P & F Srl (via Ugo Bassi 52, Messina, capitale sociale 16.250 euro), oggetto la compravendita di beni immobili e in cui ritroviamo in qualità di amministratore unico il costruttore Giuseppe “Pippo” Puglisi; le altre quote sociali di P & F risultano in mano alla GDH di Giuseppe Denaro (55,5%) e alla GPA Srl (33,5%), sede in via Ugo Bassi 52, Messina, capitale 10.000 euro e di cui è socio e amministratore unico dall’8 marzo 2004 proprio Giuseppe Puglisi. Dagli atti risulta che la GDH di Giuseppe Denaro, in data 31 ottobre 2011, ha acquistato da Fabio Lo Turco(già incontrato in alcune operazioni di compravendita di società per conto di Biagio Grasso) una quota della P & F pari a 11.550 euro. Giuseppe Puglisi e Giuseppe Denaro s’incontrano in qualità di vicepresidente del consiglio direttivo il primo, di rappresentante dell’impresa il secondo, nel Consorzio di Urbanizzazione Due Torri (società attualmente inattiva). Puglisi, a sua volta, ha pure ricoperto il dal 21/4/2006 fino all’8/2/2007 il ruolo di amministratore unico di B & P Partecipazioni (oggi di proprietà di Biagio Grasso) e di Carmel Srl (dal 27/2/2009 al 15/5/2009); è stato presidente del consiglio di amministrazione di Italsilicon Srl con sede a Brugherio, Monza (dal 9/3/2006 al 23/5/2007), società cancellata il 20/7/2007, ma che da accertamento del ROS, risulta essere stata acquisita da Biagio Grasso il 29/03/2006 e rivenduta sette mesi dopo a tale Carmelito Denaro e trasformata infine in Silicio Engineering Srl. Dal 7/6/2004 al 24/8/2010 Giuseppe “Pippo” Puglisi è stato infine consigliere d’amministrazione di Irrera 1910 Srl, la società di gestione bar e pasticceria di proprietà al 98% di Giuseppe Denaro.
Dal 3 febbraio scorso alla guida come amministratrice di Irrera 1910 è subentrata Daria Denaro, figlia di Filippo Denaro, nonché amministratrice unica e rappresentante dell’impresa “sorella” Antica Pasticceria Irrera Srl, sede in via XXVII luglio 40 e capitale sociale di 40.000 euro, controllato al 98% proprio dalla stessa Daria che è titolare pure del 5% della DFG Srl, società “inattiva” di commercio al dettaglio di articoli di profumeria con sede nell’ex Palazzo delle Poste – Telecom di Corso Cavour, dove i cartelli annunciano da alcuni anni l’apertura (sin’ora mai avvenuta) di una pasticceria-bar Irrera-Denaro. L’Antica Pasticceria Irrera è stata costituita il 15/3/2006 è ha come scopo la produzione di pasticceria fresca e gelateria, servizio catering, ecc. La società conta su 11 dipendenti e dalla sua costituzione ha visto alternarsi alla guida Vincenza Gangemi, cioè la rappresentante di Antonino Denaro per l’acquisizione di una quota della Carmel Srl (sino al 15/2/2008), Ivan Soraci (sino al 14/9/2011) e l’immancabile Giuseppe Denaro (all’1/8/2015).   
Nei fatti, le due “sorelle” Irrera hanno scopi complementari: Antica Pasticceria produce dolci a livello industriale (è per questo che nel 2016 è entrata a far parte di Confindustria Messina), mentre Irrera 1910 li vende al minuto e il suo procuratore Filippo Denaroè stato chiamato alla vicepresidenza di Confesercenti Messina. Ruoli e attività così complementari che soci, amministratori e capitali sono sempre e solo in mano ai Denaro. Non tutto il capitale sociale in verità, ed è forse questa la vera grande sorpresa della sagra-dynasty. Il 2% infatti dell’Antica Irrera è nelle mani di Antonina Salvatrice Santisi, sì proprio lei, l’assessora alle Politiche sociali del Comune di Messina. Solo 800 euro di quota, ma un peso davvero ingombrante per Renato Accorinti & C.

Inchiesta pubblicata in Stampalibera.it il 19 settembre 2017, http://www.stampalibera.it/2017/09/20/loperazione-antimafia-beta-linformativa-dei-ros-messina-cemento-dolci-e-speculazioni/ 

Messina, finiti i lavori per la maxibaraccopoli per migranti

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Decine e decine di gabbie per topi o, forse, meglio, per cavie di quello che è il nuovo, ennesimo laboratorio sperimentale delle pratiche europee di repressione e annullamento di corpi, volti, speranze. A Messina, presso l’ex Caserma “Gasparro” di Bisconte si sono conclusi i lavori di realizzazione della maxi-baraccapoli per migranti:  soffocanti container e prefabbricati posizionati uno sull’altro, modello favelas, nessuna finestra aperta verso l’esterno affinché non si possa comunicare noia o disperazione aldilà del lager. L’ennesima vergogna dell’accoglienza negata, una ferita nella coscienza di una città che da quasi un lustro sembra non voler accorgersi della trasformazione e militarizzazione urbana in funzione anti-migranti.
Avevamo annunciato l’intenzione del governo di realizzare un hub-hotspot a Messina più di due anni fa, chiedendo inutilmente che si mobilitassero soggetti, identità, coscienze. Prefettura e amministrazione comunale hanno fatto a gara, spalleggiandosi, nella costruzione di false smentite, mentre funzionari e assessori fornivano la loro piena collaborazione alla progettazione del campo di prigionia in zinco-alluminio. Il silenzio complice, la banalità del male della stramaggioranza delle forze politiche, sociali, sindacali e delle associazioni locali. La malaccoglienza a Messina e provincia è un affare da milioni di euro per i soliti noti, businessmen della ristorazione o piccoli (ex) imprenditori turistici a rischio fallimento. Un modello di riproduzione di sfruttamento e precarietà di giovani e non, istruiti e disoccupati, ottime clientele per ogni tornata elettorale.
Anche l’ampliamento dei posti-cella per migranti nell’ex Caserma di Bisconte si è rivelato un buon affare. All’impresa appaltatrice dei lavori,  la “Tomasino Metalzinco Srl” di Cammarata (Agrigento) sono andati 1.249.550 euro più IVA. Ad aziende agrigentine anche le commesse e i subappalti: la Siciliana Costruzioni Srl e la Focolari Srl, entrambe, anch’esse di Cammarata. In verità l’iter di gara è stato tutt’altro che semplice e breve; il bando per la “fornitura e posa in opera, comprensiva di trasporto, installazione, montaggio, manutenzione e smontaggio finale per la realizzazione di una struttura  temporanea costituita da tendostrutture e moduli prefabbricati, recinzioni  e cancelli, pensiline, arredi e cartellonistica per l’accoglienza dei migranti” era stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 13 giugno 2016.  In autunno c’era stato un primo affidamento dei lavori ad una nota azienda modenese di prefabbricati in legno, seguito da due ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale di Catania da parte delle imprese escluse, la loro riammissione, un secondo affidamento poi sospeso per l’offerta anomala della nuova azienda risultata vincitrice e, infine, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 6 febbraio 2017 dell’’assegnazione definitiva dell’appalto alla “Tomasino Metalzinco” con un ribasso  di circa il 35,3% rispetto al valore complessivo a base d’asta di 1.932.000 euro.
Per l’inizio dei lavori si è atteso l’1 luglio e tra qualche giorno l’impresa consegnerà formalmente la baraccopoli all’autorità prefettizia e alle onlus “enti gestori”. Una corsa contro il tempo segnata anche da qualche autorizzazione giunta dagli uffici preposti solo qualche giorno fa; nulla di anomalo, per carità, la legge consente all’impresa di avviare l’opera subito dopo il deposito delle richieste, ma l’impatto sociale e urbanistico della baraccopoli per centinaia di “ospiti” avrebbe meritato ben altre considerazioni e dibattiti in sede politica e amministrativa.
Il Ministero dell’Interno ha prescelto Invitalia S.p.A., l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia, quale centrale di committenza per la gara d’appalto di Messina (responsabile unico del procedimento l’avvocato Cristiano Galeazzi). Invitalia S.p.A. (presieduta da Claudio Tesauro, contestualmente presidente di Save the Children Italia Onlus e già membro del consiglio di amministrazione di TNT Post Italia S.p.A. e sino al 2013 del board di Save the Children International) ha sottoscritto con il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale una specifica convenzione con l’obiettivo di “fornire il supporto per migliorare il sistema delle strutture per l’accoglienza e il soccorso dei migranti”.
Dal 1° dicembre 2016 il centro di Bisconte vede come ente gestore le cooperative Senis Hospes di Senise, Potenza e Domus Caritatis di Roma, rappresentate dall’imprenditore Benedetto “Benny” Bonaffini, ex amministratore unico di Grand Mirci Srl (società di gestione mense, catering, ecc. con sede a Torre Faro presso il prestigioso Capo Peloro Resort), già co-titolare della società di ristorazione Zilch Spa e - sempre in Sicilia - di alcuni esercizi in franchising delle catene Spizzico e Burgher King (gruppo Autogrill-Benetton). Bonaffini è pure membro della Giunta direttiva della Federazione italiana esercenti pubblici e turistici (Fiept) ed ha ricoperto pure l’incarico di presidente di Confesercenti Messina. Le due coop hanno vinto a fine giugno 2016 la gara bandita dalla Prefettura per l’“ospitalità” dei migranti (importo base 30 euro al giorno pro capite per la durata di un anno), ma il passaggio di consegne è avvenuto solo cinque mesi dopo. Senis Hospes e Domus Caritatis hanno presentato un’offerta economica con un ribasso del 10,7% (26,79 euro per migrante) e un’offerta  tecnica di 53,4 punti su 60. La cooperativa di Senise gestisce a Messina anche il centro di primissima accoglienza per minori stranieri non accompagnati “Ahmed” e uno Sprar per categorie vulnerabili; inoltre collabora con proprio personale alle attività avviate dal Centro polifunzionale per soli “immigrati regolari” che l’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Messina ha realizzato in uno stabile della centrale via Felice Bisazza, nell’ambito del PON (Programma Operativo Nazionale) Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013.

L'ultimo sacco di Rometta. Un centro commerciale, residence, alberghi e tanto cemento

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IL CONSIGLIO COMUNALE DI ROMETTA (ME) HA APPROVATO LA VARIANTE URBANISTICA AL PRG CHE DARA’ IL VIA ALL’ENNESIMA ‘SPECULAZIONE EDILIZIA’ IN UNA CITTADINA GIA’ DEVASTATA DAL CEMENTO: UN CENTRO COMMERCIALE, CENTRI SPECIALIZZATI PER IL “BENESSERE”, UN LIDO ATTREZZATO, BAR, RISTORANTI DISCOTECHE, UN RESIDENCE E DECINE DI MINIAPPARTAMENTI, ECC.
SI TRATTA DI UNA RIVISITAZIONE DEL PROGETTO DI MEGACENTROCOMMERCIALE DELLA SVILUPPO COMMERCIALE ROMETTA SRL (INVESTIMENTI ANNUNCIATI PER UNA CINQUANTINA DI MILIONI DI EURO).
DI QUESTA SOCIETA’ CONOSCIAMO SOCI – L’EUROMOBILIARE FIDUCIARIA SPA (DI PROPRIETA’ DI CREDEM – CREDITO EMILIANO HOLDING) E IL FINANZIERE-INDUSTRIALE MESSINESE LEOPOLDO RODRIQUEZ; CONOSCIAMO IL NOME DELL’AMMINISTRATORE UNICO, L’ONNIPRESENTE GIUSEPPE DENARO (RITROVO E PASTICCERIA IRRERA, SOCIETA’ IMMOBILIARI, COMMERCIO PROFUMI, ECC.). CONOSCIAMO ANCHE L’INDIRIZZO DELLA SEDE LEGALE: VIA XXVII LUGLIO 61, LA STESSA DELLA GDH SRl, LA SOCIETA’ CHE CONTROLLA il 98% DELL’IRRERA 1910 SRL.
COME DIRE CASA E BOTTEGA: VIA XXVII LUGLIO 61 E’ INFATTI L’INDIRIZZO DI RESIDENZA ANAGRAFICA DELLO STESSO GIUSEPPE DENARO. E, ANCHE, OVVIAMENTE DELLA CONSORTE ANTONINA SANTISI, ASSESSORA ALLE POLITICHE SOCIALI DEL COMUNE DI MESSINA, NONCHE’ SOCIA DI MINORANZA DELL’ ANTICA PASTICCERIA IRRERA SRL, “SORELLA” DELL’IRRERA 1910 SEL.
A CASA DENARO-SANTISI OGGI TANTI DOLCI, PROFUMI E BALOCCHI….
LA SCHEDA –
Dalla relazione tecnica-illustrativa del nuovo progetto di “edilizia turistica-ricettiva” in località Giampaolo di Rometta Marea, presentato dalla Sviluppo Commerciale Rometta Srl (amministratore unico Giuseppe Denaro, azionista di minoranza Leopoldo Rodriquez) – in variante al PRG approvata ieri dal Consiglio Comunale, si evince che:
la cubatura delle nuove costruzioni sarà di 112.837 mc (erano 109.479 mc nel progetto originario): di essi ben 63.120 mc saranno realizzati dentro i 500 metri della battigia.

Progettista del nuovo progetto l’ing. Alberto Russo di Messina.
Rometta e la provincia di Messina meritavano ben altri interventi: consumo di suolo zero, ripascimento delle coste, verde pubblico e messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico.

Messina e i doppi incarichi. L’assessora Santisi riprende lavoro all’ASP

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Riprende le originarie funzioni di dirigente psicologa e responsabile dell’Unità di formazione dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Messina, la dottoressa Antonina Santisi, odierna assessora alle Politiche sociali del Comune di Messina. In aspettativa senza assegni solo dall’1 marzo 2017 nonostante la sua nomina da parte del sindaco Renato Accorinti risalisse al 24 agosto 2015, Antonina Santisi ha ripreso servizio presso l’ASP l’1 ottobre scorso. Doppio stipendio dunque, presumibilmente ancora sino alla primavera 2018, così come è accaduto per oltre il primo anno e mezzo di mandato amministrativo, con tanto di polemiche da parte di più di un consigliere comunale irritato per l’impegno part time della Santisi all’interno di un assessorato delicatissimo, le cui sorti certamente non dovrebbero dipendere da quelle altrettanto delicate dell’ASP di Messina.
Antonina Santisi ha ricoperto numerosissimi incarichi di docente in corsi di formazione in Sicilia e centro-nord Italia; attualmente è pure socia di minoranza dell’Antica Pasticceria Irrera Srl, sede in via XXVII luglio 40 e capitale sociale di 40.000 euro, dedita alla produzione di pasticceria fresca e gelateria, servizio catering, ecc, nonché “sorella” dell’Irrera 1910 Srl (gestione bar e pasticceria), proprietaria dell’omonimo rinomato ritrovo di Piazza Cairoli. Il 98% del capitale di quest’ultima “Irrera” è in mano al consorte della Santisi Giuseppe Denaro, a capo di una miriade di attività che spaziano dall’edilizia, alla compravendita di immobili, dalla ristorazione alla gestione di supermercati, ecc..
Denaro è oggi amministratore unico della Sviluppo Commerciale Rometta Srl, società proponente di un ambizioso piano urbano nella cittadina di Rometta Marea, una cinquantina di milioni di euro d’investimenti promessi per 112.837 metri cubi di costruzioni (un centro commerciale, alberghi, residence con miniappartamenti, bar, ristoranti, un lido attrezzato e porto turistico, ecc.). Meno di una settimana fa, il Consiglio comunale di Rometta ha approvato la variante al PRG presentata dalla Sviluppo Commerciale Srl e che consentirà di fare un passo avanti verso la realizzazione dell’ennesima inutile megaopera “turistica-immobiliare” in una delle località più sfregiate dal cemento di tutta la provincia di Messina.

Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 5 ottobre 2017, http://www.stampalibera.it/2017/10/05/messina-e-i-doppi-incarichi-lassessora-nina-santisi-riprende-lavoro-allasp/ 

E GLI ATENEI ITALIANI TUTTI IN MARCIA VERSO LA GUERRA…

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E GLI ATENEI ITALIANI TUTTI IN MARCIA VERSO LA GUERRA…

UNIVERSITA’ DEL NORD ITALIA E PRINCIPALI PROGETTI CON FORZE ARMATE ITALIANE, USA E NATO E CON IL COMPLESSO MILITARE INDUSTRIALE

di

Antonio Mazzeo*

UNIVERSITA’
Ente
Progetto
Politecnico di Milano

Aprile 2016. Siglato accordo con Leonardo-Finmeccanica per la “definizione di progetti condivisi in diversi ambiti di ricerca, sviluppo, innovazione e formazione”. Si dà così via al progetto Innovation Hub in 9 aree tecnologiche: fluido–aero dinamica, strutture e materiali strutturali e multifunzionali, sistemi meccanici ed elettrici, componenti avionici, sistemi elettronici di guida, navigazione e controllo, ingegneria del software, system engineering, sensoristica ottica e acustica, robotica spaziale. A queste aree si aggiunge la collaborazione relativa alla “formazione manageriale e professionale”. In ambito europeo saranno sviluppate congiuntamente iniziative legate ai programmi di ricerca Horizon 2020 e Clean Sky 2.
Politecnico di Milano
Dipartimento di scienze e tecnologie aerospaziali) e Dipartimento di meccanica
Anno accademico 2016-17. Coordinamento del progetto Horizon2020-Clean Sky2 Amatho (Additive MAnufacturing of Tiltrotor HOusing) per realizzare “un innovativo involucro di trasmissione del convertiplano, l’aeromobile che decolla come un elicottero e vola come un aereo”. Da realizzare oltre 1.000 provini a partire da polveri di leghe di alluminio e titanio ad alte prestazioni. Sarà poi condotta una campagna sperimentale per “valutare le prestazioni meccaniche di questi materiali e verranno realizzati dimostratori tecnologici di dimensioni ridotte da sottoporre alle prove per la qualifica di volo finale”. Il progetto ha una durata di 5 anni e vi partecipano l’Università svizzera Supsi, l’Istituto di sistemi e tecnologie (Isteps) e Prima Industrie SpA. 
Politecnico di Milano

Giugno 2014. Alcuni ricercatori hanno ideato e sviluppato un nuovo sistema di monitoraggio degli impianti fotovoltaici basato sull’uso di droni. La ricerca, condotta in partnership con l’azienda torinese Nimbus (attiva da anni nel settore dei velivoli senza pilota) è stata pubblicata sull’IEEE Journal of Photovoltaics con il titolo “Light Unmanned Aerial Vehicles (UAVs) for Cooperative Inspection of PV Plants”.
Politecnico di Milano

Contratti con il Department of Defense USA nel periodo 2000-16 per un ammontare di 162.450 dollari (ultimo nel 2004).
Politecnico di Torino
Dipartimento di Automatica e Informatica
Operativo da quasi 20 anni TORSEC - Computer and Network Security Group, gruppo di ricerca nel campo della cyber security che ha implementato numerosi progetti cofinanziati dalla Commissione Europea, tra cui PoSecCo (sviluppo di architetture di sicurezza per applicazioni future in Internet, con SAP, Atos, Deloitte, IBM e Thales; importo 7 milioni di euro); TClouds (protezione reti informatiche con  IBM, Technikon e Philips; 7,5 milioni); Webinos (creazione di una piattaforma open-source “sicura” per Internet, telefonia mobile, PC, home media, con Fraunhofer, BMW, Deutsche Telekom, DOCOMO, Samsung, Sony Ericcson, Telefonica, Telecom Italia, TNO; 9,8 milioni); Stork (design e realizzazione di un’infrastruttura e-ID per consentire l’interoperabilità con enti elettronici nazionali, con l’Agenzia per l’Italia Digitale della Presidenza del Consiglio, Regione Lombardia e numerosi partner pubblici e privati di 18 paesi europei); ecc..
Politecnico di Torino

Nel 2014 prende il via il progetto Secured per la sicurezza digitale e la “protezione” di smartphone e tablet connessi alle reti mobili e Wi-Fi. Considerato dalla Commissione UE come uno degli investimenti più importanti per la cyber-security, ha un budget di 4,1 milioni di euro, di cui 2,7 cofinanziati da Bruxelles. Del progetto Secured fanno pure parte Unicri, Istituto internazionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia, il Politecnico di Barcellona, Hewlett Packard, Telefonica e il Centro nazionale di ricerca finlandese Vtt.
Politecnico di Torino

Luglio 2014. Creato con Narus Inc., società sussidiaria del gruppo Boeing e leader nel settore della cyber-security, il Narus Cyber Innovation Center per realizzare progetti di ricerca nell’ambito della sicurezza informatica e delle applicazioni Internet e “sviluppare algoritmi innovativi e prototipi tecnologici per il supporto all’identificazione e alla risoluzione delle minacce cibernetiche”.
Politecnico di Torino

Luglio 2015. Firma della Convenzione con il Comando della Scuola di Applicazione dell’Esercito italiano finalizzata alla frequenza dei corsi di laurea magistrale da parte degli ufficiali frequentatori del Corpo degli ingegneri.
Politecnico di Torino

Nel 2016 creata la startupErmes Cyber Security per la web tracking (tracciamento dei comportamenti di navigazione su una pagina web) e “monitorare il traffico dal PC e garantire che i dati in uscita non costituiscano un rischio per la sicurezza”. Tra i clienti una quindicina di imprese private del Nord Italia.
Politecnico di Torino

Febbraio 2017. Accordo con il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), l’organo che coordina i servizi segreti italiani alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri, per la formazione del personale DIS  e la sperimentazione congiunta di tecnologie e innovazioni nel campo della security. Ha preso inoltre il via il laboratorio Lab for Security of Energy Sources, Corridors and Infrastructures, la cui principale missione è “elaborare e confrontare metodi e modelli quantitativi per la valutazione e la gestione della sicurezza energetica nazionale”. Un primo accordo di partnership con il DIS era stato sottoscritto nel 2013.
Politecnico di Torino

Febbraio 2017. Accordo di partnership con il Ministero dello Sviluppo Economico per dar vita al Turin Additive LAB, il “nuovo laboratorio congiunto su tematiche di ricerca strategiche per il settore aeronautico”. Al Lab ha già aderito Avio Aereo.
Politecnico di Torino
Dipartimento di Architettura e Design
Aprile 2017. Accordo con Ministero della Difesa, Agenzia del Demanio, Provincia Autonoma e Libera Università di Bolzano per “valorizzare e riqualificare il patrimonio immobiliare militare”. La collaborazione si propone di fare in Alto Adige e Piemonte un’azione pilota replicabile su scala nazionale.
Politecnico di Torino

Aprile 2017. Prende il via progetto di ricerca e sviluppo in sicurezza informatica Shield, co-finanziato dalla Commissione Europea con la linea Horizon 2020 Secure societies — Protecting freedom and security of Europe and its citizens. Scopo di Shieldè “progettare e sviluppare soluzioni innovative per la sicurezza delle informazioni Security-as-a-Service per gli ISP e per i data center delle grandi imprese”. Il consorzio di ricerca vede 11 partner europei, tra cui l’Agenzia per l’Italia Digitale della Presidenza del Consiglio, Space Hellas, Hewlett Packard Enterprise, Telefonica, Orion Innovation, ecc.
Politecnico di Torino

Luglio 2017. Convegno su Valutazione e Gestione della Sicurezza Energetica Nazionale in collaborazione con il Dipartimento di Informazioni per la Sicurezza (DIS) della Presidenza del Consiglio. Tra i relatori Alessandro Pansa, direttore DIS, e rappresentanti  di ENI, Enel, Terna ed ENEA.
Politecnico di Torino

Anno accademico 2017/18. Master di II livello SEEDS (SpacE Exploration and Development Systems), centrato sull’esplorazione umana e robotica dello spazio e sulle relative missioni e tecnologie, in collaborazione con l’Institut Supérieur de l’Aéronautique et l’Espace (ISAE) di Tolosa, l’Università di Leicester e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
Università dell’Insubria di Varese
Scuola di Cardiochirurgia
Febbraio 2017. A seguito dell’accordo sottoscritto nel 2016 con l’Ispettorato di Sanità e il Raggruppamento Subacquei e Incursori “Teseo Tesei” della Marina militare, viene attivato il Primo Master in Medicina subacquea e iperbarica.
Università di Bergamo
Dipartimento di Progettazione e tecnologie della facoltà di ingegneria
Stipulato accordo nell’ottobre 2008 con l’Office of Naval Research  di US Navy (importo 210.000 dollari) per una ricerca triennale con l’obiettivo di “formulare un modello teorico-numerico che consenta di prevedere i tempi di sostituzione di componenti meccaniche utilizzate per la realizzazione dei carrelli di atterraggio degli aerei da guerra in servizio sulle portaerei Usa”.
Università di Bologna
Scuola di Scienze Politiche (Forlì)
Novembre 2017. In partnership con NATO Allied Commander Transformation (ACT), organizzata la Simulazione di gestione di una crisi internazionale - NATO Model Event: 35 studenti universitari italiani e stranieri “dovranno decidere come agire” in veste di rappresentanti degli Stati membri del Consiglio Nord Atlantico, “nel caso di una grave crisi internazionale”. Si tratta dell’11^ edizione della simulazione che è finalizzata a “diffondere maggiori conoscenze sulla NATO, la sua missione, il ruolo attuale dell’Alleanza e il suo adattamento al cambiamento delle dinamiche di sicurezza sia a livello globale che regionale”.
Università di Bologna
Corso di Studi in Ingegneria Aerospaziale
Giugno 2017. Incontro a Forlì per “scoprire le applicazioni dei velivoli pilotati da remoto” e presentare le più avanzate ricerche sui droni grazie al Progetto Society finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020.
Università di Bologna
Dipartimento di Ingegneria dell'Energia Elettrica e dell’Informazione
Febbraio 2017. Testato a Davos Sherpa (Smart collaboration between Humans and ground-aErial Robots for imProving rescuing activities in Alpine environments), un sistema di droni robot, aereomodelli ad ala fissa in grado di lavorare in condizioni estreme per eventuali “operazioni di soccorso”. Il progetto Sherpaè stato avviato nel 2013 in collaborazione con alcuni atenei europei, l’Università di Napoli Federico II, due aziende private (Bluebotics di Losanna, specializzata in robotica, e Asla Tech di Bologna - droni), l’Arma dei Carabinieri e il Club Alpino Italiano. 
Università di Bologna
Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
Stipula nel 2016 di un Commercial Personal Service Contract con la NATO per la realizzazione del Progetto PATTERN (Political Affairs and Technological Transformation: Evolution and Relevance for NATO Strategy). Contraente The Strategic Plans and Policy Division presso il Comando Supremo dell’Alleanza HQ SACT di Norfolk, Virginia. Valore del contratto 50.000 euro. Collaborazione con la Bruno Kessler Foundation – Research Center on International Politics and Conflict Resolution di Trento. La collaborazione con ACT NATO avviata nel 2007 con workshop e seminari nelle sedi di Bologna e Forlì.



Università di Bologna
Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
27 giugno-1 giugno 2016 (Forlì), The NATO-Unibo Summer Workshop and Nato Model Event 2016, ancora una volta grazie al contributo di NATO Allied Command Transformation (ACT).
Università di Bologna

Estate 2016, partecipazione MREA (Maritime Rapid Environmental Assessment), progetto di cooperazione tra la Marina Militare ed enti di ricerca nazionali (CNR, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, ecc) per studiare le correnti in Mar Ionio e “addestrare gli idrografi per supportare le operazioni militari”.
Università di Bologna
Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
4-6 ottobre 2015 (sede di Forlì), in collaborazione con IAI - Istituto Affari Internazionali di Roma e NATO Allied Command Transformation (ACT) seminario ricerca/formazione su What Nato for what Threats?, “appuntamento transatlantico di riflessione sull’evoluzione dell’Alleanza nel contesto internazionale”.
Università di Bolzano
Center for Applied Software Engineering
Dal 2012 partnership con lo Stato Maggiore dell’Esercito per lo “studio e l’utilizzazione degli strumenti migliori per controllare e gestire l’impiego delle risorse disponibili” della forza armata.
Università di Bolzano
Facoltà di Informatica
Settembre 2014. Conferenza presso il Circolo unificato delle Forze Armate di Roma su Software Engineering for Defence Applications, in collaborazione con il Reparto logistico dello Stato maggiore dell’Esercito. Partecipano tra gli altri, rappresentanti di Thales Italia e Selex ES e docenti delle Università di Padova, Genova e “La Sapienza” di Roma.
Università di Bolzano

Settembre 2016. Collaborazione all’esercitazione sperimentale Manex 2016 promossa dal NATO Centre for Maritime Research and Experimentation (CMRE) di La Spezia con l’utilizzo di robot sottomarini per operazioni militari anti-mine.
Università di Bolzano
Corso di laurea in Energy Engineering
Ottobre 2017. Workshop per la riqualificazione delle aree militari dismesse in Alto Adige, in collaborazione con il Politecnico di Torino, la Direzione Lavori del Demanio del Ministero della Difesa e la Provincia Autonoma di Bolzano, nell’ambito dell’accordo per la “valorizzazione del patrimonio immobiliare militare”, sottoscritto a Torino il 5 aprile 2017.
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Facoltà di Scienze Politiche e sociali
A partire dal 2005/6 viene organizzata ogni anno per 30 studenti una “visita di studio” al Quartiere Generale della NATO a Mons, Bruxelles, con incontri sui “vari aspetti dell’attività e delle prospettive dell’Alleanza Atlantica”. Le visite sono rese possibili “soprattutto dal contributo finanziario della Divisione Diplomazia Pubblica della NATO”.
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Dipartimento di Scienze Politiche
I Quaderni del Dipartimento di Scienze Politiche, pubblicati a partire dal 2011, hanno come focus i temi della sicurezza e dell’evoluzione dell’Alleanza Atlantica. In particolare: n. 1 con gli Atti del Convegno di studi sul tema L’evoluzione militare della NATO alla luce del nuovo Concetto Strategico; n. 4 con gli Atti del Convegno internazionale su La NATO e il “Mediterraneo allargato”: primavera araba, intervento in Libia, Partnerships; n. 7 con saggi sulla “contrapposizione tra welfare e warfare”; n. 8 con gli Atti del Convegno su Sicurezza internazionale e ruolo della NATO; n. 9, numero monografico dal titolo Alla ricerca della rotta transatlantica dopo l’11 settembre 2001 - Le relazioni tra Europa e Stati Uniti durante la presidenza George W. Bush; n. 11 con gli Atti del Convegno su La lotta al terrorismo transnazionale: un ruolo per la NATO?
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Dipartimento di Scienze Politiche
Maggio 2017. Convegno su Il rapporto transatlantico dalla storia all’attualità: fasi e compiti della NATO, con il patrocinio di NATO Rapid Deployable Corps Italy, Divisione Diplomazia Pubblica della NATO, Comando Militare Esercito Lombardia, Atlantic Treaty Association, International Commission of Military History e Comitato Atlantico Italiano. Si tratta del X° Convegno di studio riservato dall’ateneo all’Alleanza Atlantica.
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Dipartimento di Scienze Politiche
Aprile 2016. Convegno di studio sull’Alleanza Atlantica dal titolo La lotta al terrorismo transnazionale: un ruolo per la NATO?, organizzato in collaborazione con Comitato Atlantico Italiano, Comando per la Formazione, Specializzazione e Dottrina dell’Esercito, Divisione Diplomazia Pubblica della NATO e Atlantic Treaty Association.
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Dipartimento di Scienze Politiche
Aprile 2015. Convegno di studio su La NATO da “vigilant and prepared” a “deployed out of area”: un viaggio andata e ritorno, organizzato in collaborazione con Comitato  Atlantico Italiano, Atlantic Treaty Association, Divisione Diplomazia Pubblica della NATO, Centro Alti Studi per la Difesa,  NATO Rapid Deployable Corps Italy e Comando Militare Esercito Lombardia.
Università di Ferrara
Dipartimento di Giurisprudenza
Istituito il Corso di Diritto internazionale penale militare in convenzione con il Comando Operazioni Aeree (COA) dell’Aeronautica Militare di Poggio Renatico.
Università di Ferrara

Giugno 2016. In collaborazione con il Comando Operazioni Aeree di Poggio Renatico, organizzata presso la Fiera di Ferrara una giornata dedicata alla sicurezza, allo spazio, alla ricerca ed alla didattica con incontri e mostre di apparecchiature e sistemi di guerra.
Università di Ferrara
Facoltà di Scienze Giuridiche
Settembre 2016. Rinnovata la Convenzione con l’Aeronautica militare sottoscritta nel 2005, che consente al personale del Ministero della Difesa (militari e civili) la partecipazione ai corsi di “Diritto internazionale penale militare” e “Diritti umani e diritto umanitario nei conflitti armati”. Il Comando Operazioni Aeree contribuisce con alcune lezioni in materia tenute da proprio personale a beneficio degli studenti della Facoltà.
Università di Genova
Polo Universitario della Spezia “Guglielmo Marconi”
Marzo 2015. Accordo di collaborazione triennale con il NATO Centre for Maritime Research & Experimentation (CMRE) di La Spezia per lo “sviluppo di attività innovative e di ricerca comune nel settore marittimo, in particolare sistemi robotici e ingegneristici, underwater acoustics e ICT (information and communication technologies)”.
Università di Genova

Maggio 2016. Attivato il Master di II livello in Geomatica marina, in concorso con l’Istituto Idrografico della Marina Militare di Genova.
Università di Genova

Luglio 2016. Accordo operativo con la Scuola delle Telecomunicazioni delle Forze Armate di Chiavari per “realizzare attività didattiche di alta formazione, master universitari di I e II livello, corsi di perfezionamento e  formazione specialistica, nei settori dell’elettronica, optoelettronica, telecomunicazioni, informatica e in altre aree d’interesse per l’Amministrazione Difesa”.
Università di Genova
Centro Interuniversitario di Ricerca sui Sistemi Integrati per l’Ambiente Marino (ISME)
Operativi i laboratori del Centro di Oceanic engineering per la progettazione e lo sviluppo di robot, veicoli autonomi e droni navali e sottomarini in collaborazione con industrie militari, la Marina militare e il Centro per la Ricerca marittima e la Sperimentazione (CMRE) della NATO di La Spezia.
Università di Genova
Dipartimenti della Scuola Politecnica e della Scuola di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Operativo dal maggio 2003 l’Istituto Superiore di Studi in Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ISICT), consorzio per la sperimentazione di “nuovi modelli di percorsi di istruzione e formazione integrati”, di cui fanno parte pure la Regione Liguria e i gruppi industriali ABB, Ansaldo STS e Leonardo-Finmeccanica.
Università di Genova

Istituito nel 2005 il SIIT ScpA, Distretto di ricerca e sui “sistemi intelligenti integrati” per integrare tecnologie di diversa matrice in sistemi articolati ed intelligenti in campo industriale, militare e civile. Promosso da MIUR, Ministero dell’Economia e Regione Liguria, ne fanno parte anche istituti bancari e gruppi industriali come Ericsson, Leonardo-Finmeccanica, Orizzonte Sistemi.
Università di Genova
Scuola Politecnica di Ingegneria
Operativa Inspire, startup innovativa e spinoff che si occupa di “ideare, progettare e sviluppare soluzioni nel campo dei sistemi di controllo e gestione di sciami di droni collaborativi” (progetto M.A.R.S. – Multiple Airdrones Response System).
Università di Genova
Centro Interuniversitario di Ricerca sui Sistemi Integrati per l’Ambiente Marino (ISME)
Aprile 2015. Protocollo con il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale (CSSN) della Marina militare di La Spezia per costituire un Laboratorio applicato per Sistemi Eterogenei Autonomi Marini denominato SEALab per lo “studio e sperimentazione della robotica marina nonché dei sistemi e sensori di supporto ai robot e dei relativi sistemi di modeling & simulation”. Già effettuati i test di verifica funzionale dei veicoli autonomi subacquei “Tifone” e “Marta” prodotti dall’Università di Firenze nell’ambito del progetto GEOSUB.



Università di Genova
Centro Interuniversitario di Ricerca sui Sistemi Integrati per l’Ambiente Marino (ISME)
Maggio 2016. Condotto nel Golfo di La Spezia il test di funzionamento di Wave, nuovo meccanismo applicato ai veicoli sottomarini usati per il monitoraggio dei fondali, in collaborazione con Centro di Supporto e Sperimentazione Navale della Marina Militare e il Centro di ricerca “Enrico Piaggio” dell’Università di Pisa.
Università di Genova
Dipartimento di Ingegneria Navale, Elettrica, Elettronica e delle Telecomunicazioni
Febbraio 2017. Attivato il Corso di formazione in Cyber Security, in collaborazione con Fondazione Ansaldo, “sulla base di una Convenzione di collaborazione tecnico-scientifica e formativa sottoscritta in data 27.1.2017”.
Università di Genova
Dipartimento di Ingegneria Navale, Elettrica, Elettronica e delle Telecomunicazioni
Gennaio 2017. Attivato il Master di II Livello in Cyber Security and Data Protection, per “esperti nella progettazione e gestione di sistemi ICT preposti alla sicurezza e protezione del patrimonio informativo di un’organizzazione”. Ssponsor Unicredit, IBM, Fondazione Bruno Kessler, ABB, Ansaldo Energia, Ansaldo STS, Leonardo-Finmeccanica. Piaggio Aerospace e altri.
Università di Genova
Centro Interuniversitario di Ricerca sui Sistemi Integrati per l’Ambiente Marino (ISME)
Febbraio 2017. Presentati i risultati dei primi test del progetto europeo di Robotica subacquea WiMUST, realizzato con fondi UE Horizon2020 e finalizzato alla realizzazione di un “sistema di acquisizione acustica e di navigazione dei robot marini intelligenti e cooperativi”. Al progetto collaborano università di Portogallo, Gran Bretagna, Francia, Germania e Olanda, l’Università del Salento e le aziende EvoLogics, Graal Tech, CGG, Geo Marine Survey Sistems e Geosurveys.
Università di Genova
Dipartimento Diten – Scuola Politecnica
Giugno 2017. Conferenza su Cyber Security for infrastructure of Energy & Transport e “dimostrazioni pratiche di difesa dagli attacchi”, in collaborazione con l’Osservatorio nazionale per cyber security.
Università di Genova

Luglio 2017. Accordo con il Segretariato Generale della Difesa per “integrare le capacità del Dicastero con le eccellenze dell’ingegneria navale al fine di favorire la formazione e l’occupazione nel settore”.
Università di Genova
Dipartimento di Giurisprudenza
Estate 2017. La Summer School on European Union and the Law of the Sea, organizzata in collaborazione con l’Institut für Seevölkerrecht und Internationales Meersumweltrecht (ISRIM), viene ospitata dall’Istituto Idrografico della Marina Militare.
Università di Genova
Dipartimento di Ingegneria navale, elettrica, elettronica e delle telecomunicazioni
Anno accademico 2017/18. Avviato il Corso di Laurea in Engineering for natural risk management per “preparare i professionisti ad operare in tutte le aree della sicurezza civile, pubblica e private a livello nazionale e internazionale”.
Università di Genova
Dipartimento di Ingegneria navale, elettrica, elettronica e delle telecomunicazioni
Anno accademico 2017/18. Avviato il Corso di Laurea magistrale in Ingegneria della Sicurezza: Trasporti e Sistemi Territoriali con l’obiettivo di “formare una figura professionale in grado di progettare e pianificare sistemi di trasporto complessi”.
Università di Genova
Dipartimento di Ingegneria navale, elettrica, elettronica e delle telecomunicazioni
Anno accademico 2017/18. Avviato il Corso di laurea in Ingegneria meccanica - energia e aeronautica per la “progettazione dei sistemi di propulsione aerea e delle macchine a fluido e impianti per le energie rinnovabili e nucleari”.
Università di Genova

Anno accademico 2017/18. Avviato il Corso internazionale in Robotics engineering, in collaborazione con Ecole Centrale de Nantes, Warsaw University of Technology, Jaume I University Castellón de la Plana (Spagna), KEIO University (Giappone) e SJTU Cina, con il sostegno finanziario dell’Unione europea. Il corso ricopre l’area della “robotica avanzata ed intelligente: modelli matematici, control and computer engineering, mechanical design”.
Università di Milano
Dipartimento di Informatica
Sede di CLUSIT - Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, costituita nel 2000 per “diffondere la cultura della sicurezza informatica presso le Aziende, la Pubblica Amministrazione e i cittadini; partecipare all’elaborazione di leggi, norme e regolamenti che coinvolgono la sicurezza informatica, sia a livello comunitario che italiano; promuovere l’uso di metodologie e tecnologie che consentano di migliorare il livello di sicurezza delle varie realtà”. Oltre all’Ateneo ne fanno parte la Marina Militare italiana, una sessantina di imprese pubbliche e private, le transnazionali Cisco, Huawei, IBM, Vodafone, le università LUISS di Roma, del Molise, Genova, Pavia, Camerino, Parma, Pisa, “La Sapienza” di Roma, del Sannio, Trento, Udine, Urbino.
Università di Milano-Bicocca
Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze della Terra
Ottobre 2015. Avviato programma triennale Science for Peace della Emerging Security Challenges Division della NATO sui “rischi naturali che potrebbero minare la stabilità sociale e geopolitica di una delicata regione transcaucasica posta tra la Georgia e la regione separatista dell’Abcasia”. L’ateneo guida un team internazionale  composto da ricercatori provenienti da Stati Uniti, Italia, Inghilterra, Svizzera, Georgia, Kazakhstan e Azerbaijan che si occupa di “valutare la sismicità, le frane, e la dispersione di inquinanti nella regione circostante la diga di Enguri, in grado di fornire il 75% dell’energia elettrica della Georgia”.
Università di Milano-Bicocca
Dipartimento diScienze dell’Ambiente, del Territorio e di Scienze della Terra
Autunno 2016. Avviata la Campagna di studio nel ghiacciaio dell’Engadina tramite l’uso di droni e “creare modelli digitali tridimensionali per stimare il volume di ghiaccio perso durante la stagione di fusione”. L’intervento è realizzato in collaborazione con l’azienda Eyedrone nel contesto di un progetto di ricerca più ampio, recentemente approvato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) con il bando Osservazione della Terra: attività preparatorie per future missioni e payload. Le informazioni raccolte sono integrate con immagini satellitari della NASA ed ESA, l’Agenzia spaziale europea.
Università di Milano-Bicocca

Novembre 2016. Conferenza su Intelligence e Università, una strategia per la sicurezza del Paese, promosso congiuntamente con il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS). Vi partecipa, tra gli altri, il sottosegretario agli Interni Marco Minniti, poi ministro, secondo cui “i luoghi del sapere sono anche i laboratori delle idee dai quali reclutare nuovi agenti esperti di cyber-security”.
Università di Milano-Bicocca

Maggio 2017. Mostra fotografica realizzata da ragazze yazide del campo profughi di Khanke, Kurdistan iracheno, in collaborazione con  il Ministero della Difesa. L’inaugurazione alla presenza della ministra Roberta Pinotti “che si è soffermata sull’importanza dell’impegno delle Forze armate italiane in Iraq per il contrasto al terrorismo”.
Università di Modena e Reggio Emilia

In convenzione con lo Stato Maggiore dell’Esercito italiano, vengono svolti corsi per gli aspiranti ufficiali ammessi all’Accademia Militare di Modena in “insegnamenti di ambito strettamente militare e discipline suddivisi in due indirizzi: Giuridico-amministrativo e Scientifico”.
Università di Modena e Reggio Emilia
Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria
Febbraio 2015. Si conclude il progetto di ricerca internazionale Maat (Multibody Advanced Airship for Transport) che ha studiato un sistema non convenzionale di trasporto mediante dirigibili con “implicazioni future nel settore aerospaziale”. Il piano di cui l’ateneo è stato capofila è stato finanziato dalla Commissione europea e ha visto operare 12 partner internazionali, tra cui il Politecnico di Torino e l’Università di Bologna.
Università di Modena e Reggio Emilia
Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”
Anno accademico 2016/17. Istituito il Master annuale di I livello in Cyber Defence – Tecnologia, presso la Scuola Telecomunicazioni Forze Armate di Chiavari (Genova), con l’obiettivo di “fornire le basi teoriche e pratiche relative ai sistemi operativi, Internet, ecc. e alle metodologie per progettare soluzioni di difesa di infrastrutture informatiche connesse in rete”.
Università di Modena e Reggio Emilia
Dipartimento di Giurisprudenza
Anno accademico 2017/18. In collaborazione con l’Università di Torino, istituito il Corso di laurea in Scienze strategiche, accesso riservato agli Allievi Ufficiali dell’Esercito Italiano. Accanto alla formazione specifica militare e in campo tecnico-scientifico e politico-giuridico, “ampio spazio viene dato all’insegnamento della geografia fisica e politica in relazione alle necessità militari di appartenenza alla NATO e ad altre Organizzazioni di carattere internazionale”.
Università di Modena e Reggio Emilia

Settembre 2017. Accordo quadro di collaborazione con il Ministero della Difesa e l’Accademia Militare di Modena per “la definizione e l’attuazione di programmi, progetti, piani di ricerca, formazione e trasferimento tecnologico nel settore energetico”.
Università di Modena e Reggio Emilia

Ottobre 2017. Nell’ambito del corso di perfezionamento in Emergenze territoriali, ambientali e sanitarie (EmTask), alcuni docenti e una sessantina di studenti effettuano una visita ai “punti più significativi dove si sono verificati disastri ambientali nell’area delle Alpi orientali”, a bordo di mezzi messi a disposizione dell’Esercito italiano e dell’Accademia militare di Modena.
Università di Padova
·         Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali “Giuseppe Colombo” - CISAS

Centro Universitario Interdipartimentale operativo dal 1991 per promuovere, coordinare e svolgere studi, ricerche ed attività spaziali in collaborazione con le principali agenzie spaziali tra cui ASI, ESA, JAXA, NASA, ROSKOSMOS. Tra i maggiori progetti realizzati c’è il “mini-satellite simulatore” Spartans che consente di riprodurre a terra la “microgravità o l’ambiante a ridotta gravità tipico dei satelliti in orbita”. Il Centro coopera al programma BepiColombo promosso da ESA e Agenzia spaziale giapponese JAXA per l’esplorazione del pianeta Mercurio (il lancio del satellite prodotto da Thales Alenia Space è previsto nell’ottobre 2018).
Università di Padova

Da anno accademico 2015/16, Master interculturale di II livello in GIScience e Sistemi a Pilotaggio Remoto per la gestione integrata del territorio e delle risorse naturali. Il Master nasce dalla collaborazione tra cinque dipartimenti dell’Ateneo (ICEA, TeSAF, DAFNAE, Geoscienze e DiSSGeA) il CIRGEO, enti pubblici e imprese, con esercitazioni presso l'Aeroporto di Padova.
Università di Padova

Novembre 2015. Partecipazione ad esercitazione militare ALOMEx ‘15 (Atlantic Lidar Optical Measurements Experiment 2015 ) promossa nelle acque delle isola Canarie dal NATO Centre for Maritime Research and Experimentation (CMRE) di La Spezia. Nello specifico, i ricercatori dell’ateneo svolgono un esperimento di comunicazioni sottomarine per “fornire assistenza simultaneamente ai canali di comunicazione acustica ed ottica e ottimizzale la trasmissione”.
Università di Padova
Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali “Giuseppe Colombo” - CISAS
Marzo 2016. Con il lancio del modulo Schiaparelli verso Marte (missione ESA, Agenzia spaziale europea), prende il via l’esperimento Dreams per “misurare autonomamente i più importanti parametri atmosferici del pianeta rosso”. Il misuratore DREAMS interamente realizzato nei laboratori CISAS in collaborazione con INAF-Osservatorio Capodimonte, ASI, Latmos (Francia), FMI (Finlandia), INTA (Spagna) e Oxford University (Gran Bretagna).
Università di Parma

Contratti con il Department of Defense USA nel periodo 2000-16 per un ammontare di 260.529 dollari (ultimo nel 2007).
Università di Parma
Corso di Laurea in Scienze Politiche
Aprile 2016. Accordo con la Marina Militare per condurre congiuntamente “attività didattiche, di ricerca e promozione su tematiche marittime”.
Università di Pavia
Jean Monnet European Centre
Marzo 2016. Convegno su Lo sviluppo in Italia e in Europa: ricerca, industria, sanità e difesa, promosso con Centro Studi sul Federalismo. Vi partecipano, tra gli altri, il Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, gen. Pasquale Preziosa e l’Amministratore delegato di Finmeccanica, Mauro Moretti.
Università di Pavia

Maggio 2017. Consegna del Premio per ricordare la tragedia della corazzata Roma, con il patrocinio dalla Marina Militare, ai laureati di secondo livello delle Università di Pavia, Genova, Trieste e Federico II di Napoli che hanno discusso tesi in ambito storico, sugli “scenari di geopolitica che hanno caratterizzato il XX e il XXI secolo”. 



Università di Torino

In convenzione con lo Stato Maggiore dell’Esercito italiano, vengono svolti corsi per gli aspiranti ufficiali ammessi all’Accademia Militare di Modena in “insegnamenti di ambito strettamente militare e discipline suddivisi in due indirizzi: Giuridico-amministrativo e Scientifico”.
Università di Torino

Dall’ottobre 2005, congiuntamente al Servizio Meteomont del Comando Truppe Alpine dell’Esercito italiano, viene gestito l’Osservatorio Meteonivologico di Col d’Oen (Monte Rosa). La collaborazione “didattico-scientifica” con gli Alpini avviata nel 2003 con specifica convenzione del Dipartimento di Agraria.
Università di Torino

Dal dicembre 2005 nel Comitato promotore del Distretto Aerospaziale del Piemonte di cui fanno pure parte la Regione, il Politecnico di Torino, l’Università del Piemonte orientale e alcune aziende del comparto militare-industriale (Alenia-Aermacchi, Avio, Galileo Avionica, Thales Alenia Space).
Università di Torino

Settembre 2009. Inaugurata la Scuola Universitaria Interfacoltà di Scienze Strategiche (SUISS), la prima in Italia collegata direttamente al Ministero della Difesa. Vengono avviati due corsi di laurea triennale, cinque di laurea magistrale e un dottorato di ricerca in discipline strategico-militari. Partner l’Università di Modena e Reggio Emilia, l’Accademia Militare di Modena, la Scuola di Applicazione dell’Esercito italiano e l’Istituto di Studi Militari di Torino.
Università di Torino
Struttura Universitaria Interdipartimentale di Scienze Strategiche (SUISS)
Maggio 2015. Seminario su Ripensare la Grande Guerra. Lezioni per il Centenario, organizzato in collaborazione con il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito italiano.
Università di Torino

Aprile 2016. Studenti e docenti dell’Ateneo e dell’Interregional Crime and Justice Research Institute (UNICRI), agenzia delle Nazioni Unite con sede a Torino, partecipano all’esercitazione Safe Endeavour dello Stato Maggiore e della Scuola di Applicazione dell’Esercito. “Concepita e condotta in un contesto interforze e multinazionale, l’esercitazione si è rivelata uno stimolante banco di prova per i futuri dirigenti militari, per gli studenti civili, ed un altrettanto valido strumento di aggiornamento tecnico-professionale per docenti ed istruttori interni ed esterni alla Forza Armata”.​
Università di Torino
Struttura Universitaria Interdipartimentale di Scienze Strategiche 
Settembre 2016. Avviato progetto in collaborazione con la Scuola di Applicazione dell’Esercito per la “formazione e-learning avanzata per gli ufficiali attraverso ambienti virtuali di apprendimento”. Fra gli obiettivi, “l’ampliamento della collaborazione con istituti di formazione esteri e la crescita culturale nei settori a maggior connotazione tecnica e scientifica”.
Università di Torino
Dipartimento di Matematica “Giuseppe Peano”
Anno accademico 2017/18. Corso di Laurea in Scienze Strategiche,  con accesso riservato agli studenti militari e sedi didattiche presso l’Accademia militare di Modena e il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell'Esercito italiano di Torino.
Università di Torino
Dipartimento di Informatica
Anno accademico 2017/18. Corso di Laurea Specialistica in Scienze Strategiche e Militari, con accesso riservato agli studenti militari e sede didattica presso il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell'Esercito italiano di Torino.
Università di Torino
Dipartimento Culture, Politica e Società
Anno accademico 2017/18. Corso di Laurea in Scienze Strategiche e della Sicurezza, con utilizzo come seconda sede della Scuola di Applicazione dell'Esercito.
Università di Torino
Dipartimento Culture, Politica e Società
Anno accademico 2017/18. Master di II livello in Studi Internazionali Strategico-militari, in collaborazione con SUISS (Struttura Universitaria Interdipartimentale in Scienze Strategiche) e Centro Alti Studi per la Difesa - CASD dello Stato Maggiore della Difesa.
Università di Torino
Dipartimento Culture, Politica e Società
Anno accademico 2017/18. Master di II livello in Diritto internazionale umanitario e dei conflitti armati, in collaborazione con SUISS (Struttura Universitaria Interdipartimentale in Scienze Strategiche) e Centro Alti Studi per la Difesa - CASD dello Stato Maggiore della Difesa.
Università di Torino
Dipartimento Culture, Politica e Società
Anno accademico 2017/18. Master di II livello in Strategia globale e sicurezza, in collaborazione con SUISS (Struttura Universitaria Interdipartimentale in Scienze Strategiche) e Centro Alti Studi per la Difesa - CASD dello Stato Maggiore della Difesa.
Università di Torino
Dipartimento Culture, Politica e Società
Anno accademico 2017/18. Master di II livello in Studi internazionali strategico-militari, in collaborazione con SUISS (Struttura Universitaria Interdipartimentale in Scienze Strategiche) e Centro Alti Studi per la Difesa - CASD dello Stato Maggiore della Difesa.
Università di Torino
Struttura Interdipartimentale di Scienze Strategiche
Marzo 2017. “Military Erasmus” per 33 studenti presso la Scuola di Applicazione dell’Esercito con modulo didattico denominato Common Security and Defence Policy, concepito dal Collegio Europeo di Sicurezza e Difesa, agenzia che opera sotto l’egida della European External Action Service (EAAS) di Bruxelles.
Università di Torino

Giugno 2017. Accordo di “collaborazione strategica” con Thales Alenia Space Italia S.p.A. (di proprietà Thales Francia e Leonardo-Finmeccanica) per la ricerca e progettazione nel settore spaziale, dei satelliti di telecomunicazione, telerilevamento, ecc.; la promozione di stage, tirocini, dottorati, master; l’ampliamento delle iniziative in corso nel Distretto Aerospaziale del Piemonte. All’art. 9 dell’Accordo sancisce che “sono considerate riservate tutte le informazioni o i dati trasmessi da una delle Parti all’Altra”.
Università di Torino

Luglio 2017. International Summer School di formazione avanzata per 25 studenti in Engaging Conflict: Prevention, Management and Resolution, in collaborazione con T.WAI (Turin World Affairs Institute). L’evento è “rivolto a coloro che sono interessati ad approfondire la conoscenza delle realtà conflittuali, dei processi di peace-building e dei problemi associati”.
Università di Torino
Struttura Universitaria Interdipartimentale di Scienze Strategiche
Settembre 2017. Tavola rotonda sul Diritto internazionale umanitario presso l’International Institute of Humanitarian Law (IIHL) di Sanremo, in collaborazione con la Scuola di Applicazione dell’Esercito. Presenti anche gli atenei di Tel Aviv, Bruxelles, Ginevra, Nottingham, Francoforte, Torino, Milano e Reggio Calabria.
Università di Torino
Struttura Universitaria Interdipartimentale di Scienze Strategiche
Novembre 2017. Seminario su Configurazione e Organizzazione delle Forze Armate Italiane, in collaborazione con lo Stato Maggiore dell’Esercito.
Università di Trento
Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione
Dal 2010 attivo il Centro di Ricerca ELEDIA (acronimo di ELEctromagnetic DIAgnostic research center), le cui attività riguardano i “settori dell’elettromagnetismo applicato, tra cui l’analisi e la sintesi di sistemi radianti e sensori intelligenti, la definizione di strategie di comunicazione innovative e pervasive, lo studio dell’interazione tra campi elettromagnetici e strutture complesse”. Tra i maggiori partner e clienti: Centro Ricerche Fiat, ADB, Siemens, Elettronica, Enel, AgustaWestland, Alenia Aermacchi, Leonardo-Finmeccanica, Selex Es, Thales Alenia Space, Thales Group, STMicroelectronics, Vitrociset, Vodafone Italia.
Università di Trento

Ottobre 2015. Creata la sturtup Intellegitper “incrementare la connessione e sviluppare la collaborazione tra istituzioni pubbliche, università, organizzazioni e società private nel settore della sicurezza aziendale, dell’analisi geostrategica, dei rischi geopolitici e delle pubbliche amministrazioni e della sicurezza urbana”. Presidente è Alberto Lina, già alla guida di Ansaldo, Italimpianti, Finmeccanica, Impregilo, SIRTI.
Università di Trento

Dicembre 2015. Al via la Missione LISA (Laser Interferometer Space Antenna) Pathfinder, con il lancio dalla base di Kourou in Guyana francese di una sonda e la realizzazione di un osservatorio spaziale delle onde gravitazionali. La missione è concepita da ESA (European Space Agency), in collaborazione con ASI (Agenzia Spaziale Italiana), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Università di Trento. Tra le aziende coinvolte Airbus Defence and Space, prime contractor del satellite; Thales Alenia Space (società partecipata da Thales e Leonardo-Finmeccanica) e  Telespazio (joint venture tra Leonardo e Thales).
Università di Trieste
Facoltà di Scienze Internazionali e Diplomatiche
Aprile 2015, sede di Gorizia. Conferenza Dal Patto Atlantico alla NATO del 3° Millennio, organizzata in collaborazione con il Club Atlantico.
Università di Trieste

Patrocinio del Corso di Geopolitica organizzato a Pordenone dal Gruppo Historia con la collaborazione dell’Esercito italiano.
Università di Udine
Dipartimento di scienze giuridiche
Aprile 2015. Convegno su La navigazione aerea fra attività commerciale, militare e lusoria: nuovi profili giuridici e operativi, organizzato nella sede del Comando del 2° Stormo dell’Aeronautica militare presso l’aeroporto di Rivolto. A conclusione, sessione d’addestramento della pattuglia delle Frecce Tricolori.
Università di Udine
Centro polifunzionale di Gorizia
Aprile 2016. Convegno su Comunicare la Difesa, sulla “comunicazione strategica applicata” alle Forze armate e la “comunicazione istituzionale e di settore in tema di sicurezza internazionale”, in collaborazione con la Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli” di Gorizia e il patrocinio del Comando Militare Esercito Friuli Venezia Giulia.
Università di Udine
Centro polifunzionale di Gorizia
Marzo 2017. Convegno su La Comunicazione nel quadro strategico dei nuovi conflitti asimmetrici, in collaborazione con il 28° Reggimento “Pavia” dell’Esercito italiano.
Università di Udine

Il 29 e 30 giugno 2017 organizzato e ospitato il G7 delle Università, progetto elaborato in partnership con la Conferenza dei rettori (Crui) e la Varkey Foundation e finanziamento del Miur (320 mila euro).
Università di Udine
Dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche (Dmif)
Settembre 2017. Finanziato dall’Office of Naval Research Global del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (60.000 dollari) il progetto di ricerca biennale Cairo per un “sistema informatico innovativo per rilevare e tracciare la presenza di oggetti nello spazio e nel tempo (target tracking)”.
Università di Udine
Dipartimento di Politecnico di ingegneria ed architettura (Dpia)
Ottobre 2017. Sottoscritto progetto di ricerca per tre mesi (importo 60.000 euro) con la società operante nel mercato militare e aerospaziale Integrated Devices Technology (IDT) di San Diego, California per lo sviluppo del software CoilMagic per “l’ottimizzazione di sensori di posizione induttivi e il miglioramento dei sensori di posizione usati nell’industria”
Università di Venezia

Da anni, grazie ad una Convenzione con l’Istituto di Studi Militari Marittimi della Marina Militare, ai Corsi Normali dello Stato Maggiore è riconosciuto il valore di Master di II Livello in Studi Strategici e Sicurezza Internazionale. “Essi preparano i frequentatori - ufficiali ma anche personale civile - agli incarichi di responsabilità negli staff interforze, internazionali, ai comandi navali e alla direzione degli arsenali”.
Università di Verona
Laboratorio di Ingegneria chimica dell’ambiente e dei bioprocessi
Giugno 2016. Avviato il progetto IntCatch (Development and application of Novel, Integrated Tools for monitoring and managing Catchments - Sviluppo e applicazione di nuovi strumenti integrati per il monitoraggio e la gestione dei bacini) con il monitoraggio del lago di Garda con una flotta di droni acquatici “intelligenti”. Il progetto ha ottenuto 8.770.935 euro attraverso il programma Horizon 2020 e si concluderà il 31 gennaio 2020. Prevista la collaborazione di partner privati (Technital, Algorithmica, ecc.).
Università di Verona

Aprile 2016. Accordo quadro con il Comando delle Forze Operative Terrestri per la “realizzazione di comuni sinergie nel settore della formazione e dell’educazione alla salute e al benessere psico-fisico”.


*Scheda su Ricerca e Sviluppo Militare. Il reclutamento alla guerra dell’università e della scuola, presentata dall’Autore in occasione del Convegno “Basta Guerre ovunque le si chiamino”, Rovato (Brescia), 14 e 15 ottobre 2017.


Beni confiscati alla mafia e l’operazione “bottiglie di pomodoro”

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Un lettore mi ha segnalato alcune foto taggate in un profilo facebook che ritraggono un gruppo di amici che nei primi giorni di settembre di quest’anno si ritrovano per vivere gli antichi fasti della preparazione (in casa) della salsa di pomodoro per le dispense familiari invernali.
Le foto hanno un titolo. “Operazione Bottiglie di pomodoro 2017 con gli amici del Gruppo di Acquisto Solidale Ecogastronomia nella villa di Marmora dedicata alla memoria di Boris Giuliano, confiscata alle mafie e gestita per finalità sociali da EcoSMed”.
Dalle immagini sembrerebbe trattarsi in fatti della villa “holliwoodiana” confiscata al boss-imprenditore di Cosa Nostra Michelangelo Alfano, nativo di Bagheria e morto suicida a Messina nel 2005,: quattrocento metri quadrati di superficie con tanto di super piscina. Dopo la confisca, la villa fu inserita nel patrimonio del Comune di Messina (amministrazione Buzzanca), nell’ambito dei progetti dei Programmi Operativi Nazionali PON “sicurezza per lo sviluppo e riqualificazione”.
Non ho avuto modo di seguire personalmente la questione del successivo utilizzo del bene confiscato, per cui devo limitarmi agli articoli raccolti in rete. Nell’aprile 2013, il dipartimento patrimonio e demanio del Comune di Messina, dopo un bando ad evidenza pubblica per la presentazione di un progetto per la realizzazione di un’attività sociale (aperto ad associazioni ed enti che promuovono la cultura della legalità, dei principi della Costituzione ed il contrasto alla criminalità organizzata), assegnò l’immobile “ad una cooperativa che prevede l’impiego di circa sessanta persone ricoverate in Ospedali Psichiatrici Giudiziari”. La cooperativa sociale è EcoSmed e con delibera numero 468 del 29 maggio 2013, è stato autorizzato il dirigente preposto a stipulare l’atto di concessione.
E’ LegaCoop con un comunicato stampa in data 10 marzo 2014 a fornire numerose informazioni sui progetti avviati nella ex villa Alfano. “Coopfond – si legge - ha finanziato il progetto di Ecos-Med per restituire alla città un bene confiscato alla mafia che ospiterà una residenza per ex internati di un Ospedale psichiatrico giudiziario, un circolo sportivo attento anche alle esigenze dei disabili, una residenza per giovani artisti. Un progetto di riconversione complesso – denominato ContaminAzioni – che Coopfond ha scelto di sostenere, attraverso il proprio Fondo Promozione Attiva. Nella villa partirà così un’attività per promuovere processi di de-istituzionalizzazione e di progressiva autonomia umana per 6 ex internati nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gozzo, sperimentando forme di co-housing, socializzazione e inclusione lavorativa. Dopo la fase di avvio dell’iniziativa, questa sarà finanziata dalla Fondazione di Comunità di Messina.
Gli impianti sportivi (piscina e campo da tennis) consentiranno la nascita di un circolo, con servizi a fruizione libera e con corsi strutturati, affiancati da servizi di ristorazione e socializzazione. Particolare attenzione sarà prestata all’erogazione di servizi per i portatori di handicap, in particolare la cooperativa sociale Ecosfera – di cui Ecos-Med è socio fondatore – organizzerà corsi di subacquea secondo il protocollo HSA Italia (Handicapped Scuba Association). L’offerta socio-sportiva così strutturata rappresenta un’unicità per tutto il territorio della fascia tirrenica del Comune di Messina, ad oggi sfornito di strutture simili.
Nella villa, infine, sarà aperta una Residenza d’artista. Talenti creativi internazionali, selezionati dalla curatrice Martina Corgnati, potranno soggiornare per dieci giorni con cadenza semestrale nella villa elaborando progetti di micro-opere d’arte. Questi saranno poi realizzati nell’incubatore d’impresa culturale, in serie limitata a partire dai progetti ideati dagli artisti ospiti, con scansione digitale tridimensionale ad alta risoluzione (stampanti 3D e/o sistemi di colaggio) attraverso la valorizzazione anche di materiali tipici della cultura locale come la pomice. È prevista la partnership commerciale con il Gruppo Civita e sono stati avviati contatti con i Musei Vaticani”.
Da quanto pubblicato recentemente da Lettera emme, il concessionario del bene confiscato “ha una serie di sedici obblighi codificati dallʼarticolo 6 del regolamento comunale: dalla stipula di polizza assicurativa a quello di tenere costantemente informato lʼente concedente, quindi il Comune di Messina, sullʼattività svolta, lʼobbligo di rispettare le norma in materia di lavoro, assistenza e previdenza e quello di mantenere inalterata la destinazione dʼuso del bene concesso (…) A controllare sul corretto andamento della concessione (quasi sempre comodato d’uso per sette anni, rinnovabili con proroga di 40 mesi) è la Polizia municipale”.

Rigiro allora la domanda fattami dal lettore all’Amministrazione Comunale di Messina, in particolare al sindaco Renato Accorinti e agli assessori competenti: “cosa c’entra la salsa di pomodoro in un bene di mafia da utilizzare per attività sociali e chi e come si controlla il pieno rispetto dei regolamenti e la corretta implementazione dei progetti?”  

Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 19 novembre 2017, http://www.stampalibera.it/2017/11/18/laffondo-beni-confiscati-alla-mafia-e-loperazione-bottiglie-di-pomodoro/ 

Lunga vita all'hotspot migranti di Messina...

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Giovedì 23 novembre è stata pubblicata sul sito della Prefettura di Messina la manifestazione di interesse relativa “all’affidamento dei servizi di accoglienza ed assistenza di cittadini stranieri” presso l’ex “Caserma Gasparro” in località Bisconte di Messina.
“In considerazione del perdurante afflusso di cittadini stranieri che interessa l’intero territorio nazionale – spiega la Prefettura di Messina - si avvia la presente manifestazione di interesse per l’individuazione di idoneo gestore per assicurare i servizi di primo soccorso e accoglienza in favore di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale presso la tensostruttura e moduli prefabbricati in località Bisconte, finalizzati all’accoglienza di un numero massimo di 250 posti”.
Oggetto del bando è pertanto la prossima gestione dell’infrastruttura consegnata i primi di settembre alla Prefettura, una vera e propria zinco-baraccopoli superaffollata e divisa mediante reti metalliche dal “centro di prima accoglienza” creato alcuni anni fa in un fatiscente edificio dove tre saloni sono interamente occupati da letti a castello per altri 210 richiedenti asilo.
La vera natura e le finalità repressivo-sicuritarie della tensostruttura sono evidenziate dallo schema di capitolato allegato al bando della Prefettura. “L’appalto ha per oggetto la fornitura dei beni e dei servizi previsti nel presente capitolato, da assicurare per la gestione ed il funzionamento dei centri di primo soccorso ed accoglienza di cui al decreto legge 30 ottobre 1995, n. 451, convertito con la legge 29 dicembre 1995, n. 563, dei centri di prima accoglienza e delle strutture temporanee di cui agli articoli 9 e 11 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, nonché dei centri di cui all’articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e successive modifiche e integrazioni”. In particolare l’art. 14 del decreto n. 286 è interamente riservato alle procedure d’espulsione dei cittadini stranieri “irregolari”; esso prevede che quando non è possibile eseguire con immediatezza l’espulsione mediante accompagnamento alla frontiera ovvero il respingimento, “il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso il centro di permanenza temporanea e assistenza più vicino, tra quelli individuati o costituiti con decreto del Ministro dell’interno”. Da qui la creazione dei famigerati CIE, oggi “sostituiti” o ampliati nelle funzioni dagli Hotspot varati in ambito europeo e dai neo costituiti Cpr - Centri di permanenza per il rimpatrio (decreto Minniti-Orlando).
La ex caserma di Bisconte conferma dunque il suo ruolo strategico nelle politiche di “contenimento” forzato e repressivo e ulteriore criminalizzazione delle migrazioni con l’aggravante che il numero di “ospiti” sarà più del doppio del passato. Raddoppieranno ovviamente le entrate per il club dei soliti noti che hanno messo le mani sulla torta della malaccoglienza a Messina. “L’importo determinato dal prezzo per la fornitura dei beni e per l’espletamento dei servizi a favore - prevede la Prefettura – non potrà essere superiore a euro 30 oltre IVA se dovuta, pro-die pro-capite, rapportato alla ricettività della struttura nella già indicata misura massima di n. 250 posti”.
Pseudo onlus e coop avranno tempo sino al 7 dicembre per presentare le domande a e concorrere al business-migranti 2018.

Sigonella base operativa per le strategie di supremazia nucleare USA

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Capitale mondiale dei droni da guerra, base avanzata per le forze speciali e di pronto intervento USA e NATO e, da oggi, anche centro strategico per i programmi di supremazia nucleare planetaria delle forze armate degli Stati Uniti d’America. Segretamente, senza che mai il governo italiano abbia ritenuto doveroso informare il Parlamento e l’opinione pubblica, sta per entrare in funzione nella grande stazione siciliana di Sigonella la Joint Tactical Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e trasmissione satellitare del sistema di “pronto allarme” USA per l’identificazione dei lanci di missili balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali. Una specie di “scudo protettivo” tutt’altro che difensivo: i moderni dottor Stranamore del Pentagono puntano infatti al controllo “preventivo” di ogni eventuale operazione missilistica nemica per poter scatenare il “primo colpo” nucleare evitando qualsiasi ritorsione da parte dell’avversario e dunque i limiti-pericoli della cosiddetta “Mutua distruzione assicurata” che sino ad ora ha impedito l’olocausto nucleare.
 “JTAGS è il principale sistema di US Army per integrare ed espandere le capacità di allarme, attenzione e pronta informazione sui Missili Balistici da Teatro (TBM – quelli con gittata compresa tra i 300 e i 3.500 km) ed altri eventi tattici che interessano il teatro operativo che utilizza i network di comunicazione esistenti”, spiega il Pentagono. “Esso è in grado di ricevere e processare tutti i dati trasmessi a banda larga dai sensori della costellazione satellitare del Defense Support Program. JTAGS determina la fonte TBM identificando il punto e il momento di lancio del missile, la sua traiettoria e il punto e il momento dell’impatto. Nel momento in cui è installata nel teatro di guerra, riduce la possibilità di singole interruzioni nei sistemi di comunicazione dei rispettivi Comandi. I benefici operativi includono anche quello di poter dare i segnali d’attacco agli assetti operativi per individuare e distruggere le capacità di lancio del nemico. JTAGS svolge anche un ruolo operativo a favore dei Comandi di guerra all’estero e dei Sistemi di difesa dai missili balistici (BMDS) per la protezione degli assetti militari, delle popolazioni civili e dei centri geopolitici. Opera anche nell’ambito del Theater Event System (TES) del Comando per le operazioni spaziali USA”.
La Joint Tactical Ground Station di “pronto allarme” contro i missili da teatro è sotto il controllo della 1st Space Company (JTAGS), una compagnia ultraspecializzata della 1st Space Brigade dell’US Army Space and Missile Defense Command, attiva dal 1992 presso il quartier generale di Colorado Springs (Colorado). La JTAGS è stata elaborata e realizzata dai colossi industriali Aerojet e Northorp Grumman e sino ad oggi ha visto operativi cinque distaccamenti composti da personale misto dell’esercito e della marina militare: due presso l’installazione di comando di Colorado Springs; una per le attività di addestramento a Fort Bliss (Texas) e altri due rischierati fuori dal territorio USA (in Europa, Corea o Giappone). Ogni stazione JTAGS è ospitata all’interno di shelter protetti dagli attacchi NBC (nucleari, batteriologici e chimici) e può essere facilmente trasportata via terra a bordo di camion pesanti o per via aerea grazie ai velivoli cargo C-141 dell’US Air Force.
Secondo il report progettuale redatto nel novembre 2014 dagli ingegneri del NAVFAC - Naval Facilities Engineering Command (titolo: Joint Tactical Ground Station – JTAGS. Relocation at the Naval Air Station II Sigonella, Sicily, Italy), il terminale terrestre JTAGS di Sigonella “fornirà lo spazio operativo, di manutenzione, stoccaggio e amministrativo per i sistemi di processamento delle informazioni del sistema JTAGS”. La nuova installazione si compone di un edificio con una superficie di 500 metri quadri e un’area recintata con tre antenne di telecomunicazione satellitare del diametro di 4,5 metri. “Le fondamenta per sostenere le tre antenne saranno adeguatamente rinforzate e tutte le utilities sotterranee saranno collocate all’interno di condotte protette e connesse alle nuove antenne e all’edificio che fungerà da centro di controllo”, si legge nel progetto NAVFAC. “Saranno pure installati reti e sistemi d’illuminazione di sicurezza e videocamere, mentre il nuovo edificio ospiterà gli uffici amministrativi, le sale per i server e i sistemi di telecomunicazione elettronica. La stazione JTAGS opererà 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana; il numero degli addetti impiegati per gli scopi del programma sarà di 35 unità”. Sempre secondo le indicazioni del Comando d’Ingegneria di US Navy, l’area prescelta per il nuovo sito di guerra missilistico e nucleare è quella a ridosso dell’edificio n. 465 di Sigonella, in direzione sud-est, vicina anche al grande impianto di trattamento acque di NAS 2 e della strada d’accesso agli hangar e alla pista di volo.
La “ricollocazione” a Sigonella della facility di pronto allarme missilistico è stata inserita tra i programmi strategici delle forze armate USA nel bilancio di previsione per l’anno fiscale 2016 (budget di spesa previsto, 1.850.000 dollari), congiuntamente alla realizzazione nella base siciliana degli hangar e dei centri operativi dei nuovi droni-spia “Triton” di US Navy (40.641.000 dollari) e degli hangar e della facility di supporto per nuovi velivoli pattugliatori P-8A “Poseidon” (62.302.000 dollari). Secondo il data base con i contratti sottoscritti dall’Amministrazione USA, i lavori di realizzazione della stazione  JTGS hanno preso il via nella primavera 2016 e si sono conclusi il 6 ottobre 2017.
Sulla rilevanza strategica della nuova Joint Tactical Ground Station di Sigonella si è soffermato il 13 aprile 2016 il generale David L. Mann (a capo del Comando generale per la difesa missilistica strategica e spaziale di US Army), durante la sua audizione nel Comitato per le forze armate del Senato degli Stati Uniti d’America. “In supporto al Joint Force Commander, il nostro Comando per la difesa missilistica continua a fornire il pronto allarme sui missili balistici in diversi teatri operativi”, ha spiegato Mann. “I nostri distaccamenti JTAGS sono installati all’estero per assicurare il controllo missilistico da parte di USSTRATCOM e delle nostre forze militari operative fuori dai confini nazionali. Continuiamo ad ottimizzare queste capacità e quest’anno abbiamo ottenuto il sostegno del Governo d’Italia per ricollocare il JTAGS in Europa presso la Sigonella Naval Air Station”. Nel 2016, presidente del Consiglio era Mattero Renzi, ministra della difesa (come oggi) Roberta Pinotti, entrambi Pd.
Il Dipartimento di US Navy ha affidato i lavori di costruzione degli impianti JTAGS alla D’Auria Costruzioni Srl di Lamezia Terme (Catanzaro), per un importo complessivo di 1.776.232. Lo scorso luglio, la società lametina è stata attenzionata dai ROS dei Carabinieri e dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nell’ambito della cosiddetta operazione Mandamento Jonico relativa all’infiltrazione criminale nella realizzazione di alcuni collettori fognari nel Comune di Gerace e del depuratore consortile a Siderno. Secondo quanto riportato da Lacnews24.it, l’imprenditore Mario D’auria, titolare e amministratore unico della D’Auria Costruzioni, è stato raggiunto da avviso di reato per “truffa in concorso, aggravata dalle modalità mafiose”.

Io Antonio Mazzeo, imputato di diritto-dovere di cronaca antimafia

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Domani giovedì 14 dicembre alle ore 9, riprenderà presso la 1^ Sezione Penale del Tribunale di Messina il processo nei miei confronti per il reato di cui agli artt. 81 e 595 comma 3 (diffamazione a mezzo stampa) a seguito di una querela presentata dal Comune di Falcone per l’inchiesta pubblicata sul periodico I Siciliani giovani (n. 7 luglio-agosto 2012), dal titolo “Falcone comune di mafia fra Tindari e Barcellona Pozzo di Gotto”. Nella lunga inchiesta descrissi alcune vicende che avevano interessato la vita politica, sociale, economica ed amministrativa della piccola cittadina della costa tirrenica del messinese (speculazioni immobiliari dalle devastanti conseguenze ambientali e paesaggistiche; lavori di somma urgenza post alluvione del 2008, ecc.) nonché le origini e le dinamiche evolutive delle organizzazioni criminali presenti nel territorio, organicamente legate alle potenti cosche mafiose di Barcellona Pozzo di Gotto.
Ho più volte ribadito la natura meramente persecutoria di questo procedimento e l’intento dei querelanti di impedire il libero esercizio-dovere di analisi, cronaca e denuncia su fatti gravissimi che hanno interessato la città di Falcone e la stessa provincia di Messina. La finalità squisitamente “politiche” da parte degli estensori della querela (gli ex amministratori comunali) sono provate dal fatto che la nuova amministrazione comunale di Falcone non ha ritenuto assolutamente costituirsi parte civile al processo poiché – come scrive in nota del 14 marzo 2017 il neo sindaco Carmelo Paratore - “in parte ritiene di condividere il pensiero espresso dal sig. Mazzeo”.   
Nell’udienza di domani mattina - assistito dal mio legale, l’avv. Carmelo Picciotto - avrò modo di spiegare il senso della mia inchiesta giornalistica e la solidità delle fonti storiche e giudiziarie utilizzate. Non è questa la sede di rispondere all’infondatezza delle affermazioni che il querelante-parte offesa, l’ex sindaco avvocato santi Cirella ha usato nei miei confronti in occasione della sua deposizione al processo (udienza del 19 ottobre 2017). Sento tuttavia la necessità di ricordare come sulle criticità registrate alle elezioni amministrative 2011 e più in generale sul pericolo d’infiltrazione mafiosa nel tessuto cittadino falconese, sono state presentate tre dettagliate interrogazioni parlamentari: la prima il 12 novembre 2012 da parte dell’on. Antonio Di Pietro (Idv); la seconda il 24 ottobre 2013 dal sen. Domenico Scilipoti (Forza Italia); la terza e ultima il 25 settembre 2015 dai deputati del Movimento 5 Stelle Francesco D’Uva (membro della Commissione Parlamentare Antimafia), Villarosa, Lorefice, Mannino, Dadone, Lupo, Sarti, Rizzo e Cancelleri. In particolare, l’allora leader di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ex magistrato, chiese al Presidente del Consiglio e ai ministri dell’Interno e della Giustizia, un “accesso prefettizio” presso il Comune di Falcone per verificare se le organizzazioni criminali avessero tentato d’infiltrarsi nella vita amministrativa del piccolo comune tirrenico. “Appare grave l’intreccio di responsabilità tra amministratori locali, funzionari e personaggi in odor di mafia che, predisponendo in apparente sinergia atti amministrativi, hanno concorso ad azionare un meccanismo che ha stravolto la buona amministrazione del Comune di Falcone e, contestualmente, consentito di liberare fiumi di denaro attraverso la realizzazione di opere non soggette ad alcun sistema di gara d’appalto e finanziabili con la pratica della discrezionalità”, scrisse Di Pietro.
Nella loro interrogazione, i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno rilevato “come nel territorio falconese sia emerso, nel corso degli anni, un preoccupante quadro di legami tra politica e criminalità organizzata, a seguito di numerose indagini e alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia, i quali, deponendo in sede di alcuni procedimenti giudiziari denominati Gotha e riguardanti il sistema mafioso di gestione degli appalti nel territorio barcellonese, avrebbero denunciato un sistema illecito attraverso il quale garantire l’affidamento dei lavori ad aziende legate alla criminalità organizzata”. “In seguito alle numerose indagini portate avanti in questi anni dalle varie procure siciliane dal 2008 a oggi – hanno scritto ancora i parlamentari di M5S - tali dichiarazioni hanno potuto trovare effettivo riscontro nei numerosi arresti per associazione mafiosa a danno di imprenditori titolari di alcune delle ditte risultate vincitrici degli appalti; tra questi avvenimenti particolare rilievo assume proprio l’affidamento di parte dei lavori per la rimozione dal territorio dei fanghi causati dall’alluvione del 2008 a un imprenditore ritenuto legato ad ambienti di tipo malavitoso…”.
Evidentemente non sono stato l’unico a percepire certe anomalie e criticità. Ma che le vicende che hanno interessato la vita politico-amministrativa di Falcone siano state comunque meritevoli di attenzione non solo giornalistica, ne abbiamo avuto prova proprio in questo processo, proprio durante l’udienza in cui ha deposto il querelante ex sindaco Santi Cirella. Ci ha fatto sapere infatti - cosa sino ad oggi del tutto ignota - di essere stato recentemente al centro di un’indagine per associazione mafiosa da parte della Direzione Distrettuale Antimafia, conclusasi con l’archiviazione. “Gli ultimi cinque anni non ho potuto amministrare, perché attenzione, dimenticavo una cosa fondamentale, a seguito dell’articolo del dottor Mazzeo e a seguito degli esposti dei consiglieri comunali, è nata una indagine da parte della DDA di Messina, operazione guarda caso, operazione Colonia, dal titolo dell’articolo”, ha dichiarato Cirella. “Io ho scoperto per uno stralcio di un procedimento penale che ha riguardato altri soggetti, non me, ho scoperto che a seguito dell’articolo del dottor Mazzeo sono stato indagato anche per associazione mafiosa. Hanno messo sotto controllo il mio telefono, il telefono dei miei figli, mi hanno messo le cimici in macchina, io l’ho scoperto da pochi mesi, da sei mesi, ho fatto richiesta, ho acquisito tutti gli atti, la stessa Procura antimafia ha chiesto l’archiviazione, archiviazione che è poi stata accolta dal GIP perché non esistevano minimamente presupposti per sostenere una eventuale accusa in giudizio, però operazione Colonia, proprio nasce questa, in cui mi indagano per associazione mafiosa in concorso con altre persone (…) Si chiama operazione Colonia, proprio in omaggio al dottor Mazzeo probabilmente”.
Esternazioni e rivelazioni gravissime sia per il loro tenore sia per lo scarso rispetto istituzionale mostrato da Cirella per la Direzione Investigativa Antimafia di Messina e gli inquirenti in generale. In passato i giornalisti sono stati accusati di fare da “velinari” o addetti stampa di magistrati e forze dell’ordine; oggi scopriamo che esercitare il sacrosanto diritto-dovere di cronaca serve solo per telecomandare le indagini antimafia e poi, magari, essere “omaggiati” in informative e atti giudiziari. Ma anche di questo, speriamo, ne parleremo nel corso dell’udienza di domani.

Mazzeo: “Nessun intento diffamatorio, solo il dovere di allertare sui rischi d’infiltrazione mafiosa”

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Ieri 14 dicembre si è tenuta presso la 1^ sezione penale del Tribunale di Messina l’udienza del nei miei confronti per il reato di cui agli artt. 81 e 595 comma 3 (diffamazione a mezzo stampa) a seguito di una querela presentata dal Comune di Falcone per l’inchiesta pubblicata sul periodico I Siciliani giovani (n. 7 luglio-agosto 2012), dal titolo “Falcone comune di mafia fra Tindari e Barcellona Pozzo di Gotto”. Nel corso di una lunga deposizione, assistito dal mio legale di fiducia, l’avv. Carmelo Picciotto, ho ribadito che nella mia lunga attività di ricostruzione giornalistica di gravi eventi che hanno interessato la società siciliana, mai è stata mia intenzione offendere l’onore di chicchessia, così anche stavolta non è stato assolutamente questo il mio intento come invece ritiene erroneamente la Pubblica accusa o la parte offesa al processo rappresentata dall’ex sindaco del Comune di Falcone, l’avvocato Santi Cirella. Supportato da atti e documenti giudiziari, ho ricostruito il drammatico percorso storico, sociale e criminale che ha investito il piccolo comune della fascia tirrenica di Messina, motivando le finalità della mia ricerca, ormai risalente ad oltre cinque anni fa, con il diritto-dovere di cronaca e denuncia sui perenni pericoli d’infiltrazione mafiosa nella vita politica, amministrativa, economica e sociale di Falcone, dell’hinterland di Barcellona Pozzo di Gotto e dell’intera provincia di Messina.
Colgo l’occasione per ringraziare l’on. Francesco D’Uva, deputato e membro della Commissione parlamentare antimafia, da noi chiamato come teste a difesa, che stoicamente ha atteso quasi sette ore nei corridoi del Tribunale pur di poter deporre al processo, nonostante i suoi impegni politici e istituzionali. Al dibattimento, l’on. D’Uva ha avuto modo di spiegare le motivazioni che spinsero lui e altri membri del M5S a presentare, il 25 settembre 2015, un’interrogazione parlamentare sui rischi d’infiltrazione criminale in alcuni lavori pubblici nel Comune di Falcone. Per il protrarsi dell’udienza, non è stato possibile invece ascoltare l’odierno sindaco di Falcone, l’ingegnere Carmelo Paratore, altro teste della difesa; anche a lui per la lunghissima e inutile attesa in Tribunale va il nostro ringraziamento.
Infine un grazie di cuore alle associazioni e forze politiche-sociali, alle colleghe e colleghi giornalisti e alle centinaia di persone che in questi giorni ci hanno fatto sentire la loro stima, solidarietà e vicinanza. Quando ciò accade, ritrovi il senso del tuo lavoro e vieni ripagato per gli innumerevoli sacrifici e i “rischi” del tuo impegno civile.

La scuola siciliana va alla guerra

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Nel sistema educativo sembra non esserci più cittadinanza per la pace. Quella vera, disarmata e giusta. Nessuna intenzione di riflettere sul ruolo della Sicilia negli scenari di guerra planetari, sull’iperdronizzazione di Sigonella o sul MUOStro di Niscemi. Da Messina a Trapani, Catania o Comiso, “militari Usa brava gente”. E l’inno dei sommergibilisti prende piede. Sembrava avessimo chiuso con la retorica colonial-fascista-razzista e subito ci si imbarca nel sommergibile, pattugliatore o nave o velivolo da guerra con istruttori del 60° Stormo. Non mancano esercitazioni e addestramenti. Si osservano i droni militari. Torna prepotente il mito del supereroe combattente. Musica e propaganda bellica, scuola e forze armate: binomi utili e perfetti da replicare ovunque con la compiacenza di generali e ammiragli, presidi e docenti. Si aspettano tempi migliori per l’educazione alla pace.

10 giugno 2017, base militare della Marina militare di Terravecchia, Augusta, sede del Comando Marittimo Sicilia. Nel salone-teatro si esibiscono, uno dopo l’altro, i cori degli istituti scolastici di una delle cittadine più militarizzate d’Italia. E’ l’epilogo della kermesse voluta da Marisicilia, tre giorni di esposizioni di mezzi da guerra navali e aerei, esercitazioni, regate, ecc., protagonisti centinaia di bambine e bambini. Agli alunni del 1° Istituto Comprensivo “Principe di Napoli” tocca intonare l’”Inno dei sommergibilisti”, cavallo di battaglia di uno dei reparti d’élite delle italiche forze armate. Andar pel vaso mar, ridendo in faccia a Monna Morte e al destino! Colpir e seppellir Ogni nemico che s’incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell’avversità se ne infischia perché sa che vincerà! L’inno che sbeffeggia guerra, assassinii e madonna morte l’aveva scritto nel 1941 un compositore siciliano, Mario Ruccione, ignorato dai più ma il cui maggiore successo è noto a tutti, quella maledetta orecchiabile Faccetta nera, ignobile emblema della peggiore retorica colonial-fascista-razzista del Ventennio.
Musica e propaganda bellica, scuola e forze armate: binomi utili e perfetti da replicare ovunque con la compiacenza di generali e ammiragli, presidi e docenti. Il successivo 21 giugno, solstizio d’estate, è stato consacrato alla Festa della Musica; in 14 capoluoghi (tre in Sicilia: Messina, Palermo e Trapani) sono bande e fanfare di Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri a farla da padrone. Nella città dello Stretto, il momento clou delle iniziative programmate dall’assessorato alla Cultura in sinergia con soggetti pubblici e privati è il concerto no stop presso la caserma “Emilio Ainis” di Contesse della Brigata Meccanizzata “Aosta”, per sottolineare - come dichiarato dal generale Roberto Angius - il “rapporto sempre più stretto con il territorio siciliano in attività non soltanto squisitamente militari (l’operazione Strade sicure o altri impegni di carattere operativo ed addestrativo), ma anche nel sociale”. Con la banda dell’“Aosta” sul palco pure l’orchestra del Liceo musicale “Ainis” e i cori degli istituti comprensivi “Mazzini-Gallo”, “Paino – Gravitelli” e “Cannizzaro – Galatti” e delle scuole medie “Pascoli” e “Leopardi”.
Per par condicio, dal 5 all’8 ottobre, fanfare di guerra e cori scolastici si sono spostati nella zona falcata di Messina, per la Festa della Marineria: quattro giornate all’insegna dello sport e della cultura, con mostre, convegni, visite guidate alle unità, esercitazioni e addestramenti navali e subacquei e oltre 4.000 studenti siciliani a far la fila all’ingresso della grande base sede del comando operativo della Marina. A conclusione l’immancabile concerto delle bande di Esercito, Marina e Carabinieri e dell’orchestra giovanile  “Falcone-Borsellino” della Fondazione La città invisibiledi Catania.
In epoca di guerra globale, permanente o perpetua, l’educazione e la formazione pro-militare dei giovani è una delle priorità dei ministri della difesa e dell’istruzione.
Guerra è bello e istruttivo
In Sicilia, isola-laboratorio per le strategie di attacco e supremazia planetaria di Usa, Nato e Ue, proliferano a vista d’occhio progetti, stage e interscambi tra insegnanti, studenti e forze armate; alle visite ai musei e al patrimonio artistico i dirigenti scolastici privilegiano quelle a basi, caserme, porti, aeroporti e installazioni radar. Guerre mondiali e battaglie vengono reinterpretate, si cancellano con un colpo di spugna crimini e barbarie e torna prepotente il mito del super-eroe combattente. Un anno fa, ancora a Messina, il 5° reggimento fanteria “Aosta” ha promosso Il Quinto per Voi, due giornate promozionali rivolte agli studenti delle classi 5° degli istituti superiori e delle classi 3° delle scuole medie nel ricordo della tragica battaglia di “Col della Beretta” (22-26 novembre 1917), per “stimolare nelle nuove generazioni riflessioni sull’importanza di mantenere viva una coscienza collettiva sulle radici e sull’identità nazionale e quale occasione per diffondere i valori di amor di Patria, senso dello Stato, sicurezza, legalità e solidarietà”.
Uno dei settori educativi-didattici particolarmente a cuore delle forze armate è quello delle attività ludico-motorie e sportive, guarda caso il meno attenzionato nell’ultima decade da MIUR, CONI e federazioni sportive. Da tempo, in particolare, viene proposto il Concorso esercito-scuola con l’organizzazione di corse campestri all’interno di infrastrutture, basi e poligoni militari. Più recentemente, le forze armate si sono ritagliate uno spazio significativo anche nella promozione dei campionati sportivi studenteschi e dei Giochi della Gioventù, affiancandosi o sostituendosi agli enti locali che un tempo contribuivano finanziariamente alla loro promozione. Per centinaia di “studenti meritevoli” delle scuole secondarie ci sono poi i corsi di vela estivi organizzati dalla Marina militare e dalla Presidenza del Consiglio presso l’Accademia Navale di Livorno, la Scuola Navale “Francesco Morosini” di Venezia o la Scuola Sottufficiali de La Maddalena. La Marina militare e lo sportè stata la campagna promossa dal Comando di Marisicilia in tutte le scuole del Comune di Augusta e i vincitori sono stati premiati in occasione della festa-evento di giugno, quella consacrata all’Inno del fasciosommergibilisti. Palermo, la scorsa primavera, ha ospitato invece la 16^ edizione del Campionato mondiale studentesco di Orienteering; a organizzarlo il MIUR in collaborazione con il Comune e il Comando Militare Esercito “Sicilia”. Oltre 800 i partecipanti e la gara, “dedicata al giornalista siciliano Peppino Impastato, ucciso dalla mafia a Cinisi”, si è tenuta nel bosco della Ficuzza.
A Catania a fine novembre ha preso il via la IX edizione del Progetto Sport e Legalità che nel corso dell’intero anno scolastico vedrà decine di istituti confrontarsi in diverse discipline sportive. “Hanno già avuto inizio i primi incontri tra scuole e militari”, scrivono i promotori del progetto. “La ormai rodata sinergia tra le forze dell’ordine e le forze armate e le scuole medie inferiori introdurrà uno degli argomenti cardine dell’edizione in corso d’opera, la legalità e le donne con le stellette, vale a dire la valorizzazione del ruolo delle donne in ambito militare. Tale argomento sarà poi lo spunto per un incontro successivo sul femminicidio...”. Sempre nel capoluogo etneo, dal 23 ottobre al 4 novembre, l’Aeronautica Militare in accordo con il MIUR ha dato vita al corso nazionale di Cultura Aeronautica.
L’affascinante mondo dei sottomarini
“Si tratta di un’iniziativa informativa ed orientativa volta a diffondere la conoscenza del mondo aeronautico, facendo vivere ai giovani frequentatori una concreta esperienza di volo con il velivolo SIAI-Marchetti 208, sotto la guida di qualificati istruttori del 60° Stormo”, spiega il Comando Ami. Agli studenti primi classificati, l’Aeronautica riserva la possibilità di trascorrere un periodo presso l’aeroporto di Guidonia per volare con un aliante biposto.
Militari e industrie belliche non potevano mancare all’appuntamento con la famigerata alternanza scuola-lavoro, il provvedimento peggiore della cosiddetta Buona scuola dei governi Renzi-Gentiloni-Giannini-Fedeli. Nel febbraio 2017 è stata firmata una convenzione tra la Guardia Costiera e l’Istituto Tecnico Aeronautico “Ettore Majorana” di Gela per effettuare tirocini e stage della durata di 36 ore presso il 2º Nucleo Aereo di Fontanarossa. Questo iter “formativo” è stato recentemente proposto pure agli studenti del Politecnico del Mare “Duca degli Abruzzi” di Catania. Il 7 aprile, nell’ambito del “percorso didattico mirato a creare una forte intesa con il mondo del lavoro”, l’istituto etneo aveva promosso anche un incontro con gli ufficiali della Marina militare per approfondire il tema de L’affascinante mondo dei sottomarini.
Sempre per gli studenti dell’Istituto “Majorana” di Gela, lo scorso anno sono state svolte attività di tirocinio ed orientamento da parte del Comando del 41° Stormo dell’Aeronautica Militare; alla formazione presso il reparto italiano schierato a Sigonella hanno partecipato pure gli allievi dell’Istituto Tecnico Aeronautico “Arturo Ferrarin” di Catania. “Le attività si sono articolate per oltre un mese con percorsi teorici e pratici al fine di sviluppare e valorizzare le vocazioni personali degli studenti, gli interessi e gli stili di apprendimento individuali, per avvicinarli alle attività della Difesa”, ha spiegato il colonnello Federico Fedele, comandante del 41° Stormo Antisom con molteplici esperienze nei teatri di guerra di Afghanistan, Bosnia, Kosovo e Serbia.
Altri tirocini in “attività di controllo dello spazio aereo e della meteorologia, manutenzione dei velivoli in forza ai Gruppi Volo” sono in svolgimento a Sigonella per gli allievi dell’Istituto Tecnico Commerciale e Aeronautico “Fabio Besta” di Ragusa, nell’ambito di apposita convenzione firmata il 28 settembre 2016 con il Comando dell’Aeronautica. Ad inizio anno scolastico 2015-16, gli studenti più meritevoli dell’istituto ibleo sono stati premiati con uno stage presso il complesso Alenia di Cameri (Novara) dove vengono assemblati i cacciabombardieri a capacità nucleare F-35; a condurre in Piemonte gli allievi ci ha pensato proprio il 41° Stormo con un pattugliatore da guerra Atlanticdecollato da Sigonella. Il 27 ottobre scorso, l’Istituto “Besta” ha organizzato a Ragusa un convegno dal titolo Next generation Aviation Training Conference - Evidence Based Training - state of the art, in collaborazione con l’Aeronautica Militare e l’azienda Cognitive Technologies and Services (COGTECH), spin-off fondata nel 2011 per “sviluppare e offrire servizi tecnologicamente innovativi nel campo della sicurezza e dell’addestramento dei piloti di aviazione”. Immancabilmente bellici i linguaggi e i contenuti dei lavori.
La testa … tra le nuvole
Gli istruttori dell’86° Centro Addestramenti Equipaggi (CAE) del 41° Stormo si sono soffermati con gli studenti sull’evoluzione del sistema di addestramento nell’Aeronautica e “nello specifico, sul velivolo P-1150A Atlantic e sul nuovo sistema d’arma P-72A, con la propria missione primaria di contrasto della minaccia subacquea e navale, servizio di ricerca e soccorso (SAR) in mare a lungo raggio, protezione delle principali vie marittime, controllo delle unità navali subacquee e di superficie potenzialmente ostili”.
La testa ... tra le nuvole. Orientamento al lavoroè stato invece il titolo del seminario che gli studenti dell’I.I.S. “Enrico De Nicola” di San Giovanni La Punta hanno svolto con gli ufficiali del Comando dell’Aeronautica Militare di Sigonella. Lo scorso aprile, sempre in tema di orientamento, per gli studenti delle ultime classi dell’Istituto “Giosué Carducci” di Comiso è stato promosso un “progetto di collaborazione con le forze armate”, animatori tre ufficiali in forza ai reparti di volo Ami. “Una grande opportunità per gli studenti carducciani, che ha permesso loro di conoscere più da vicino il panorama delle Forze Armate italiane e il loro lavoro a sostegno della pace”, il commento del dirigente.
A gennaio, il 41° Stormo con l’11° Reparto manutenzione velivoli di Sigonella ha pure partecipato con propri mezzi militari all’11ª edizione dell’Orient@giovani, l’evento di orientamento universitario e al mondo del lavoro rivolto a tutte le scuole secondarie siciliane e organizzato a Milazzo dall’Istituto Tecnico “Ettore Majorana”. Tre mesi prima, le classi quarte dell’istituto mamertino si erano recate in visita alla base aerea della Marina Militare di Catania (Maristaeli), per “approfondire lo studio dell’utilizzo delle telecomunicazioni e poter osservare due tipi di aeromobili: l’AB 212 ASW e l’EH-101 ASW”. All’Orient@giovani, l’I.T. “Majorana” aveva dato pure vita ad un laboratorio sul tema della cyberscurity in collaborazione con la transnazionale informatica civile-militare Cisco, la stessa che il 25 luglio scorso ha siglato con il MIUR un protocollo d’intesa di alternanza scuola-lavoro per “promuovere cultura e competenze digitali” tra un migliaio di studenti delle superiori (Progetto Impres@Digitale). “Alla formazione legata alle tecnologie, all’imprenditorialità digitale, alla programmazione si affiancherà anche la possibilità di rafforzare le cosiddette soft skills– come la capacità di lavorare in gruppo, saper gestire il proprio tempo, capire come gestire correttamente le fasi di un progetto, il problem solving”, si legge nel protocollo. A conclusione del progetto saranno selezionati 100 studenti che parteciperanno a “giornate in azienda” presso le sedi Cisco di Roma e di Vimercate (Monza).
Altro istituto siciliano distintosi nella predisposizione di percorsi formativi con aziende del complesso militare-industriale è l’Istituto Nautico “Caio Duilio” di Messina che in partnership con Intermarine S.p.A. (gruppo leader nella produzione d’imbarcazioni per uso commerciale e militare e che ha incorporato i Cantieri Navali “Rodriquez”) ha conseguito lo scorso anno il primo premio nazionale ex aequo al concorso Didattiva: la didattica per l’alternanza scuola-lavoro, promosso da Confindustria dell’Alto Adige e MIUR. Il riconoscimento ha consentito la stipula di una convenzione che “porterà il Caio Duilio a diventare istituto di riferimento di una delle più importati società italiane di costruzioni navali, al fine di formare figure professionalizzate da inserire più rapidamente nel mondo del lavoro”.
L’inarrestabile corsa delle scuole siciliane verso il militare non poteva lasciar fuori la maggiore delle basi straniere ospitate nell’Isola, la NAS - Naval Air Station di Sigonella, di uso esclusivo delle forze armate degli Stati Uniti d’America. Specifica convenzione con la “Base NATO” per la “messa in opera di percorsi che rappresentano un valore aggiunto di qualità del servizio” è stata firmata dall’Istituto Comprensivo Statale ad indirizzo musicale “Gabriele D’Annunzio” di Motta Sant’Anastasia. Una visita di istruzione “con incluso il pranzo al fast food della base” è stata effettuata nel maggio 2015 da alcuni alunni dell’immancabile “Ferrarin” di Catania.
Segui una rotta sicura
Il 4 aprile 2016, un altro istituto etneo, il Professionale “Enrico Fermi”, ha invece consegnato una targa di ringraziamento ai responsabili dell’Ufficio relazioni esterne della NAS di Sigonella per “l’impeccabile coordinamento delle attività di volontariato civico svolte dai militari americani nel territorio siciliano”. Alla premiazione è seguito un incontro degli studenti sulle “attività di soccorso dei migranti in mare”, relatore il contrammiraglio Nunzio Martello, direttore marittimo della Sicilia Orientale della Guardia costiera. L’evento, come spiegato dal dirigente scolastico, è stato promosso “nell’ambio del progetto Segui una rotta sicura, volto ad inculcare il concetto di legalità e moralità nei giovani studenti e promuovere la cittadinanza attiva, valori condivisi dalle forze armate Usa di Sigonella che si sono spesso alleati con gli studenti del Fermi per portare a termine iniziative congiunte di volontariato”.
Altro incontro con i marines si è svolto nel novembre 2016 nel Liceo “Elio Vittorini” di Francofonte, presenti pure gli studenti dell’Istituto Commerciale “Alaimo” e del Liceo “Gorgia” di Lentini. “Punto centrale dell’attività è stata l’azione di sensibilizzazione contro la droga con alcuni sottoufficiali di Sigonella che afferiscono all’associazione CSADD – Coalition of Sailors Against Destructive Decisions”, riporta la cronaca locale. Come ha spiegato Alberto Lunetta, responsabile dei rapporti col pubblico di NAS Sigonella, le visite alle scuole sono parte integrante del programma di “buon vicinato” (Community relation) avviato nel 2013 dalla Marina Usa con interventi di volontariato di varia natura a beneficio di enti locali, associazioni, parrocchie, case famiglia, ecc.. Tra le attività più richieste dai dirigenti quelle di tipo “didattico-linguistico” o di manutenzione e ristrutturazione degli edifici scolastici. Il 20 marzo 2017, gli studenti del Liceo “Ven. Ignazio Capizzi” di Bronte hanno avuto modo di partecipare alla conferenza in lingua inglese su Helathy Eating Habits, relatore il capitano Mauricio Jimenez della US Navy di Sigonella, mentre qualche mese prima le bambine e i bambini del Circolo Didattico “Madre Teresa di Calcutta” di Belpasso sono stati affidati ai marines per apprendere qualche parola in inglese, ritinteggiare le classi e condividere un rinfresco. Nel novembre 2016, agli studenti dell’Istituto “Quasimodo” di Floridia è stata data l’opportunità di incontrare un’infermiera e un assistente della base militare americana per approfondire in inglese i temi della sana alimentazione e del corretto stile di vita. “Al fine di far esercitare gli studenti del Liceo delle Scienze Umane “N. Colajanni” con la lingua inglese, fare loro apprezzare la bellezza, la complessità e unicità della storia della città di Enna, nonché far sperimentare l’emozione di guidare un turista, è stato ideato un progetto che ha visto la sua concretizzazione il 6 giugno 2017 con 8 marines della base di Sigonella in visita al Castello di Lombardia e il Duomo”, riporta invece Ennapress.it.
Da Messina a Trapani, Catania o Comiso, militari Usa brava gente, le parole d’ordine in istituti e licei, scuole medie, elementari e asili. Guai invece a riflettere sul ruolo della Sicilia negli scenari di guerra planetari, sull’iperdronizzazione di Sigonella o sul MUOStro di Niscemi. Per la pace, quella vera, disarmata e giusta, sembra invece non esserci più cittadinanza nel sistema educativo.

Articolo pubblicato in Casablanca, n. 51, novembre-dicembre 2017

Alla guerra nucleare dalla base Usa di Sigonella

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Follie criminali. Segretamente a Sigonella sta per entrare in funzione la Joint Tactical Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e trasmissione satellitare del sistema di pronto allarme USA per l’identificazione dei lanci di missili balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali. Nell’area 465 della base sorgerà il nuovo sito di guerra missilistico e nucleare. Della nuova “ricollocazione” a Sigonella grande felicitazione del Presidente del Consiglio Renzi e della Ministra Pinotti. Il governo italiano pare non abbia ritenuto doveroso informare il Parlamento e l’opinione pubblica. Mister Trump ha annunciato un piano di “modernizzazione” degli arsenali che costerà più di 1.300 miliardi di dollari nei prossimi 30 anni. Vorrebbe testate nucleari per “effettuare attacchi chirurgici con un numero ridotto di vittime”. Per le opere urbanistiche la US Navy ha affidato i lavori di costruzione degli impianti JTAGS alla D’Auria Costruzioni S.r.l. di Lamezia Terme che sembrerebbe una società quantomeno discutibile.

C’è un sistema che dalla fine della Seconda guerra mondiale consente di misurare il tempo mancante all’olocausto nucleare planetario. Si tratta di un orologio virtuale, il Doomsday Clock, le cui lancette si avvicinano o si allontano dalla fatidica mezzanotte dell’umanità a secondo la gravità dei conflitti in atto o dell’evoluzione della corsa al riarmo atomico. Questo sistema è stato adottato da centinaia di scienziati di fama internazionale che periodicamente pubblicano un report sul Bulletin of the Atomic Scientists dove “fotografano” la distanza delle lancette dalla maledetta ora X. Qualche giorno fa, nel corso di una conferenza stampa a Washington, il Presidente della prestigiosa rivista scientifica, Rachel Bronson, ha lanciato l’allarme: “Mancano solo due minuti alla mezzanotte”. Lancette così vicine all’ecatombe nucleare non si vedevano dai tempi della guerra fredda USA-URSS e dell’installazione in Europa dei missili a medio raggio (i Cruise, i Pershing e gli SS-20) e di 112 testate atomiche nell’allora base statunitense di Comiso, Ragusa. “L’odierna minaccia nucleare è insostenibile”, ha aggiunto Rachel Bronson. Nel pianeta la guerra è globale e permanente, anzi perpetua, e il presente e il futuro prossimo sono pesantemente minacciati dall’escalation nucleare di decine di grandi e medie potenze, dalle crescenti tensioni tra USA e Russia, USA e Cina, USA e Corea del Nord e – come avvertono gli scienziati No War - dal “miglioramento tecnologico delle armi nucleari che producono la concreta possibilità che esse vengano usate”.
A rendere ancora più inquietanti gli scenari internazionali e mettere profondamente in pericolo la stessa sopravvivenza di ogni forma di vita nel pianeta ci ha pensato la nuova amministrazione statunitense: mister Trump ha annunciato una radicale riforma della postura nucleare a stelle e strisce grazie a un piano di “modernizzazione” degli arsenali che nei prossimi 30 anni dilapiderà più di 1.300 miliardi di dollari. Obiettivo chiave della nuova dottrina nucleare statunitense, lo sviluppo di testate nucleari a potenza ridotta, anche di un solo kiloton (17 volte meno potente della bomba sganciata su Hiroshima) per “effettuare attacchi chirurgici con numero ridotto di vittime”. E poi ancora altre atomiche più precise e più potenti da utilizzare con i nuovi caccia, i sottomarini e i missili a medio e lungo raggio, forse anche con una nuova generazione di aerei senza pilota e senza controllo umano a distanza. I moderni dottor Stranamore del Pentagono puntano alla supremazia assoluta in campo tecnologico e nucleare e all’annientamento ovunque e comunque di ogni minaccia, anche di quella rappresentata magari da piccoli gruppi insorgenti contro cui potrebbero essere sganciate le nuove mini-atomiche per la “guerra nucleare limitata”. Un mixer di ultra sofisticati sistemi radar e satellitari, centri di comando, controllo, comunicazione e intelligence consentirebbe – sempre secondo Trump & C. – di poter “controllare” preventivamente ogni eventuale operazione missilistica nemica e scatenare dunque il “primo colpo” nucleare, evitando qualsiasi ritorsione e dunque i limiti-pericoli della cosiddetta “Mutua distruzione assicurata”.
Follie criminali con immediate ricadute innanzitutto sui paesi partner alleati di Washington, Italia in testa. I nuovi sistemi di distruzione di massa, infatti, sono destinati ad essere installati (e utilizzati) principalmente in Europa, a partire dalle ammodernate bombe aviotrasportate a guida laser B-61 da custodire nei bunker delle basi di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) o delle potentissime testate che armeranno i sommergibili a propulsione atomica che incrociano le acquee nazionali e sempre più spesso approdano ad Augusta, Napoli, La Spezia, Taranto.
Anche la base di Sigonella, capitale mondiale dei droni da guerra e base avanzata per le forze speciali e di pronto intervento USA e NATO, assumerà un ruolo strategico nei programmi di supremazia nucleare planetaria delle forze armate degli Stati Uniti d’America. Segretamente, senza che mai il governo italiano abbia ritenuto doveroso informare il Parlamento e l’opinione pubblica, sta per entrare in funzione nella grande infrastruttura militare siciliana la Joint Tactical Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e trasmissione satellitare del sistema di “pronto allarme” USA per l’identificazione dei lanci di missili balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali.
“JTAGS è il principale sistema di US Army per integrare ed espandere le capacità di allarme, attenzione e pronta informazione sui Missili Balistici da Teatro (TBM – quelli con gittata compresa tra i 300 e i 3.500 km) ed altri eventi tattici che interessano il teatro operativo che utilizza i network di comunicazione esistenti”, spiega il Pentagono. “Esso è in grado di ricevere e processare tutti i dati trasmessi a banda larga dai sensori della costellazione satellitare del Defense Support Program. JTAGS determina la fonte TBM identificando il punto e il momento di lancio del missile, la sua traiettoria e il punto e il momento dell’impatto. Quando è installato nel teatro di guerra, riduce la possibilità di singole interruzioni nei sistemi di comunicazione dei rispettivi Comandi. I benefici operativi includono anche quello di poter dare i segnali d’attacco agli assetti operativi per individuare e distruggere le capacità di lancio del nemico. JTAGS svolge un ruolo operativo a favore dei Comandi di guerra all’estero e dei Sistemi di difesa dai missili balistici (BMDS) per la protezione degli assetti militari, delle popolazioni civili e dei centri geopolitici. Opera pure nell’ambito del Theater Event System (TES) del Comando per le operazioni spaziali USA e supporta l’Agenzia per la difesa missilistica e le sue reti di collegamento con i sistemi strategici anti-missile come  l’Aegis, il THAA (Terminal High-Altitude Area Defense), il Kinetic Energy Interceptor e i Patriot”. Operativamente la Joint Tactical Ground Station utilizza i più aggiornati sistemi di telecomunicazione satellitare a partire da quelli UHF - Ultra High Frequency (il MUOS con uno dei suoi terminali terrestri a Niscemi è uno di essi) o l’Integrated Broadcast System (IBS).
A prima vista la JTAGS potrebbe apparire come un moderno “scudo protettivo” per difendersi da eventuali attacchi missilistici nemici, ma a ben analizzare i manuali e i documenti delle agenzie di guerra USA, la portata tutt’altro che “difensiva” del sistema in avanzata fase d’installazione a Sigonella è evidentissima. “JTAGS può essere descritta come un sistema mobile di elaborazione delle informazioni, ma in verità è molto più di ciò, in quanto i dati raccolti sono un elemento chiave per stabilire e mantenere il dominio”, si legge nell’apposito manuale operativo Field Manual FM 40-1 - Joint Tactical Ground Station Operations, redatto dall’Esercito USA nel settembre 1999. “JTAGS supporta i tre pilastri che sostengono la cosiddetta Difesa dai missili di teatro (TBM), cioè la difesa passiva, la difesa attiva e le operazioni di attacco, nonché la gestione del campo di battaglia, delle comunicazioni e delle strutture informatiche e d’intelligence”. 
Per ciò che riguarda la difesa passiva, il sistema JTAGS “consente di notificare agli staff di comando il pronto allarme di lancio da parte del nemico dei missili balistici e l’immediato trasferimento del messaggio d’allerta alle unità che stazionano nell’area minacciata”. Sempre secondo il Field Manual di US Army, le misure di difesa passiva includono “la protezione elettronica ed NBC (nucleare, biologica e chimica), la contro-sorveglianza, la mobilità, il camuffamento, la dispersione, il ricovero, ecc.”, in modo da “ridurre la vulnerabilità e i danni causati dai TBM”. La cosiddetta difesa attiva del sistema JTAGS punta invece alla “distruzione della minaccia nemica” con gli intercettori della difesa anti-missile e all’“azione in profondità contro tutti i sistemi missilistici da teatro e i sistemi difensivi del nemico”.“I dati raccolti dalla JTAGS possono supportare le operazioni d’attacco”, conclude il manuale operativo di US Army.“Gli attacchi puntano alla distruzione, disgregazione o neutralizzazione delle piattaforme di lancio dei TBM e dei loro centri di comando, controllo e comunicazione; delle infrastrutture logistiche; dei sistemi di riconoscimento, intelligence, sorveglianza, ecc. I comandi e i centri di controllo preposti alle operazioni d’attacco riceveranno da JTAGS le informazioni sui punti e i tempi di lancio in modo da facilitare la pianificazione e l’esecuzione delle missioni di fuoco e di altre missioni offensive (strike aerei o da parte delle forze operative)”.
La Joint Tactical Ground Station di “pronto allarme” è sotto il controllo della 1st Space Company (JTAGS), una compagnia specializzata della 1st Space Brigade dell’US Army Space and Missile Defense Command, attiva dal 1992 presso il quartier generale di Colorado Springs (Colorado). La storia e l’evoluzione della JTAGS è strettamente legata al multimiliardario programma di “difesa anti-missile” varato dal Pentagono a metà degli anni ’80 del secolo scorso, per “contrastare la crescente minaccia di missili balistici a livello globale”. Elaborazione, progettazione e produzione dell’architettura del sistema fu affidata ai colossi industriali Aerojet e Northorp Grumman mentre il primo prototipo JTAGS fu testato in Germania nel 1993 e l’anno successivo in Corea del Sud. Nel febbraio 1997 fu installata la prima stazione JTAGS nella base “Kelley Barracks” di US Army a Stoccarda (Germania) e fu creato un apposito distaccamento denominato 15th Air Defense JTAGS Det, il primo in grado di operare con il sistema di pronto allarme anti-TBM. Attualmente la 1st Space Company (JTAGS) si compone di alcuni distaccamenti con personale misto dell’esercito e della marina militare: due presso l’installazione di comando di Colorado Springs; una per le attività di addestramento a Fort Bliss (Texas) e altri tre rischierati fuori dal territorio USA: presso la base aerea di Osan in Corea del Sud; a Nasawa (Giappone) e, in Europa, ieri a Stoccarda ed oggi a Sigonella. Logisticamente, ogni stazione JTAGS è ospitata all’interno di shelter protetti dagli attacchi NBC e può essere facilmente trasportata via terra a bordo di camion pesanti o per via aerea grazie ai velivoli cargo C-141, C-17 e C-5 dell’US Air Force.
Il Pentagono ha riservato ingenti investimenti per potenziare le funzioni e le caratteristiche tecniche della Joint Tactical Ground Station. Nell’aprile 2011, la società produttrice del sistema di difesa/attacco anti-missile, Northrop Grumman (la stessa che ha realizzato i droni spia e killer ospitati a Sigonella) ha ottenuto un contratto di 24 milioni di dollari per fornire un addizionale supporto ingegneristico al programma. L’anno successivo ancora a Northop Grumman è stato affidato un progetto di ricerca e sviluppo quadriennale per un importo complessivo di 31.397.000 dollari (poi ampliato a 37.986.896 dollari) per incrementare l’operatività della Joint Tactical Ground Station nell’ambito della Difesa Aerea e Anti-missile Integrata delle forze armate USA e consentire la sua piena integrazione con i nuovi satelliti dello Space-Based Infrared System – SBIRS (un network satellitare a raggi infrarossi che consente il costante monitoraggio di ogni punto della superficie terrestre) e altri sensori strategici disseminati da Washington in tutto il pianeta. Altri due contratti pro-JTGS sono stati firmati con Northrop Grumman nel luglio 2015 (15 milioni di dollari per modificare software e apparecchiature di supporto) e nel settembre 2017 (17,2 milioni per ulteriori trasformazioni tecnologiche che saranno completate entro la fine del 2021). Numerose le esercitazioni di “pronto allarme” che la 1st Space Company (JTAGS) di US Army ha effettuato negli ultimi anni n Europa, Asia e Medio Oriente. Le più complesse e sicuramente più pericolose dal punto di vista geostrategico si sono svolte tra il giugno e il novembre 2010 in Israele (deserto del Negev) e nelle acque del Mediterraneo orientale. Durante le esercitazioni congiunte israelo-statunitensi fu simulato un attacco missilistico nucleare iraniano combinato al lancio di missili a corto raggio dal territorio siriano e libanese, e la loro distruzione in volo mediante il lancio dei missili di produzione israeliana Arrow II, degli intercettori anti-missile THAAD, dei missili anti-aerei Patriot PAC-3 e dei nuovi sistemi di combattimento navale Aegis. All’attivazione dello “scudo anti-missile” in Israele, concorsero allora gli uomini e le apparecchiature del distaccamento Joint Tactical Ground Station di Stoccarda, assicurando la connessione della rete di monitoraggio terrestre e satellitare USA con le postazioni radar e le batterie missilistiche delle forze armate statunitensi ed israeliane.
Secondo il report progettuale (titolo: Joint Tactical Ground Station – JTAGS. Relocation at the Naval Air Station II Sigonella, Sicily, Italy), approvato il 26 novembre 2014 dal Naval Facilities Engineering Command (NAVFAC EURAFSWA) di stanza presso l’aeroporto di Napoli-Capodichino, il terminale terrestre JTAGS di Sigonella “fornirà lo spazio operativo, di manutenzione, stoccaggio e amministrativo per i sistemi di processamento delle informazioni del sistema JTAGS”. La nuova installazione si compone di un edificio con una superficie di 500 metri quadri e un’area recintata con tre antenne di telecomunicazione satellitare del diametro di 4,5 metri, un raggio di elevazione compreso tra i 5 e i 90° e una copertura completa all’orizzonte di 360°. Queste antenne ricevono le comunicazioni satellitari trasmesse in banda Ku (frequenze comprese tra i 10.9 e i 12.75 GHz) e banda C (tra i 3.7  e i 4.2 GHz).“Le fondamenta per sostenere le tre antenne saranno adeguatamente rinforzate e tutte le utilities sotterranee saranno collocate all’interno di condotte protette e connesse alle nuove antenne e all’edificio che fungerà da centro di controllo”, si legge nel progetto NAVFAC. “Saranno pure installati reti e sistemi d’illuminazione di sicurezza e videocamere, mentre il nuovo edificio ospiterà gli uffici amministrativi, le sale per i server e i sistemi di telecomunicazione elettronica. La stazione JTAGS opererà 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana; il numero degli addetti impiegati per gli scopi del programma sarà di 35 unità”. Sempre secondo le indicazioni del Comando d’Ingegneria di US Navy, l’area prescelta per il nuovo sito di guerra missilistico e nucleare è quella a ridosso dell’edificio n. 465 di Sigonella, in direzione sud-est, vicina anche al grande impianto di trattamento acque di NAS 2 e della strada d’accesso agli hangar e alla pista di volo.
La “ricollocazione” a Sigonella della facility di pronto allarme missilistico è stata inserita tra i programmi strategici delle forze armate USA nel bilancio di previsione per l’anno fiscale 2016 (budget di spesa previsto, 1.850.000 dollari), congiuntamente alla realizzazione nella base siciliana degli hangar e dei centri operativi dei nuovi droni-spia “Triton” di US Navy (40.641.000 dollari) e degli hangar e della facility di supporto per nuovi velivoli pattugliatori P-8A “Poseidon” (62.302.000 dollari). Secondo il data base con i contratti sottoscritti dall’Amministrazione USA, i lavori di realizzazione della stazione  JTGS hanno preso il via nella primavera 2016 e si sono conclusi il 6 ottobre 2017.
Sulla rilevanza strategica della nuova Joint Tactical Ground Station di Sigonella si è soffermato il 13 aprile 2016 il generale David L. Mann (a capo del Comando generale per la difesa missilistica strategica e spaziale di US Army), durante la sua audizione nel Comitato per le forze armate del Senato degli Stati Uniti d’America. “In supporto al Joint Force Commander, il nostro Comando per la difesa missilistica continua a fornire il pronto allarme sui missili balistici in diversi teatri operativi”, ha spiegato Mann. “I nostri distaccamenti JTAGS sono installati all’estero per assicurare il controllo missilistico da parte di USSTRATCOM e delle nostre forze militari operative fuori dai confini nazionali. Continuiamo ad ottimizzare queste capacità e quest’anno abbiamo ottenuto il sostegno del Governo d’Italia per ricollocare il JTAGS in Europa presso la Sigonella Naval Air Station”. Nel 2016, presidente del Consiglio era Mattero Renzi, ministra della difesa (come oggi) Roberta Pinotti, entrambi Pd.
Il Dipartimento di US Navy ha affidato i lavori di costruzione degli impianti JTAGS alla D’Auria Costruzioni S.r.l. di Lamezia Terme (Catanzaro), per un importo complessivo di 1.776.232 euro. Lo scorso luglio, la società lametina è stata attenzionata dai ROS dei Carabinieri e dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nell’ambito della cosiddetta operazione Mandamento Jonico, relativa all’infiltrazione criminale nella realizzazione di alcuni collettori fognari nel Comune di Gerace e del depuratore consortile a Siderno. Secondo quanto riportato da Lacnews24.it, l’imprenditore Mario D’auria, titolare e amministratore unico della D’Auria Costruzioni, è stato raggiunto da avviso di reato per “truffa in concorso, aggravata dalle modalità mafiose”. Immediata la replica dell’azienda calabrese che con una nota stampa ha smentito di aver ricevuto notifiche relative ad indagini pendenti a suo carico. “Possiamo, soltanto, in questa sede, limitarci ad evidenziare che in ordine a quei lavori di cui si fa cenno in quell’articolo, vi sono stati controlli giurisdizionali che hanno legittimato l’aggiudicazione della gara e riconosciuto l’esistenza dei titoli funzionali all’aggiudicazione della stessa”, riporta la D’Auria Costruzioni.
In verità il nome di Mario D’Auria compare tra i 291 indiziati di reato della monumentale ordinanza emessa dalla DDA di Reggio Calabria. Nello specifico, gi inquirenti ipotizzano che Antonio Barbaro e Rocco Perre, “membri della cosca Nigri, quale componente della locale di Platì”, avrebbero acquisito “con il concorso di Mario D’Auria della D’Auria Costruzioni S.r.l. e altri, l’appalto pubblico per la realizzazione di collettori fognari al servizio dei comuni di Canolo, Agnana Calabra, frazione di Gerace, al depuratore consortile di Sidern”, gara finanziata dalla Regione Calabria e gestita dal Comune di Canolo, per euro 1.088.447, aggiudicata in data 26.06.2009”. La DDA annota inoltre che sempre sul conto di Mario D’Auria, “con particolare riferimento ai pubblici appalti, alla Banca Dati delle FF.PP. figurano due denunce in stato di libertà per subappalto non autorizzato, la prima del Comando Stazione Carabinieri di Serrastretta (CZ), in data 16 aprile 2006 e la seconda del Comando CC di Girifalco (CZ), in data 25 maggio 2010”.
I due presunti componenti del clan di Platì, Antonio Barbaro e Rocco Perre, sono pure accusati di aver acquisito “in modo indiretto, con metodi mafiosi, in concorso con altre aziende, il controllo dell’appalto pubblico concluso tra la Provincia di Reggio Calabria (Stazione Appaltante) e l’appaltatrice A.T.I. con capofila DE.MO.TER. S.p.A. e successivamente alla subentrante Cubo S.p.A., per la costruzione e ammodernamento della ex SS.112 Bovalino-Bagnara – Lotti D ed E (1° e 2° stralcio), attraverso l’esecuzione di contratti di nolo a caldo stipulati con l’impresa appaltatrice dal 2008 al 2012, per un importo superiore ad euro 500.000”. Coincidenza vuole che proprio la DE.MO.TER., S.p.A., con sede sociale a Messina, eseguì per conto della Pizzarotti di Parma i lavori del valore di 5,2 milioni di euro per il completamento del Residence Mineo, nell’omonimo comune siciliano, dove furono ospitati per un decennio quattrocento alloggi familiari per il personale americano in forza a Sigonella, poi riconvertito nel febbraio 2011 nel più grande Centro di mala accoglienza per richiedenti asilo di tutta Europa.

Articolo pubblicato in Casablanca, n. 52, gennaio-febbraio 2018.

Quelle sorprendenti coincidenze tra i centri commerciali di Maregrosso e Rometta

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Risanamento Messina Srl, la società in mano al chiacchierato imprenditore Antonino Giordano che ha provvidenzialmente ricevuto l’Ok dal Comune di Messina per completare i lavori di un grande centro commerciale a Maregrosso(13.180 mq di superficie con35 negozi) , risulta detenere ancora oggi il 25% del capitale (valore 24,000 euro) della MYD Building Srl (oggetto sociale, “servizi connessi al trasporto marittimo”), con sede a Giammoro, Pace del Mela, società in liquidazione.
La MYD Building è una delle tante società create da un altro discusso imprenditore peloritano, Lino Siclari, il patron dell’impero - fallito - della cantieristica Aicon. Siclari, tra l’altro, è finito sotto inchiesta per una vicenda relativa alla realizzazione di un megacomplesso turistico immobiliare in contrada Musolino, sui monti Peloritani, dopo aver acquistato un vasto appezzamento di terreno dalla famiglia Rodriquez. Per l’affaire, Siclari costituì nell’ottobre 2015 la società Borgo Musolino Srl, capitale sociale 50.000 euro; nel marzo 2016, lo stesso Siclari cedette alla GIOMA Spa di Milano, una quota pari al 5% della Borgo Musolino. Coincidenza vuole che GIOMA è la società cassaforte dell’impero economico in mano ad Antonino Giordano e al fratello Giacomo; essa controlla ancora oggi il 100% di Risanamento Messina, cioè la società del centro commerciale di Maregrosso.
Ma le coincidenze non si fermano qui. Scrivevamo nei giorni scorsi come Antonino Giordano stia seguendo direttamente l’iter progettuale di un’altra mega infrastruttura commerciale e turistica in via di realizzazione a Rometta. A promuovere il progetto, la Sviluppo Commerciale Rometta Srl di Messina, amministratore unico Giuseppe Denaro, e controllata al 90% dalla Euromobiliare Fiduciaria Spa (impresa appartenente a CREDEM - Credito Emiliano Holding) e per il restante 10% dall’imprenditore Leopoldo Rodriquez.
Sia il centro commerciale Maregrosso che il Parco commerciale di Rometta vedono come soggetto realizzatore la SVICOM Sviluppo Commerciale Srl di Milano, società che ha messo la firma su altri tre centri commerciali siciliani: il Conca d’oro di Palermo, il Belicittà di Castelvetrano e il Fiera del Sud di Siracusa.
Si dà il caso che la Sviluppo Commerciale Rometta Srl ha “ereditato” il progetto romettese dal Consorzio di Urbanizzazione Due Torri, presidente del consiglio direttivo ancora una volta Giuseppe Denaro, vicepresidente il noto costruttore originario di Fondachelli Fantina e residente a Rometta, Giuseppe Puglisi. Denaro e Puglisi risultano soci della società di “compravendita di beni immobili” P & F Srl di Messina, capitale sociale 16.250 euro, in mano per il 55,5% alla GDH Srl (la società che controlla il marchio “pasticceria Irrera”), il 33,5% alla GPA Srl (controllata dal gruppo Puglisi) e per il restante 11% dalla Società Gestioni Immobiliari (So.Gest.Imm) Srl, amministratore unico Antonino Denaro, fratello di Giuseppe.
Giuseppe Puglisi risulta essere stato a sua volta consigliere della Irrera 1910 Srl (bar ed esercizi simili) dal giugno 2004 all’agosto 2010 e presidente del consiglio d’amministrazione (dal settembre 2005 all’ottobre 2010) della MYD Building Srl di Giammoro, quella della partnership Siclari-Giordano.
Dal febbraio 2017 alla guida come amministratrice di Irrera 1910 è subentrata Daria Denaro, nipote di Giuseppe e Antonino Denaro, nonché amministratrice unica e rappresentante dell’impresa “sorella” Antica Pasticceria Irrera Srl, sede in via XXVII luglio 40 e capitale sociale di 40.000 euro, controllato al 98% dalla stessa Daria e per il restante 2% da Antonina Salvatrice Santisi, moglie di Giuseppe Denaro e odierna assessora alle Politiche sociali del Comune di Messina.
Il sogno nel cassetto dei titolari-soci di MYD Building era quello di realizzare una grande struttura portuale a servizio della nautica da diporto nel comune di San Pier Niceto, progetto per cui erano previsti investimenti per oltre 30 milioni di euro ma tramontato dopo il crack economico di Lino Siclari. Per la cronaca, la società affidò la “progettazione preliminare per richiesta di concessione demaniale” del porticciolo allo studio di cui era contitolare l’ingegnere Sergio De Cola, oggi assessore all’urbanistica del comune di Messina. Lo studio De Cola consegnò le tavole progettuali dell’infrastruttura di San Pier Niceto nel 2007, anno in cui alla presidenza del Cda di MYD Building sedeva ancora il costruttore Giuseppe Puglisi.

Articolo pubblicato in Stampa libera il 24 febbraio 2018, http://www.stampalibera.it/2018/02/24/linchiesta-di-antonio-mazzeo-prima-parte-quelle-sorprendenti-coincidenze-tra-i-centri-commerciali-di-maregrosso-e-rometta/

Messina. Si amplia la discussa discarica di rifiuti di Salice (già) in mano al gruppo Demoter-Borrella

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Il responsabile dello sportello unico della attività produttive del Comune di Messina ha rilasciato in data 14 marzo 2018 l’autorizzazione alla Società Fallimento Demoter Spa (già di proprietà dell’imprenditore al centro dell’inchiesta antimafia Beta, Carlo Borrella) che consente di modificare le precedenti autorizzazioni ambientali per l’esercizio di recupero dei rifiuti derivanti dalle “attività di frantumazione e selezione inerti” nello stabilimento di località Malopasso, Villaggio Salice, “con l’inserimento dell’attività di recupero ambientale R10 ed annessa R13 e con l’aumento dei quantitativi dell’attività R5 ed R13 già autorizzate”.
Si tratta dunque di un provvedimento che amplia le funzioni della discarica di Salice e le quantità dei rifiuti che vi saranno depositati e/o “recuperati”. Le sigle citate nel provvedimento dirigenziale, infatti sono quelle regolamentate dal Decreto legislativo 152 del 2006 e corrispondono, rispettivamente a: R10 “spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura”; R13 “messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti)” – nei fatti “utilizzazione, recupero e riciclo” di una lunga serie di rifiuti, come solventi, sostanze inorganiche, metalli e composti metallici, ecc.); R5 “riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche”.
Impossibile comprendere come mai si ritenga necessario espandere una discarica che oltre ad appartenere ad una società (fallita) di un gruppo imprenditoriale oggi al centro di un’inquietante inchiesta giudiziaria, in passato ha generato dubbi e perplessità sulla sua sostenibilità ambientale e che anzi, meriterebbe la chiusura previo interventi di bonifica, risanamento e messa in sicurezza.
In proposito vogliamo ricordare quanto fu rilevato in passato sulla discarica di “inerti” del gruppo Demoter. Riportiamo a tal proposito alcuni passaggi di una inchiesta che pubblicammo nel lontano 2003 (“La galleria degli orrori”).
E’ il 28 maggio del 1999. Dopo tredici anni di scavi e lavori viene finalmente inaugurata la Galleria dei Peloritani, il tunnel ferroviario lungo 13.500 metri che mette in collegamento il centro abitato di Messina con il comune di Villafranca Tirrena. Lo ha realizzato il Consorzio Ferrofir di Roma a cui aderiscono tre tra le maggiori imprese italiane di costruzioni: l’Astaldi, la Di Penta e l’Impregilo. Un’opera segnata da lunghi ritardi a causa di problemi di ordine geologico non previsti in sede progettuale e da interminabili conflitti sindacali per l’incertezza della copertura finanziaria dei lavori per il raddoppio ferroviario nella tratta Messina-San Filippo del Mela, la stessa dove si è consumata nel luglio 2002, la tragedia dell’Espresso ‘Freccia della Laguna’, deragliato per la cattiva manutenzione dei binari.
La Galleria dei Peloritani è oggi presa ad emblema tra le grandi opere che hanno causato i maggiori dissesti del territorio e dell’ambiente della provincia di Messina. Un’infrastruttura su cui non sono mancati gli appetiti della criminalità mafiosa regionale: i lavori di sventramento di intere colline si sono trasformati in una grande business per l’Ecomafia. "Dove sono finiti i milioni di metri cubi di terra argillosa estratta lungo i chilometri di quella galleria che congiunge Messina con la città di Villafranca?" Ha domandato al Presidente della Commissione parlamentare antimafia l’on. Nichi Vendola del Partito della Rifondazione Comunista, nei giorni successivi al deragliamento del treno espresso presso la stazione di Rometta. "Sono finiti forse in mare? E chi ha lucrato le somme che lo Stato, pagando circa otto mila lire al metro cubo, ha erogato per smaltire ciò che non è stato smaltito? E ancora: da dove si è estratta la terra per costruire il rilevato ferroviario nel tratto Rometta-Bercellona? Forse dal greto di ciascuno dei tre torrenti che insistono su quel territorio? E che dissesto idrogeologico si è determinato? E come mai una intera galleria, appena completata al prezzo di svariati miliardi, crolla, un anno fa, nella indifferenza generale? Quella galleria, era già un monito ed un emblema dei rischi legati al contenuto criminale ed anti-ambientale di un progetto che in trent’anni ha dissipato risorse e vite senza edificare il secondo binario".
Nel suo intervento, Vendola ha chiesto di conoscere quali siano state le ditte che hanno operato nell’area nella movimentazione terra e che hanno eseguito gli sbancamenti, l’apertura di nuove cave, la perforazione dei rilievi montuosi. Infine il parlamentare solleva un interrogativo inquietante: "Si può sapere se quelle cave siano state a loro volta riempite con materiali da discarica, con rifiuti tossici e nocivi?". Domande a cui assai difficilmente questo governo vorrà e potrà dar risposta. Tuttavia, va detto, che negli anni caldi della guerra di mafia, una piccola testata di Messina, L’isola, protagonista di numerose inchieste sul traffico di armi e sui poteri occulti nell’area dello Stretto, aveva denunciato gli interessi che ruotavano attorno all’affare movimentazione terra e discarica degli inerti dei lavori per la realizzazione della tratta ferroviaria Messina-Villafranca-Barcellona. Un articolo a firma del giornalista Giuseppe Ramires dell’ottobre 1993, rilevava l’insorgenza di decine di discariche abusive in tutta la provincia. "Di circa cento cosiddetti ‘padroncini’, una cinquantina pare riesca ad utilizzare la discarica di Portella Arena (quella per i rifiuti solidi urbani) usufruendo di permessi provvisori, pur non possedendo i necessari requisiti. Qualche altro autotrasportatore pare che goda di particolari attenzioni da parte della Forestale (vedi il caso "Salice" dove si scarica utilizzando una domandina di "bonifica", e sarebbero quindi le imprese che utilizzano questo sistema). Una cinquantina di autotrasportatori, fuori dal ‘giro’, si arrangia come può, scaricando i materiali nei torrenti o sulle spiagge".
L’inchiesta di Ramires evidenzia poi una strana ‘anomalia’ che si sarebbe realizzata a cavallo tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 in tema di discariche. In assenza di siti rispondenti alle norme di legge, il municipio di Messina deliberò nel marzo 1989 l’autorizzazione all’apertura di una di esse in un’area di Portella Arena, affidandone la realizzazione all’Ales (Annunziata Lavori Edili Stradali) di Salvatore Calandra, presidente dell’Associazione autotrasportatori movimento terra di Messina. Nonostante il parere favorevole dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura e alle Foreste, l’allora amministrazione sospese però la pratica. Passano così inutilmente quattro anni nella più totale deregulation. Inutili si rivelano i numerosi esposti di Calandra alla Prefettura di Messina in cui si denuncia l’esistenza di "molte discariche padronali autorizzate soltanto dall’Assessorato Agricoltura e Foreste che fanno scaricare i materiali provenienti dagli scavi a pochi eletti – vedi il doppio binario FF.SS. a Salice –. Nonostante il continuo prodigarmi affinché alcuni luoghi caratteristici e panoramici non siano deturpati da scarichi abusivi, molti della categoria che io rappresento scaricano in luoghi incuranti di tutto e di tutti".
Inutile dire che lo scarico di inerti continuò senza controlli per tutti gli anni ’90. Solo nel marzo 2001 fu ordinata dalla Forestale la chiusura della discarica di contrada Malopassu a Salice, quella indicata come una delle maggiori ricettrici dei materiali di risulta degli scavi per la ferrovia. "Siamo in presenza di un preoccupante fenomeno di dissesto idrogeologico – dichiara il geologo della Forestale, dott. Marchetti. "L’area va immediatamente sottoposta ad un programma di riqualificazione ambientale". L’ordinanza segue di qualche giorno un'interrogazione al Sindaco dei consiglieri del Partito popolare che chiedono come mai per i lavori appaltati dal Comune non venga utilizzata la discarica regolarmente autorizzata di Vallone Guidara, invece di continuare a deporre materiali a Salice "creando difficoltà per la popolazione residente e mantenendo in vita una discarica che pare sia illegittima". La discarica di Salice, nello specifico, viene gestita dall’impresa messinese Demoter S.r.l. (Demolizioni Movimenti Terra), che ha avuto in affidamento i lavori di scavo e movimentazione inerti della galleria ferroviaria dei Peloritani e che al momento dell’ordinanza di chiusura, inviava a Salice i camion con i materiali derivanti dagli sbancamenti effettuati come subappaltatrice della società Astaldi nel cantiere del nuovo stadio di calcio a San Filippo”….

Articolo pubblicato in Stampa Libera il 23 marzo 2018, http://www.stampalibera.it/2018/03/23/messina-si-amplia-la-discussa-discarica-di-rifiuti-di-salice-gia-in-mano-al-gruppo-demoter-borella/

Miracoli e misteri della discarica di Salice di Demoter-Borrella

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Sino a pochi anni fa sembrava dover essere destinata alla definitiva chiusura la discarica di “inerti” di contrada Malopasso, Salice, e invece un provvedimento ad hoc del responsabile dello sportello unico delle attività produttive del Comune di Messina ne consacra il rilancio e perfino l’ampliamento della quantità dei rifiuti da ospitare. Eppure dovrebbero essere note le gravi criticità riscontrate in passato sulla discarica nella titolarità della Demoter Spa dell’imprenditore d’assalto Carlo Borrella (società dichiarata fallita e affidata per la sua liquidazione ai professionisti messinesi Michele Laurà e Angelo Vitarelli). Non fosse altro che la sua storia recente s’intreccia con il devastante progetto di realizzazione del nuovo porto e dell’annessa piattaforma logistica di Tremestieri. Criticità e inidoneità di cui erano certo a conoscenza ministri, progettisti e autorità locali.
Nel maggio 2010, l’allora società incaricata della progettazione dell’infrastruttura, la SIGENCO di Catania, prevedeva di smaltire 5.000 metri cubi di “materiale inquinato e non compatibile con il ripascimento”, proveniente dal dragaggio previsto a Tremestieri, nella “discarica di materiali non pericolosi di località Malopasso, Salice, proprietà della Demoter Spa”. Sito e smaltimento sparivano tuttavia dal progetto definitivo rielaborato e presentato nel marzo 2013 dalla Coedmar di Venezia e dal Consorzio Cooperative Costruzioni CCC di Bologna, le due nuove società incaricate dal Comune di Messina.
La scomparsa dal progetto della discarica di Salice veniva rilevato da Associazione Man, Italia Nostra e WWF. Nella lettera-esposto del 28 luglio 2017 inviata al Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture e al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, le tre associazioni annotavano come “nel progetto SIGENCO veniva citato, per smaltire materiale di dragaggio inquinato - stimato in 5000 mc – un sito che dopo il 2011, è stato posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria (Malopasso, presso Salice)”. “Dopo le nostre osservazioni – aggiungevano MAN, Italia Nostra e WWF - sia nei documenti del proponente presentati nel luglio del 2014 che nel parere del Ministero dell’Ambiente del 2014, non si fa più cenno a materiale di dragaggio che – per impossibile riutilizzo – dovrebbe essere smaltito altrove. Materiale, che pure risultava stimato nel progetto del 2010 e che, alla luce di quanto scoperto accadere a monte del Vallone Guidara, si ritiene possa essere in quantità ben maggiori dei 5000 mc”.
Le associazioni ambientaliste, nello specifico, nelle loro osservazioni al procedimento di valutazione d’incidenza del progetto di Tremestieri, avevano riportato come il sito indicato originariamente – quello di Salice della Demoter – “risulta sotto sequestro da parte della Guardia di Finanza”. “L’indicazione di tale sito è contenuta anche nel decreto di compatibilità ambientale del luglio del 2011”, proseguono MAN, Italia Nostra e WWF. “Corre l’obbligo di segnalare che tale sito (e relativa discarica) è stato da noi inserito nel dossier inviato al Ministero dell’Ambiente nel 2006, sulle vicende relative all’inosservanza della tutela della ZPS (Zona di Protezione Speciale), e che il medesimo sito ricadeva (e ricade) in piena ZPS. Quindi nel 2014, un aspetto non certo secondario o irrilevante, diventa oggettivamente non fattibile, associato peraltro a situazioni simili venute alla luce in diverse parti del territorio provinciale e regionale”.
Che il sito della Demoter di Carlo Borrella non potesse ospitare altri rifiuti era cosa nota perfino ai vertici dell’Istituto Autonomo Case Popolari di Messina. Con delibera dell’allora Commissario straordinario ing. Venerando Lo Conti del 7 aprile 2014, relativa a una variante di piano particolareggiato per l’insediamento di un “parco con anfiteatro” in località Camaro S. Antonio, si annotava infatti che “si è dovuto provvedere al trasporto dei rifiuti inerti in altro sito, non essendo più attiva la discarica della ditta Demoter in Salice”.
Attendiamo di capire come e perché, prima la Città metropolitana di Messina e poi il Comune, abbiano ritenuto opportuno e necessario autorizzare il ripristino e l’ampliamento delle attività della “discussa” discarica. Un’area dove probabilmente è stato smaltito di tutto e di più e per giunta da una società nella titolarità di uno dei personaggi-chiave della maxi-inchiesta antimafia “Beta”.

Articolo pubblicato in StampaLibera.it il 23 marzo 2018, http://www.stampalibera.it/2018/03/23/linchiesta-miracoli-e-misteri-della-discarica-di-salice-di-demoter-borrella/
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